Benedetto Gemma ci svela i segreti della biografia Mr. Laurel & Mr. Hardy incrociata con Stanlio e Ollio di Jon S. Baird

Da tempo assenti dai palinsesti televisivi, dove invece per decenni erano rimasti indenni protagonisti, Stanlio e Ollio sono tornati a entusiasmare il grande pubblico con un film che ne racconta non l’ascesa e il successo, bensì proprio il declino e la loro riscoperta nell’ultima tournée in Inghilterra e Irlanda. Un voluto parallelismo con quanto potrebbe accadere oggi per effetto dello stesso film, ma in Italia anche per la presenza sui banchi delle librerie di Mr. Laurel & Mr. Hardy di John McCabe (Sagoma Editore), una biografia giunta a marzo 2019, in sedici mesi, alla sesta edizione, e spesso, da novembre 2017, nei primi posti delle vendite. D’altro canto in Italia la passione per questa coppia comica non si era mai davvero sopita e ne è testimonianza l’associazione di loro ammiratori, che non solo è curatrice del libro, ma ritroviamo anche nei titoli di coda della copia per l’Italia di Stan & Ollie (titolo originale del film). L’ultimo cartello ringrazia proprio loro, per la consulenza fornita nella traduzione dei dialoghi. Una collaborazione rivelatasi molto proficua, visto il riconoscimento ottenuto per il doppiaggio, e l’uscita del libro in un’edizione speciale per il film, in accordo con il suo distributore italiano. “Un doppiaggio sobrio, funzionale al clima emotivo della storia, con la grande abilità di aver restituito al pubblico l’identità vocale e l’impareggiabile umanità di due indimenticabili icone del cinema”, questa la motivazione con cui il 30 maggio è stato assegnato il Nastro d’Argento ai due doppiatori Angelo Maggi e Simone Mori. L’edizione speciale del libro è invece arricchita da un confronto per immagini tra biopic e foto di repertorio che testimoniano l’accurata ricostruzione del film.
Presidente di questa Associazione è Benedetto Gemma. Approfittiamo delle sue conoscenze enciclopediche sulla coppia comica più nota del cinema, oltre che della sua esperienza di collaborazione per i dialoghi e il doppiaggio del film.

 

Alla base del film c’è soprattutto un lavoro di scrittura, con all’origine il libro di A. J. Marriot The British Tour, del 1993, poi ampliato nel 2011 con il titolo The European Tours. Tu conosci tutto quello che è stato pubblicato su Stanlio e Ollio e al termine dell’intervista voglio parlare anche del lavoro incredibile che avete fatto per far arrivare in Italia la biografia più completa di Stanlio e Ollio. Invece il libro da cui è tratto il film non è mai stato tradotto in Italia. I lettori italiani si sono persi qualcosa?

Il film deve molto al libro di Marriot. Vi sono, infatti, una serie di date, descrizioni e aneddoti, legati ai tour in Inghilterra, che hanno permesso allo sceneggiatore premio Oscar Jeff Pope di “inventare” una storia, dandosi in questo la massima libertà, ma mantenendo dei punti fissi “reali”. I libri di A.J. Marriot sono ben tre. Al secondo, del 2011, ho collaborato io stesso dovendosi raccontare l’unico viaggio in Italia della nostra coppia comica. A questi va aggiunto The American Tours, ma anche un quarto che indaga le tournée di Stan Laurel da solo, prima che facesse coppia con Hardy. Sono libri estremamente specifici nel loro racconto, e danno per scontato che in qualche modo sia nota la biografia di Laurel & Hardy. Raccontano in modo più dettagliato periodi che non erano stati approfonditi dall’autore della biografia ufficiale, John McCabe. Si propongono, in pratica, di essere una specie di aggiornamento (con il benestare dello stesso McCabe che ha collaborato al The British Tours). Certo, non averli in italiano è un vero peccato, ma tenendo conto che la biografia di McCabe è edita all’estero già nel 1961, e che in Italia è giunta solo nel 2017 per nostra iniziativa, ma per l’editore con tutte le incertezze del caso, la scelta di pubblicare questo materiale in Italia potrebbe essere commercialmente azzardata.

 

 Il film è opera di uno staff televisivo inglese. Jon S. Baird è un regista scozzese, che ha firmato molte serie tv, mentre nel 2005 figura tra i produttori associati di Hooligans. Anche lo sceneggiatore, Jeff Pope, lavora soprattutto per serie tv, ma nel 2013 per Stephen Frears aveva firmato insieme a Steve Coogan quel Philomena che tu ricordi valse loro l’Oscar. Lo stesso Steve Coogan che qui interpreta magistralmente Stanlio, insieme a John C. Reilly nei panni di Ollio. Coincidenza vuole che il pubblico italiano possa ammirare quest’ultimo in un film distribuito nel nostro paese in contemporanea, I fratelli Sisters, dove ripropone la sua particolare miscela di comicità e dramma. Entrambi funzionano alla perfezione, ma sai se il film nasce proprio per volontà di Steve Coogan, che sembra aver chiamato uno staff a lui vicino?

