Des Provinces Lointaines, dietro lo specchio c’è l’underground

19929_origNella sua casa di campagna Tonino De Bernardi mostra l’armadio dell’Underground. Dentro ci sono i suoi film, il suo cinema, la sua vita. Des Provinces Lointaines (nella sezione Onde) è il secondo capitolo del progetto di Catherine Libert e Stefano Canapa, dopo Les champs bruûlants dedicato a Isabella Sandri e Giuseppe Gaudino (che nel 2010 aveva vinto il Premio Speciale Italiana.Doc). Questa volta il paesaggio cambia nettamente e si passa dai campi ardenti filmati in Giro di lune tra terra e mare, alle vette innevate del Moncenisio, al confine tra Francia e Italia. Ancora una volta si parla della resistenza del cinema e con il cinema, attraverso immagini che sembrano venire da lontano, abbagliate dal bianco della neve e da conversazioni e parole inusuali. Anche in questo episodio Enrico Ghezzi si fa traghettatore o guida, alla ricerca del senso di essere resistente oggi in Italia, che ha a che fare con l’idea di sottrarsi al dinamismo continuo, nel senso di lontananza da assumere come idea in controtendenza, forma dell’essere e del vedere, desiderio da ravvivare di un cinema plurale e anticonformista.

 

Immagine

E infatti, i protagonisti di questo secondo viaggio sono i torinesi Tonino De Bernardi e Alberto Momo, entrambi artefici di immagini intime a tal punto da non poter scindere tra filmare e vivere. E così si cerca di individuare il momento in cui i due “gesti” hanno iniziato a coincidere, si parla della necessità di vedere se stessi attraverso l’occhio della cinepresa, come ipotesi o ramificazione della vita. “Conoscendo Tonino e vedendo i suoi film ho capito che il cinema che avevo in mente era possibile” dice Momo, mentre passano le immagini di Giulietta De Bernardi, sua complice in questo infinito gioco di ricerca e di seduzione dello sguardo. “Volevo che il cinema entrasse nella mia vita, e non dover cambiare vita per fare il cinema” dice Tonino De Bernardi a proposito delle sue scelte. Questo era l’Underground per Jonas Mekas o Stan Brackhage e per tutti quei cineasti che con le loro immagini hanno saputo creare una “rete sotterranea di resistenza”, clandestina, controcorrente, sperimentale e sempre vitale.  Libert e Canapa filmano i loro personaggi entrando di fatto nelle loro opere, scompo19930_orignendo e ricomponendo gli insiemi, la famiglia, i paesaggi. Un viaggio dentro e fuori l’opera di due registi, percorso a partire dal limite che li definisce, e approfondito seguendo le linee di congiunzione di parole e di immagini che si richiamano e si rigenerano.