«Per me questo film, la storia che racconta e le tante storie dentro e attorno dei suoi personaggi sono stati un tentativo di riconciliazione proprio con ciò che oggi più che mai viviamo con angoscia, l’eterno beffardo sottrarsi della vita ai nostri piani, al nostro controllo. Nessuna straordinaria scoperta della scienza, nessun potere economico o d’altro genere può proteggerci da questo. Ma è come se l’avessimo dimenticato, illusi dalla promessa troppo simile a una pubblicità che questa sicurezza sarebbe stata raggiungibile. Eppure, anche senza controllo forse anzi solo in questa condizione, umana, molto troppo umana, possiamo stare al mondo sentendone la sostanziale tenerezza, la felicità inaspettata di certi incontri con l’altro, la svagata leggerezza inebriante quando girando, girando ci abbandoniamo per un lungo momento al vento misterioso che sopra sotto e tutt’intorno ci circonda». Così la regista Giorgia Cecere, alla sua terza opera dopo Il primo incarico (2010) e In un posto bellissimo (2015), ha rivelato in un’intervista. Ed è proprio su una giostra metaforica che si ritrova Irene (Claudia Gerini), rampante produttrice cinematografica, quando viene mandata in Puglia per risolvere una questione di famiglia. La madre (Lucia Zotti) si è infatti fatta convincere dai figli a vendere la villa e a trasferirsi a Roma, ma Ada (Lucia Sardo), la governante, rifiuta di lasciare la casa nonostante sua sorella sia disposta a ospitarla. Irene, abituata a risolvere le situazioni complicate, deve quindi liberarsi della donna per permettere ai nuovi acquirenti di iniziare i lavori di ristrutturazione e completare la vendita.
Il piglio iniziale di Irene («Sono abbastanza stronza da riuscirci, mi avete mandato qua apposta»), inizia poco a poco a vacillare: la visita al cimitero dove è sepolto il padre, i continui rimandi («Poi domani risolviamo»), la presenza di Gianni (Alessio Vassallo), il fascinoso agente immobiliare, ma soprattutto la relazione con la cocciuta Ada, l’unica che sembra accorgersi della sua crisi esistenziale, minano a poco a poco le sue certezze. Complice un guasto alle tubature e l’arrivo inaspettato prima di Davide (Edoardo Di Lernia) – il figlio adolescente, giunto per «salutare la casa» ma anche per comunicare alla madre la sua decisione di lasciare la scuola e trasferirsi dal padre a Milano – e poi dell’ex marito (Paolo Sassanelli), obbligano Irene a prolungare il soggiorno e a rimandare i suoi impegni lavorativi. Un nuovo giro di giostra che finisce per essere l’occasione per lei di prendersi una pausa e guardarsi dentro, accogliendo senza ammetterlo i suggerimenti di Ada buttati lì senza troppa grazia («Fossi in te ci farei un pensierino», le dice a proposito di Gianni. E continua: «Guarda che si capisce che sei sola»).
Sulla giostra (in anteprima al Bifest 2021) è una commedia al femminile che, soprattutto nella prima parte, risulta eccessivamente didascalica, anche a livello di montaggio, e che cede a qualche facile trovata (il “pazzo del villaggio” che commenta i momenti clou con frasi altisonanti), ma che trova il suo punto di forza nell’interpretazione delle due protagoniste: Lucia Sardo, senza ricorrere alla scorciatoia della simpatia, rende credibile e interessante Ada proprio nel suo essere ruvida e poco accondiscendente verso gli altri. Allo stesso modo Claudia Gerini dà vita a una tormentata e sfaccettata Irene: la sua rigidità iniziale manifestata in fastidio e irritazione, si stempera via via in una fluidità e morbidezza tangibile anche a livello fisico (oltre che nei colori dei maglioni indossati). La vita poi riprende il suo corso, le cose vanno come devono andare, le giostre arrivano davvero in paese. Forse davvero «tutto passa», come pensa Anna (Alessia Chiuri) la giovane estetista con il sogno di Londra. O forse, come dice Ada, «niente passa». Questione di punti di vista.