Yelawolf – Il cantore delle miserie umane

«Ain’t much I can do but I do what I can/But I’m not a fool, there’s no need to pretend/Just because you got yourself in some shit/It doesn’t mean I have to come deal with it…» (Non c’è molto che possa fare, ma faccio quel che posso/Però non sono uno stupido, non c’è bisogno di far finta/Solo perché tu ti invischi nella merda/Non significa che debba averci a che fare anche io…).
Canta “Yela” nella maestosa hit, ancora attuale, Till It’s Gone
Se c’è un rapper-rocker bianco americano davvero interessante, capace di cantare le varie miserie degli USA contemporanei – a eccezione di “King” Eminem – quello è Yelawolf, ovvero Michael Wayne Atha, from Alabama. Non a caso è stato scoperto, qualche tempo fa, proprio dallo stesso “Em”, che gli ha fatto da mentore e gli ha prodotto il secondo album Radioactive (2011), il clamoroso Love Story (2015), l’altrettanto clamoroso Trial By Fire (2017) e, infine, per contratto, il dimenticabile Trunk Muzik 3 (2019). Per qualche mese nel 2016 ha dichiarato che avrebbe abbandonato il nome di battaglia di Yelawolf – dedicato al padre di origini Cherokee – e si sarebbe rinominato artisticamente con l’acronimo MWA, dal nome di battesimo Michael Wayne Atha (la madre omaggiò così i suoi attori preferiti, Michael Landon e John Wayne). Però nessun album è mai uscito con quell’acronimo…Della madre, che lo ebbe a soli quindici anni, ha dichiarato a ESPN nel 2015: «Era come una rockstar, ha vissuto sesso droga e rock ‘n’ roll, per me è stata quasi sempre una sorella maggiore… Quando avevo undici anni ero già l’“uomo” che la consolava quando fidanzati o mariti la trattavano male o la lasciavano…». All’epoca – ha dichiarato in un’altra intervista al Guardian – benché undicenne, il ragazzino si faceva già, sniffando colla…

 

 

Crescendo ha detto apertamente di preferire l’alcol alle droghe e di non essere comunque «un modello da seguire»… Dopo i 4 album griffati Shady Records, le vie del rapper dell’Alabama e quelle della superstar di Detroit si sono separate. Si dice che le prime grosse frizioni tra loro siano nate per le dipendenze di Yelawolf, poi per una collaborazione con Kid Rock (questa la versione di Yela che si dichiara però «ancora un fan di Eminem»). Un elemento di incrinazione definitiva del rapporto è arrivato quando Paul Rosenberg, manager della Shady Records, ha postato su Instagram una foto all’album Trial By Fire per annunciare il quasi contemporaneo Revival di Eminem, schiacciando così la notizia dell’arrivo dell’album di Yela a uscita “secondaria”…
Probabile che la verità non la sapremo mai.
Dopo aver sfiorato il divismo fuori misura (nel 2014/2015 tantissimi film, videogiochi e serie tv di successo hanno usato suoi pezzi), si è ritrovato presto nella polvere. I problemi d’alcolismo (cantati anche nel pezzo Empty Bottles) sono sfuggiti al controllo (collassò anche sul palco, cancellando un tour nel 2016). Però ha saputo sempre rialzarsi, ha fondato la propria etichetta Slumerican, vinto qualche problema di eccessi («il mio alcolismo posso gestirlo solo io»). Ha sostenuto cause assurde: benché antirazzista (di origini Cherokee e sposato con la cantautrice nera Fefe Dobson), tempo fa ha difeso il vessillo degli Stati Confederati come simbolo dei poveracci d’America…La sua musica resta un mix notevole di hip-hop serrato, rap-rock spesso melodico, musica country, pop mai banale, guizzi hardcore…Yela inoltre “canta” davvero – non è soltanto un MC dal flow fulmicotonico – ed è accompagnato da veri musicisti come il chitarrista e polistrumentista Caleb “Bones” Owens sempre al suo fianco. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo live, per esempio al Magnolia di Milano nell’estate 2015, non può avere dimenticato il suo talento, il carisma e l’eccentricità dark di testi e musica (interagiva con il pubblico come una rockstar più che un rapper).
Dall’inizio del 2021 a oggi ha pubblicato 5 opere – tra album e mixtape – decisamente troppi per qualsiasi artista, per quanto di talento.

 

 

L’ultimo album, però, Mud Mouth, appena uscito, è davvero potente e sentito, con pezzi sorprendenti per testi e urgenza musicale come HillBilly Einstein, Losers Win Again, Dog House e la title track, Mud Mouth, possente e fangoso hip-hop country. La punta di diamante è soprattutto la magnifica ballata dedicata all’amico e collega Shawty Fatt, morto in un incidente stradale nel 2016. Canta Yela: «I’m throwin’ rocks at your window/Know you’re up there in a big house lookin’ down/Got the Chevy on the highway/Sun shinin’ and the summer rain’s comin’ down, comin’ down/Lookin’ back on good times…» (Sto lanciando sassi alla tua finestra/So che sei lassù in una grande casa e guardi giù/Ho spinto la Chevy sull’autostrada/Il sole splende e la pioggia d’estate scende, scende/Ripercorrendo i tempi belli…).