Incroci sentimentali di Claire Denis: scivolare sulla lama dell’amore

 

Avec amour et acharnement di Claire Denis, adattamento del romanzo Un tournant de la vie (2018) di Christine Angot, coautrice della sceneggiatura insieme alla regista, è stato presentato al 72º Festival di Berlino, dove ha concorso per l’Orso d’oro e Denis ha vinto l’Orso d’argento per la migliore regia. Il titolo internazionale, Both Sides of the Blade è preso dal titolo della canzone che chiude la colonna sonora del film firmata dal gruppo brit indie Tindersitcks, collaboratore storico di Denis. Il testo della canzone è un compendio lucido del senso e degli umori che attraversano il film, incarnati dagli intensissimi Juliette Binoche e Vincent Lindon, cui si affianca un luciferino Grégoire Colin: «Capire, le scelte fatte. Cadere da entrambi lati. […] Ascolto quella canzone di dolore [throe] o d’amore. Sto cadendo da entrambi i lati. Tutto quello che ho ci scivola attraverso. Tutto quello che ho, l’ho gettato […]. Cammino su quella linea cieca. Cerco di fare ciò che è giusto, ma sto […] scivolando giù lungo entrambi i lati della lama».

 

 

Sono interessanti due dettagli del testo, che mutano e ampliano il senso del titolo originale del film. La parola acharnement, termine ombrello traducibile con “ardore, furia, ferocia, odio, ostinazione” è sostituito da throe, che sta invece per “convulsione, dolore, lotta, agonia”, spostando la lente dal carnefice alla vittima, ammesso che in una relazione amorosa, centro dell’indagine diegetica (compiuta dai personaggi) e narrativa (compiuta dalle autrici) del film, le due figure/funzioni siano realmente distinguibili. Ma soprattutto si aggiunge l’immagine della lama, metafora dell’amore in tutta la scintillante complessità: strumento di penetrazione nell’altro, dunque di conoscenza e allo stesso tempo di controllo; strumento di intervento e aiuto che consente di rimuovere “chirurgicamente” i mali dell’altro; strumento di tortura, figlia della più motivata vendetta o del più gratuito egoismo.

 

 

I protagonisti Sarah e Jean sono ciascuno la lama che lambisce il corpo e la mente dell’altro, in una costruzione quasi perfettamente simmetrica: la lama di Sarah passa attraverso la parola e le manipolazioni che essa consente (non a caso lei, speaker radiofonica, è donna di voce), la lama di Jean passa invece attraverso il silenzio e le manipolazioni che esso consente (non a casa lui, ex sportivo, è uomo di corpo). Si introduce tra di loro, a sua volta come una lama, François, ex amico di Jean ed ex amante di Sarah, lavorando sulla relazione tra i due sia con la parola che col silenzio, offrendosi e sottraendosi, fino a un finale inaspettato, che sigilla una storia a sua volta «scivolata lungo entrambi i lati della lama»/amore, metafora della complessità di ogni relazione. Denis, grazie alla preziosa collaborazione del direttore della fotografia Éric Gautier, segue i suoi attori in un corpo a corpo continuo scegliendo punti di vista e movimenti di macchina che li incastrano, costringendoli a svelarsi, e spesso li attraversano con la lama (ancora una volta) di uno sguardo implacabile.