Antigone di Sophie Deraspe: un’eroina tra migranti e poliziotti violenti

 

 

 

«È riposante la tragedia perché si sa che non c’è più speranza»

Jean Anouilh, Antigone

 

Come Anouilh Sophie Deraspe rielabora la tragedia sofoclea, trasponendo la vicenda ai giorni nostri. Se l’autore francese riscrive il classico greco optando per un atto unico in prosa e mettendo al centro il doloroso momento storico che sta vivendo – la pièce è stata scritta nel 1942 a Parigi, quando la capitale francese, sotto il governo di Vichy, subiva l’assedio nazista – dando risalto all’opposizione tra individuo e potere pubblico, allo stesso modo la regista quebecchese parla del nostro presente, di rifugiati e di polizia violenta con le manifestazioni di piazza che ne conseguono. In Antigone della Deraspe i figli di Edipo e Giocasta sono dei profughi della Cabilia, regione berbera dell’Algeria, che vivono fin dalla più tenera età con la nonna in Canada, dopo che i genitori sono stati brutalmente uccisi nel loro paese d’origine. Se l’anziana donna mai si è adattata al nuovo ambiente (non parla né inglese né francese, ha mantenuto le sue tradizioni), i nipoti sono perfettamente integrati: Eteocle è un asso del calcio, Polinice è affiliato alla gang di Habibi e vive di furti e spaccio, Ismene lavora come parrucchiera e Antigone, all’ultimo anno di liceo, è la più brava della classe, premiata con una cospicua borsa di studio. 

 

 

Per parlare di poliziotti dal grilletto facile la regista è partita da un fatto di cronaca che ha avuto larga eco mediatica a Montréal ovvero la storia dei fratelli Fredy e Dany Villanueva, il primo ucciso in un parcheggio da due colpi sparati da un poliziotto che aveva fermato il secondo. Analogamente, durante un controllo, la polizia blocca a terra Polinice e “inavvertitamente” parte un colpo che uccide Eteocle. Antigone, legatissima al fratello maggiore, a questo punto sente di dover agire: «È finita per Eteocle, ora dobbiamo salvare Polinice». Come nell’Antigone di Brecht (apertamente citato con la frase «Manifestami se il cuore ti si ferma, o più profondo batte nella sventura» che si intravede sulla lavagna in carcere), i due fratelli non sono quindi morti combattendo tra di loro. Dal momento che Polinice rischia l’estradizione a causa dei suoi precedenti, la ragazza non esita a prendere il suo posto durante una visita in carcere con la nonna. Verrà presto scoperta ma grazie a Emone, compagno di scuola e suo innamorato ricambiato, nasce un movimento social – che fa le veci del coro greco – a sostegno della ragazza (Free Antigone), basandosi sulle parole da lei pronunciate durante il processo («Ho infranto la legge, ma lo rifarei domani perché il cuore mi dice di aiutare mio fratello»). Il colore della protesta è il rosso del troppo sangue versato (perfino le detenute del centro correzionale si tingono i capelli di rosso in segno di solidarietà con la compagna) e anche Antigone, fino a quel momento connotata dal colore blu, assurge appieno al suo ruolo di eroina tragica. La ragazza non può fare altro che difendere quel che resta della sua famiglia: «Sono solidale con la mia famiglia. Non difendo i crimini [commessi dai fratelli], ma la mia famiglia».

 

 

Creonte non è più necessario: qui il padre di Emone è Christian, un politico che ha lasciato l’avvocatura e che cerca di aiutare la ragazza. Contro la sua autorità e quel che rappresenta si scaglia principalmente il figlio che lo rimprovera: «Il tuo status sociale viene prima del tuo dovere di padre». Tiresia compare, invece, in un incubo nei panni della psichiatra Teresa. Lo scontro è contro la legge rappresentata dal giudice Costantinescu e dai ricatti a cui si deve sottostare per ottenere la cittadinanza  («Devo fare una scelta impossibile, la cittadinanza o mio fratello», lamenta Antigone). Sophie Deraspe già nota per i bellissimi Les signes vitaux e Les loups (visti al Torino Film festival rispettivamente nel 2009 e nel 2015), al suo settimo lungometraggio dirige un’opera potente che si scaglia con forza contro le storture del sistema. Ha scelto un cast composto prevalentemente da attori non professionisti su cui spicca Nahéma Ricci nel ruolo di Antigone, una vera forza della natura.