Cinquanta sfumature di grigio, l’irrilevanza di corpi senza identità

Lei è una giovane veimagergine (!), lui un miliardario tormentato con un mondo perverso dentro che la attrae inesorabilmente. E la loro relazione è regolata da un contratto, con se stessi e col mondo. Aspetta un attimo: ma è Twilight? No, è l’adattamento del bestseller/bufala per (post)adolescenti pruriginose, e poiché ha il medesimo target funziona allo stesso modo. Perché come la saga dei vampirotti bandiva dallo schermo ogni goccia di sangue azzerandone il portato horror di base, anche l’adattamento da E.L. James finisce col privarsi di qualsiasi (già blando) connotato “erotico” (unico aggettivo “hard” concesso, trattandosi di prodotto hollywoodiano: ché la pornografia è roba per europei, come ha dimostrato Lars von Trier con Nymph()maniac) per porsi come poco più che una sorta di remake post-litteram per nativi digitali di 9 settimane e ½. E se già trent’anni fa l’immaginario erotico analogico e unofficial di massa era 1000 anni avanti alle fantasie per casalinghe già disperate, figurarsi oggi che qualsiasi variazione del desiderio è ampiamente documentata e accessibile a chiunque smanetti per venti secondi su uno smartphone.  Con la differenza che Rourke e la Basinger, per quanto il loro livello di trasgressione (qui omaggiato -si spera- dalla ricomparsa del malandrino cubetto di ghiaccio titillatore di capezzolo) fosse già equiparabile a quello di una scorreggia in una chiesa sconsacrata (anche se il film di Lyne resta comunque importante e suo malgrado emblematico di quel decennio), erano ancora corpi e identità; mentre i due protagonisti di questa robaccia sono già irrilevanti fantasm1D274906429135-x_tdy_fifty_shades_trailer_140724.blocks_desktop_largei (digitali?), completamente secondari a un progetto il cui senso è già esaurito nell’istante stesso della sua enunciazione e indipendentemente dal consenso (e dagli incassi). E la cui sequenza più cruda ed emblematica per il suo perverso senso di letteralità rischia di essere quella in cui lui, infoiato, sbatte lei sul divano mentre in sottofondo si ode un’agghiacciante cover da Buddha-Bar di I’m On Fire di Springsteen.  Benvenuti nel deserto del reale.