Lo straordinario viaggio di un cinema bambino

The Young and Prodigious Spivet MovieJean-Pierre Jeunet parte dal libro La mappa dei miei sogni di Reif Larsen per declinare a suo modo il viaggio al contrario di un bambino prodigio del Montana che ha inventato la macchina del moto perpetuo. Un viaggio che si inserisce nel filone ricchissimo del road movie americano,  ma lo trasforma radicalmente, anzi, lo plasma in un racconto di crescita e di riappacificazione con se stessi e con la propria storia. Tutto questo anche se si tratta di un bambino di soli dieci anni, che ama disegnare mappe e liste, studiare i fenomeni naturali, cercare la spiegazione scientifica di ogni cosa, tracciando schemi e grafici che neppure i suoi insegnanti possono capire. Perché il piccolo T.S. (dove la S. sta per Sparrow, passerotto) ragiona e soffre da adulto (il fratello gemello è morto per un colpo di fucile partito per sbaglio durante i consueti giochi nel fienile), ma ha fragilità dolcemente infantili che Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet  sa assecondare e trasformare in pura magia. L’invenzione e il cinema sono quasi sinonimi nella messa in scena articolata di Jeunet e i disegni e le mappe inserite nel romanzo devono aver innescato il meccanismo ricchissimo della grafica, che prende forma e disegna percosi paralleli. Il regista di Amélie segue il viaggio in treno del piccolo protagonista, ma soprattutto ne rivela i pensieri immaginifici e brillanti.  Sono storie nella storia, scatole cinesi che si aprono con fantasia. Essi rappresentano la capacità del cinema di genarare continuamente e artigianalmente figure e narrazioni, vedendo nascere forme dentro altre forme, idee che si moltiplicano in totale complicità con lo spettatore.

 

 

The_Young_and_Prodigious_T_S_Spivet_-_E-One_-_02Sono costruiti come rebus da risolvere i film di Jean-Pierre Jeunet. Percorsi enigmatici, avventurosi, talvolta irriverenti e apparentemente senza alcun esito (le mappe e le liste di T.S. sono davvero capaci di spiegare il suo confuso e soffocato affastellarsi di dolori?). Appassionato da sempre di fumetti, Jeunet ne trae il suo spirito “giocoso”, facendone il punto di partenza verso la creazione dei mondi capovolti cui ci ha abituati. Questione di fantasia e di sfida alla normale rappresentazione delle cose. Spirito beffardo capace di far convergere gli opposti e trovare nelle contraddizioni il principio originario degli avvenimenti. Il filo del discorso segue piste avventurose, mettendo ogni volta il film nella condizione di trovare la via d’uscita. Come un labirinto, una scommessa giocata prima di iniziare le riprese, una partita a scacchi, dove la storia intreccia il meccanismo della sua stessa narrazione. Il massimo dell’artificio per il massimo dello stupore. Nulla è davvero come sembra, o meglio, l’apparenza è solo uno degli aspetti dietro cui si celano forme e sensi, come girandole magiche, strumenti caleidoscopici in continua trasformazione. immagine_lo-straordinario-viaggio-di-ts-spivet_57847A legare il tutto, qui, c’è la costruzione famigliare, atipica, certo, nelle sue dinamiche anti-tradizionali, sfilacciata nella comunicazione e insolita nella spazialità (i personaggi agiscono in modo indipendente all’interno della fattoria interpretandola diversamente nei loro gesti quotidiani), tuttavia perfettamente in linea con il punto di vista “bambino” adottato dal film, quindi incompleto, irragionevole e splendidamente semplice.