Dopo I Killed My Mother (2009) e Heartbeats (2010) Laurence Anyways (2012), presentato a Un Certain Regard a Cannes, è il terzo film di Xavier Dolan che all’epoca aveva 23 anni. Oggi ne ha 27 e ha da poco vinto il Grand Prix al Festival di Cannes del 2016, con Juste la fin du monde. Due anni fa, sempre sulla Croisette, con il potente Mommy aveva diviso il Premio della Giuria con Jean-Luc Gordard. Laurence Anyways contiene già l’estetica e lo sguardo del cinema di Xavier Dolan. C’è anche Nathalie Baye, madre qui e in Juste la fin du monde. Il protagonista Melvil Poupaud è già un’anticipazione di Gaspard Ulliel, figlio che torna in famiglia in Juste la fin du monde. Anche Melvil Poupaud/Laurence torna a casa: stavolta c’è (ancora) un padre a cui mostrare ciò che si è voluti diventare. Laurence era un uomo che ha deciso di diventare donna, prima indossando gli abiti della fidanzata, poi truccandosi e pettinandosi come lei.
Laurence Anyways, oggi
Rivisto oggi Laurence Anyways è un omaggio a un periodo della mia vita in cui, prima di diventare un regista, dovevo ancora diventare un uomo. Lo guardo e rivedo me stesso bambino. Il film è ambientato tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila. All’epoca ero un attore bambino, facevo soprattutto pubblicità, mi sentivo una piccola star, soprattutto a scuola, in mezzo ai compagni. Vivevo con mia madre a Montréal e quando veniva mio padre andavamo al cinema. Poi però fu mia madre a farmi scoprire il cinema vero, quello che mi faceva innamorare di una storia, di un uomo, di una donna, dei costumi e dei colori.
Volevo realizzare i miei sogni
Da ragazzino cominciai a studiare inglese per poter recitare in un film hollywoodiano. E cominciai a vestirmi con gli abiti di mia madre, senza che lei lo impedisse: fantasticavo di vivere in un mondo mio, anzi nei film che ero io a dirigere e interpretare. Capii che era questo che volevo fare, da grande. Non ho mai voluto diventare donna: però volevo realizzare i miei sogni, vivere le mie passioni, realizzare i miei progetti, innamorarmi come accade nei film…Laurence Anyways è il mio omaggio a questa forma di amore senza limiti, che non ha confini. Anche all’amore senza speranza: quello che solo il cinema, i libri e l’arte possono immaginare.
Io e la comunità transgender
Non ho avuto particolari reazioni dalla comunità transgender. Non ho amici transessuali. Ma ho ricevuto alcune email e lettere molto civili. Ho letto alcuni blog di transessuali che accusavano il film di non essere realistico. Soprattutto perché presentarsi a scuola vestiti da donna equivarrebbe a un suicidio, in sostanza mi si accusa di una mancanza di ricerca sull’argomento. Personalmente penso che ognuno si diverso e unico, che non c’è un protocollo o una procedura per diventare transessuali. Forse c’è, ma ne dubito. Questo è un film e non un documentario, non è una serie della HBO su come è scioccante cambiare sesso. Non è il mio lavoro. Volevo solo raccontare una storia, una storia d’amore, ma non credo che sia assurda o che si senta un senso di irrealtà. Penso che molte cose nel film possono apparire improbabili, ma non il percorso che lui/ lei sta seguendo per diventare una donna. Non ho fatto alcuna ricerca generale, questo è vero. Ma ho fatto una ricerca per le cose di base, per esempio sul lavoro che bisogna fare per cambiare la voce. Piccole cose, ma del resto non c’era alcuna pretesa o l’ambizione di fornire alle persone una guida allo stile di vita dei transessuali.