No, il film non nasce dalla volontà di Coogan, ma il regista Baird, che aveva lavorato molto insieme all’attore, sapeva che era in grado di “rifare” Stan Laurel. Esiste una scena di un loro telefilm dove Coogan rifà Stanlio con una certa sicurezza. Con una simile possibilità fra le mani certamente la cosa deve essere stata fonte d’ispirazione.

Prenderei spunto dall’inizio del film. Ci dice che nel 1937 Stanlio e Ollio sono all’apice della loro fama mondiale. Mi è sembrata la scena più significativa del film, anche perché si sviluppa con un lungo piano sequenza, seguendo alle spalle i due comici mentre si recano dai loro camerini al set. In questo dialogo ci sono le battute più divertenti, con Stan Laurel che, passo dopo passo, sciorina battute fulminanti, a volerci far capire il suo enorme talento, mentre Oliver Hardy sembra più interessato a collezionare matrimoni e scommesse. Ti sembra esatta questa presentazione dei personaggi?

La presentazione dei personaggi è assolutamente corretta. Anche se Oliver ha collezionato… “solo” tre matrimoni, mentre fu proprio Stan ad averne ben sette sulle spalle. La traduzione dei dialoghi di quella prima scena è stata particolarmente problematica perché per ogni frase c’era almeno una citazione che non poteva essere spiegata semplicemente con qualche sottotitolo (“Mae”, “Madelyn”, “Mysterious Montague”, Stan che si sega i tacchi delle scarpe…).

 

Dovremo comprarci il libro di McCabe per capirli anche noi…

Ci sono decine di rimandi che o si conoscono o non si conoscono. Chiaramente quella scena è stata creata per fare in modo che il pubblico dei fan (che sono rimasti folgorati dai vari richiami e da alcuni dettagli come la ricostruzione del prospetto degli Hal Roach Studios) entrasse di getto nella storia senza rimanerne deluso. Un po’ come fare tante strizzatine d’occhio agli amici.

Lo stesso piano sequenza ci dice che Stan vuole mettersi in proprio, come da tempo aveva fatto Charlie Chaplin. Ci dice anche che rompe con il loro produttore storico, quel Hal Roach che li aveva anche diretti e che aveva prodotto la serie Our Gang, da noi nota come Simpatiche Canaglie, per poi formare la coppia nella serie “All Stars”. Con “I fanciulli del West” arriva il momento della rottura. È esatta questa circostanza?

Si e no. Stan Laurel aveva cominciato a rendersi conto di questa necessità dal film precedente, Our Relations, da noi più noto come Allegri Gemelli, ma in forma di collaborazione e senza una rottura. Entrambi i film, infatti, risultano realizzati da Hal Roach insieme alla Stan Laurel Production. Stan sentiva di sicuro la necessità di avere più controllo sul film, senza dover necessariamente inserire scene romantiche o musical-melodrammatiche com’era avvenuto in alcuni film precedenti per volere di Roach (a sua volta pressato dalla distribuzione della Metro Goldwyn Mayer che desiderava che i loro film avessero un target più ampio).

 

Hal Roach sembra anche irritato dalla subalternità del regista verso Stan Laurel. Gli si rivolge in malo modo quando vede che Stan gli sta dando consigli sullo sviluppo della scena e al contempo non sembra molto convinto che un western sia l’ideale per una coppia comica.

Questo in realtà è un espediente dello sceneggiatore per farci sapere in pochi istanti che Stan Laurel era il “regista dei registi”. Si affidava sempre a un regista esterno dello studio Roach, ma sapeva esattamente quel che voleva e come la scena doveva essere impostata per far ridere. Nei briefing di sceneggiatura, dove venivano inventate le gag, Stan esprimeva molto chiaramente le sue idee e i registi dello Studio sapevano di potersi fidare ciecamente delle sue indicazioni. In realtà devo anche precisare che Stan Laurel e Hal Roach hanno sì litigato, molte volte, ma esclusivamente nei loro “uffici privati” e che Roach in realtà è stato ritratto nel film un po’ troppo negativamente, per esigenze da manuale di sceneggiatura, dove alla base di un film ci deve essere un “conflitto”. È davvero difficile che Roach o Stanlio avessero qualcosa in contrario su un Western comico. Ne avevano già prodotti e girati tantissimi ai tempi delle comiche mute!

A seguire, nei successivi flash back si vede Oliver Hardy lavorare da solo (dovrebbe essere Zenobia, in Italia Ollio sposo matacchione) che però è parecchio successivo, del ’39, e al contempo si vede Stan Laurel entrare in conflitto con la Fox. Ne deduciamo che il sogno di Laurel di mettersi in proprio era fallito e che poi, passando da Roach alla Fox, non gli fosse andata tanto bene. In realtà erano tornati anche a lavorare insieme per Roach, a sua volta passato alla United Artists. Pensi che il film semplifichi un po’ troppo?

