Il mistero Kristen Stewart in La diva che non piace di Alessandro Amato

“Un’attrice misteriosa e imprevedibile”. “Una star inquieta e moderna”. Ovvero, Kristen Stewart in due definizioni che si incontrano nelle pagine de La diva che non piace. Una nessuna centomila Kristen Stewart, pubblicato da Bietti (pag.99, euro 4,99) nella collana super tascabile “Fotogrammi”. Si tratta di un breve e agile testo, scritto da Alessandro Amato, critico per riviste di cinema e docente della scuola di recitazione CineLab, che costituisce il primo approccio italiano alla figura e all’opera di una delle più sorprendenti attrici, se non la più sorprendente, del cinema d’oggi, e non solo del cinema, considerando le proprie esperienze oltre l’ambiente lavorativo. Un volto, un corpo, uno sguardo, una presenza in continua mutazione, che osa prendere dei rischi, esporsi, sviluppare traiettorie non convenzionali, re-inventarsi senza sosta (la più recente escursione di nuovi territori la compie in Crimes of the Future, il film di David Cronenberg presentato pochi giorni fa a Cannes). La diva che non piace traccia alcune coordinate, di segno critico e sociologico, all’interno della biografia e filmografia della trentaduenne interprete, regista, testimonial losangelina. Tre sono le parti nelle quali il libro è suddiviso. La prima si avvia dagli attacchi rivolti dal pubblico a Stewart, alla sua (assolutamente falsa) mancanza di espressività, relegata (per comodità e pigrizia) nel personaggio di Bella della saga di Twilight, per continuare soffermandosi su alcuni gesti ricorrenti utilizzati da un’attrice, scrive Amato, “difficile da analizzare perché, avendo cominciato da bambina, non ha mai studiato recitazione. La vocazione le è calata sulla testa mentre frequentava i set in cui la madre era segretaria di edizione”. (in apertura un’immagine tratta da Personal Shopper di Olivier Assayas).

 

Crimes of the Future, di David Cronenberg

 

La seconda propone “una riflessione sulle sue assenze: dai social media, nella comunità queer, nei film stessi”, mentre la sua carriera prende sempre nuove direzioni (l’autore indaga soprattutto due titoli: Personal Shopper di Olivier Assayas e Spencer di Pablo Larraín), dentro e in particolare fuori dall’industria. Stewart diventa “altre” ma “rimanendo se stessa” (e siamo alla terza parte del libro, che termina poi con una “filmografia ragionata” – ma come mai non completa?), perché “la verità sulla sua grandezza di attrice cinematografica crediamo possa nascondersi nella coerenza delle sue scelte” (conclude Amato), interpretando personaggi di finzione o realmente esistiti. Tra questi ultimi, c’è quello dell’americana Jean Seberg, una delle attrici simbolo della nouvelle vague, dalla vita privata devastata dalle interferenze violente dei servizi statunitensi dopo che si era avvicinata e schierata con la militanza politica del Black Power. Kristen Stewart “diventa” quella donna degli anni Sessanta nel film di Benedict Andrews Seberg – Nel mirino, ed è perfetta. Proprio questo lungometraggio è stato scelto per accompagnare la presentazione di La diva che non piace lunedì 30 maggio a Torino in una serata dedicata a Kristen Stewart e organizzata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (www.amnc.it) nell’ambito di Parole&Cinema.