FESCAAAL 2021 – Il cinema come utopia: Talking About Trees di Suhaib Gasmelbari

In Sudan il cinema appartiene al passato. Così vorrebbero le autorità, ma così non è per quattro registi per cui il cinema significa molto più di un lavoro o di una passione. Ce lo racconta Suhaib Gasmelbari nella sua opera prima, il documentario Talking About Trees nella sezione Flash del Festival del cinema Africano dell’Asia e dell’America Latina di Milano. Dopo molti anni di distanza ed esilio Ibrahim, Soliman, Manar e Altayebsi riuniscono a Karthum per realizzare il loro vecchio sogno: riportare la gente nelle sale cinematografiche in Sudan, come avevano progettato fin dai tempi in cui fondarono la loro associazione. Sono determinati a superare tutti gli ostacoli, soprattutto burocratici, scrivere le lettere necessarie, muovere le pedine giuste e accontentare ogni richiesta pur di riaccendere la luce di un proiettore su uno schermo. E così procedono per step successivi. Si incontrano dopo tanto tempo e discutono, ricordano, sognano un paese senza divieti. Gasmelbari li osserva senza intervenire e senza approfittare mai degli schemi ormai classici del documentario. Non ci sono interviste né sguardi in macchina a interrompere il racconto di un’utopia. Lo sguardo è concentrato sul cinema e sul desiderio dei quattro protagonisti, sui loro gesti e sulle parole. Non c’è spazio per la nostalgia o la celebrazione. Anche se ognuno di loro ha diretto o prodotto film (che in molti casi hanno anche ricevuto premi prestigiosi), nessuno si sofferma sul passato. Anzi, lo usano per spingersi più in là a immaginare il futuro dentro una sala cinematografica. Gasmelbari ogni tanto fa un passo indietro prezioso, però, mostrandoci frammenti dei loro film in cui si avverte l’energia e la passione che ancora risuona in sguardi e parole.

 

 

Per dare corpo ai sogni, Ibrahim, Soliman, Manar e Altayebsi affittano un cinema all’aperto, dismesso da quando il governo proibì la settima arte nel Paese, lo ripuliscono, lo allestiscono di locandine, proiettore, altoparlanti e insegna, e nel frattempo parlano con la gente del quartiere, con i giovani che non hanno mai assistito a uno spettacolo cinematografico e desiderano provare l’emozione della proiezione collettiva. Ma le interruzioni di corrente si susseguono e dai minareti è continua la chiamata a gran voce alla preghiera. “Come facevamo?”, si chiedono, e intanto la politica si “intromette” nei loro discorsi. Ci sono le elezioni presidenziali “libere e democratiche” e la conferma dell’attuale presidente è così schiacciante da commentarsi da sola. L’ironia è la chiave di questo film semplice ma sapiente, che ha saputo vestirsi di leggerezza, che esalta l’amicizia e la perseveranza ma non concede sconti. Lucido, come i suoi personaggi, questo film enuncia se stesso e le sue intenzioni fin dal titolo, ispirato a una poesia di Bertolt Brecht. Perché a volte, dice Manar, “parlare di alberi è quasi un crimine perché implica silenzio su tanti orrori!”. Intimo e universale, poetico e concreto, Talking about Trees racconta con eleganza la vita di quattro uomini contestualizzando ogni dettaglio per trasformarlo in gesto politico.