Ho incontrato Yulia Latynina svariate volte negli ultimi anni. L’ho conosciuta perché lavorava per la Novaja Gazeta, lo stesso periodico di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa nell’ascensore di casa con le borse della spesa in mano, divenuta l’emblema di chi ha scelto di dire tutta la verità. Un giornale che ha pagato caro il suo tributo per essersi occupato di temi mortali come la Cecenia e la corruzione: cinque caduti, cinque omicidi dal 2002 e poi ancora aggressioni, minacce, pressioni. L’ho rivista a Milano quando venne a presentare Il richiamo dell’onore (Tropea Editore), un potente noir ambientato in una repubblica caucasica di fantasia che confina con la Cecenia, dove il funzionario russo Pankov tenta di governare un mattatoio nel quale gli omicidi sono quotidiani, i cadaveri dei soldati russi vengono dati in pasto ai cani, i rapiti mutilati, le donne maltrattate. Tutti episodi reali che sono finiti in un romanzo perché Yulia Latynina segue una sola e semplice regola:”Quello che vedo, scrivo”.
Io e Anna
Anna Politkovskaja prima che una giornalista è stata un grandissimo difensore dei diritti umani. Così come ad esempio Anastasia Estemirova, anche lei cronista della Novaja, assassinata nel 2009 e meno nota all’estero. Le loro morti hanno segnato un limite: l’impatto per questi omicidi irrazionali ed efferati è stato enorme. Detto questo, ognuno rappresenta soltanto se stesso. La mia esperienza di giornalista è quella della vita quotidiana, un’inchiesta dopo l’altra.
La Russia oggi
La Russia è un paese totalmente governato dalla corruzione. Soprattutto ai vertici della società. È la corruzione che ha portato al potere un piccolo uomo come Vladimir Putin ed è la corruzione che mantiene il suo sistema di potere e la sua cerchia di alleati. Lui è come il lupo alfa, il capo del branco oggi al potere. Putin è espressione di un gruppo di potere emerso nella Russia di Eltsin. La sua capacità è stata quella di imporsi sugli stessi che lo avevano sostenuto. Spesso mi domandano come si convive col pensiero quotidiano di essere in pericolo scrivendo di alcuni temi, come ad esempio il Caucaso, che in Russia sono argomenti letali, letteralmente. La mia condizione però è quella di ogni cittadino russo di oggi che esce di casa la mattina senza la certezza di farvi ritorno. In ogni caso nella fase che stiamo vivendo il regime di Putin non può permettersi una nuova Politkovskaja. La Russia di Putin è radicalmente diversa dall’Unione Sovietica di Stalin. Il regime di corruzione, cui accennavo prima, è totalmente mantenuto dalle commesse straniere, dalla vendita ad altri Paesi di risorse naturali come gas, petrolio o minerali. Anche per questo la Russia di Putin è molto attenta all’immagine che dà di sé all’estero e un omicidio come quello di Politkovskaja in questo momento avrebbe una ricaduta devastante in termini di finanziamenti e commesse.
Il Caucaso
Le repubbliche russe del Caucaso presentano una situazione abbastanza particolare, che non va estesa in questo senso a tutta la Russia. Deriva da tradizioni precedenti al dominio di Mosca. Un esempio immediato: se a Mosca un automobilista investe tua figlia ti affidi alle autorità anche se sai che il colpevole probabilmente riuscirà a farla franca. Se la stessa cosa avviene in Caucaso tu esci di casa con un fucile e vai ad ammazzarlo. Nel mio lavoro lo stupore è una costante quotidiana: se hai raccontato come giornalista l’occupazione di un palazzo governativo in Caucaso da parte di due fratelli banditi o la vicenda del giovane indipendentista che, guidando con le armi in bella vista, fermato a un posto di blocco dice al poliziotto di prendersi 100 dollari nel baule, dove sono adagiate valigie di soldi e poi se ne va, sai che tutto può accadere.
L’Ucraina
Per The Moscow Times ho seguito la questione Ucraina. Lo smembramento del paese è stato completato. Il presidente Putin ha creato la sua “Nuova Russia” quasi senza sparare un colpo. Ha vinto un nuovo tipo di guerra, creato su misura per le nuove condizioni internazionali. Questo nuovo tipo di guerra ha diverse caratteristiche chiave. La più importante è ottenere il controllo totale delle immagini. Per uscire vincitore non c’è bisogno di sparare al nemico. Tutto quello che bisogna fare è uccidere i propri soldati o provocare gli altri a farlo e poi ritrarre il tutto come un atto di aggressione. Così l’aggressore attribuisce le proprie azioni alla vittima e da attaccante si tasforma in “combattente per la libertà”. L’obiettivo di questa nuova guerra non è la sconfitta del nemico ma il riuscire a convincere pienamente la popolazione che si vuole “liberare”. Chi non crede alla “liberazione” dagli aggressori “fascisti” viene fatto semplicemente sparire, e questo è avvenuto sistematicamente nell’Ucraina sud e orientale ad attivisti, giornalisti e politici scomodi.
Il noir
Io vengo dalla narrativa. Ho cominciato scrivendo romanzi apparentemente slegati dalla realtà, che affondavano le radici nella fantascienza. Finché sul finire degli anni Novanta mi sono guardata intorno e ho capito di vivere in un Paese e in un’epoca incredibile, particolarissima, che bisognava raccontare. La Russia oggi costituisce l’ambientazione ideale per il grande noir universale contemporaneo.