Un mondo di sogni animati: Miyazaki torna in sala

Nausicaä della Valle del vento (1984)

S’intitola “Un mondo di sogni animati” e non si sarebbe potuto chiamare in altro modo la rassegna proposta da Lucky Red che riporta nelle sale cinematografiche alcuni dei più rappresentativi film diretti dal maestro Miyazaki. Un’opportunità ghiotta, o meglio, un sogno da vivere a occhi aperti destinato tanto agli appassionati cultori del regista giapponese quanto ai neofiti che hanno visto le locandine dei suoi film su Netflix, e pensato per gustare sul grande schermo la magia dei grandi racconti del fondatore dello Studio Ghibli e immergersi nel suo mondo animato fatto di storie che non smettono di stupire. I film selezionati sono cinque (La città incantata, Il castello errante di Howl, Principessa Mononoke, Nausicaa della valle del vento e Porco Rosso) e possono offrire soltanto un assaggio della galassia di luoghi e personaggi creati da Miyazaki ed entrati nell’immaginario cinematografico mondiale ma possono appagare ampiamente le aspettative e segnare lo sguardo dello spettatore. Risulta oltremodo significativo che sia proprio La città incantata ad aprire la rassegna, titolo che più di tutti ha dato la spinta decisiva affinché l’Occidente, e la sua macchina distributiva, si accorgesse in modo definitivo del valore della produzione dello studio d’animazione giapponese.

 

Principessa Mononoke (1997)

 

La storia di Chihiro, il suo viaggio misterioso nella città degli spiriti, la corsa contro il tempo per salvare i propri genitori, rompere la maledizione che li ha trasformati in maiali e fare i conti con se stessa, altro non sono che alcuni degli elementi in continuità con il percorso dello studio (e del suo regista) e la simbolica consacrazione di un cinema originalissimo, la cui particolarità fu riconosciuta prima a Berlino nel 2002 dove si aggiudicò l’Orso d’oro ex aequo con Bloody Sunday di Greengrass, poi nel 2003 quando vinse l’Oscar per il Miglior film di animazione (premio che Miyazaki non ritirò personalmente per protesta contro la guerra in Iraq). Ulteriore segno di sovversione delle aspettative e dell’accoglienza (verso il cinema animato e verso quello giapponese in particolare) fu l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera durante l’edizione 2005 della Mostra del cinema di Venezia, esattamente un anno dopo la presentazione di Il castello errante di Howl, altro titolo scelto nella rassegna da Lucky Red che amplifica la continua e proficua ricerca di ciò che è bello da vedere e complesso da realizzare ma anche garantisce un buon ritorno economico.

 

Il castello errante di Howl (2004)

 

Ai tempi dell’uscita in sala in Giappone, infatti, nelle prime settimane La città incantata richiamò un decimo della popolazione giapponese mentre Il castello errante di Howl, in soli due giorni, oltre un milione di persone. A proposito di uscite e incassi, la prima volta di un film di Miyazaki in un cinema italiano è datata 2000, anno in cui fu distribuito Principessa Mononoke, realizzato nel 1997. La storia è nota: Disney e Tokuma Shoten, una delle più importanti e grandi case di produzione e distribuzione giapponesi, si accordano per la distribuzione di titoli nuovi e vecchi dello Studio Ghibli fondato da Miyazaki e Takahata e così il film che celebrò l’accordo fu uno dei più faticosi da realizzare ma pure uno dei più caratteristici e ricchi di suggestioni mitologiche e avventurose. Apparentemente la leggenda di Ashitaka ambientata nel periodo Muromachi, sembra distante dalle apocalittiche derive di Nausicaa della valle del vento o dai voli acrobatici di Porco Rosso ma in realtà non è così. Se il primo è ancora oggi un grande e attuale apologo ecologista attraversato da fantascienza e futurismo modellati in modo inedito in cui emerge la figura di Nausicaa che è l’eroina più iconica del cinema di Miyazaki, il secondo grazie a una brillante chiave ironica che smantella ogni forma di totalitarismo apre più di una riflessione sul senso del potere e sulla ricerca dell’armonia in un mondo devastato, anzi trasfigurato, dalle guerre, dimensione riassunta dall’epica battuta di Porco Rosso: «piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale». È un cinema costruito intorno a immagini potenti, eroi e eroine fuori dagli schemi, luoghi ispirati alla realtà ma intrisi di magia e bellezza, storie indimenticabili narrate tra cielo e terra, acqua e fuoco. Un cinema che è un piacere e una meraviglia di cui non se ne ha mai abbastanza.

 

Porco rosso (1992)