Ennio di Giuseppe Tornatore – Ovvero l’arte, la vita, la fantasia di Morricone

«Quando vidi Il buono, il brutto e il cattivo ebbi come un’illuminazione… Per la prima volta in vita mia, appena uscito dal cinema, corsi a comprare la colonna sonora del film che avevo appena visto! Il verso del coyote, il fischio, lo schioccare della frusta…». A parlare del potere evocativo, della potenza e dell’essere “avanguardia” di Morricone, è Bruce Springsteen, che ricorda ancora l’esperienza sonora de Il buono, il brutto e il cattivo e ammette di essere stato blinded by the light dalla musica, oltre che dalle immagini, del capolavoro di Sergio Leone. Il “Boss” ha aperto tantissimi concerti sulle note del tema finale di C’era una volta il West e ha dedicato proprio al Maestro il primo pezzo del concerto di Roma 2005, una versione struggente – con tanto di “fischio” – di I’m on Fire (Palalottomatica, Devils and Dust Tour: https://www.youtube.com/watch?v=m9d273AixRo). Springsteen è solo uno dei molteplici coprotagonisti illustri che compaiono nel magnifico film-fiume, ma anche diario, collage, affresco di arte e memorie, puro Cinema in immagini e musica, che Giuseppe Tornatore ha dedicato all’amico Ennio Morricone (i due hanno lavorato insieme per quasi l’intera filmografia del regista, perfino ai documentari).

 

 

S’intitola semplicemente e confidenzialmente Ennio, perché ovviamente l’autore “dà del tu” al Maestro, fin dalla prima inquadratura, in cui vediamo Morricone fare ginnastica in casa quasi con l’agilità di un fanciullo. Poi lo vediamo con gli occhi chiusi, immaginare una musica che non c’è e infine entrare nei ricordi. Dall’infanzia impregnata di suoni (il padre era trombettista) ai primi live in un nightclub per pagare gli studi (inizialmente suonò la tromba seguendo le orme paterne); dal Conservatorio (studi in Composizione con Petrassi), fino al Cinema. Ma anche le “canzonette”: suoi gli arrangiamenti grandiosi e “sensoriali” di Abbronzatissima di Edoardo Vianello, o di Pinne fucile ed occhiali, in cui Ennio suonò ogni genere di oggetto, dalla macchina da scrivere alla bacinella d’acqua, al fischietto. Oltre a Springsteen, sono tantissime le voci che fanno da “coro” alla nuova e sentita opera tornatoriana: cantanti e cantautori come Gianni Morandi e Joan Baez. E soprattutto registi, Marco Bellocchio, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Wong Kar-wai, Carlo Verdone, Quentin Tarantino, fino a Clint Eastwood…Ognuno aggiunge un aneddoto, un tassello, un ricordo di arte e vita – da set o studio di registrazione – che compone un grande mosaico.
Proprio Clint osserva, in merito alla “trilogia del dollaro”: «la musica di Ennio dava drammaticità al mio personaggio, era un coregista…».

 

 

L’opera di Tornatore non è un semplice omaggio o un convenzionale documentario sul musicista che ha composto le partiture dei suoi film. È soprattutto grandioso Cinema di suoni, immagini (carrellate dai capolavori leoniani e oltre), sguardi, respiro epico, note, flauto di pan, archi, parole e silenzi. Esattamente nel solco dell’impronta indelebile lasciata dal Maestro. Dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, in alcune sale il mese scorso, Ennio è nei cinema  distribuito da Lucky Red. Non perdetelo sul grande schermo. «Io sono fatto di tutto quello che era musica e che ho studiato» racconta Morricone. E aggiunge: «Ho cominciato a fare musica per i film nel 1961 (con lo pseudonimo di Dan Savio, nda). Mi sono detto: “Nel 1970 smetto di fare il cinema…”».
Grazie al cielo ci ha ripensato!