Peggio! Credo che addirittura si spinga in un vero e proprio “what if”, prendendo spunto da alcune dichiarazioni di Stan Laurel per inventarsi qualcosa che sarebbe accaduto se lui avesse davvero agito in quel modo.
Nella realtà, una volta scaduti i loro contratti con Roach, Laurel & Hardy fecero un film, The Flying Deuces (in Italia I Diavoli Volanti) con la RKO e un produttore esterno (Boris Morros). Poi tornarono a fare altri due film con Roach, e i loro rapporti si rovinarono perché lui gli volle far fare dei film da 45 minuti (i cosiddetti Streamliner features), in modo da offrire due spettacoli al prezzo di un solo biglietto. La Stan Laurel Productions non solo era nata, ma non aveva voluto dire che passasse a fare i film da solo. Anche perché si era reso conto di quanto fosse complicato. Per rientrare aveva persino riutilizzato i set de I Fanciulli del West per alcuni western economici con il cowboy canterino Fred Scott. Dopo passarono entrambi realmente alla FOX, entrambi e non in esclusiva, semplicemente perché l’offerta economica era vantaggiosa. Alla FOX realizzarono dei film che Stan considerò orrendi, tanto da desiderare di non averli mai realizzati. Questo perché era passato da una sorta di società a conduzione familiare (gli Hal Roach Studios) a una vera e propria fabbrica dove non si poteva più permettere di costruire una battuta nel modo che lui riteneva giusto, né di poter distruggere una casa intera per una semplice gag. Ora doveva fare ciò che era stato scritto da altri sceneggiatori, senza cambiarlo, perché “così era stato approvato dallo Studio”. Doveva girare scene scritte male, che rendevano la coppia Stanlio e Ollio qualcosa di diverso. Basti vedere Jitterbugs, da noi con il titolo Gli Allegri Imbroglioni, dove Stan partecipa alla realizzazione di una “bonaria” truffa ai danni di alcuni malviventi. Ora, se quello “Stan” fosse stato lo “Stanlio” che conosciamo, avrebbe rovinato tutto sin dal primo momento, invece nel film i due riescono a portare il gioco fino alla fine. Se il film avesse voluto raccontare la realtà, la FOX non ne sarebbe uscita per niente bene. Probabilmente, alla luce di tutto questo, lo sceneggiatore avrà pensato: “e se col senno di poi fosse andata come voleva Stan? Cosa sarebbe successo?”.
Quindi, in questo nuovo universo “parallelo” creato dal film di Jon S. Baird, la coppia non va alla FOX, Ollio Sposo Mattacchione (il film dell’elefante con solo Oliver Hardy) è un fiasco (e lo è stato veramente), e i due comici – così ci suggerisce il film – probabilmente non si sarebbero parlati per un bel po’. Poi ecco l’occasione per farli riconciliare: un film su Robin Hood (che doveva essere veramente realizzato) e un Tour di Réunion in un’Inghilterra in cui nessuno si ricorda più di loro perché spariti dagli schermi. Nulla di vero anche in questo, ma si è voluto creare un parallelo con la situazione attuale, perché in molti paesi e in particolare negli Stati Uniti la coppia comica fu dimenticata nel secondo dopoguerra e lo è in parte ancora oggi. Il parallelismo con il giorno d’oggi, pensando in particolare al pubblico americano, è assolutamente voluto.

 

Quanto allora c’è di vero? Innanzitutto nel fallimento della tournée, con i teatri semivuoti e un pubblico solo anziano, come se le nuove generazioni del secondo dopoguerra non conoscessero Stanlio e Ollio, ma li avessero sostituiti con Gianni e Pinotto. Ti confesso che per me è strano, io sono cresciuto a pane e Ollio… per la mia generazione da bambini ci si nutriva di Stanlio e Ollio, e ci si sfidava a prendersi naso e orecchio incrociando le braccia dopo aver battuto le mani sulle ginocchia. Gianni e Pinotto, pur noti, restavano la loro brutta copia anche per noi. È un’anomalia italiana, dove i film continuavano a essere saccheggiati e rimontati e nel resto del mondo no, o è stata la televisione a riscoprirli negli anni sessanta?

Le tournée di Laurel & Hardy in giro per il mondo non sono mai state un fallimento. Lo stesso libro di McCabe non sarebbe mai esistito se l’autore non avesse fortuitamente incontrato la coppia dal vivo in uno dei loro Tour in Inghilterra. Come ho detto, questo è l’espediente del film per raccontare un certo parallelismo con il giorno d’oggi, al fine di volerli far di nuovo riscoprire anche oggi. Inoltre, la coppia non ha fatto un unico tour nel 1953. