Aspettando che inizi: Le Jour d’après di Hong Sangsoo

Vorrebbe essere un film di inizi, Le jour d’après (Concorso), ma il destino della sua protagonista Areum è quello di essere interrotta, sospesa su un accadere che non si realizza. Non è del resto una condizione inedita nel cinema di Hong Sangsoo, ma ciò che segna questo suo nuovo film è proprio il rapporto inverso che il regista istaura tra l’attesa e la delusione. Dovrebbe essere per Areum il primo giorno di lavoro nello studio di Bongwan, un piccolo editore appena uscito da una relazione con la sua precedente segretaria, ma quella che si prospetta come un’occasione di lavoro interessante, si traduce in un doppio passo falso, perché l’intesa che subito si instaura con l’uomo, e che potrebbe configurarsi come una storia d’amore, si infrange sull’inatteso riapparire dell’amante di Bongwan, intenzionata a riprendere il suo posto nello studio e nella vita dell’uomo. L’intreccio di attese, interrogativi, illusioni perdute, sentimenti indistinti che nel cinema di Hong Sangsoo esprimono quella peculiare torsione dell’esistere in cui si dibattono i suoi personaggi, assume in Le Jour d’après il valore di uno sfondo, su cui i personaggi si muovono come fossero ipotesi già realizzate.

Ciò che colpisce in questo film del regista sudcoreano è il transitare delle figure come fossero funzioni già realizzate di una storia che vorrebbe essere concepita, ma si scopre già scritta. La condizione supina rispetto all’accadere che da sempre sorregge il cinema di Hong Sangsoo, quella sorta di passività che le tiene aggrappate a sentimenti spesso confusi e mutevoli, qui si traduce nella scelta di una serenità alla quale non si può sfuggire, quasi una condanna ad assistere al realizzarsi del proprio destino. Il bianco e nero caldo e pastoso della fotografia incide la malinconia e offre i contorni a una relazione senza vie d’accesso reali. Il breve incontro tra Areum e Bongwan (destinato a riprodursi anni dopo nell’epilogo) è l’occasione per mettere alla prova lo spazio neutro che si apre nelle narrazioni tra una fine e un principio, invertendo quel processo automatico di conseguenzialità che va dall’incipit all’excipit. Con Le Jour d’après Hong Sangsoo sembra voler stare nello stand by dei sentimenti, nel dormiveglia che separa il giorno dalla notte.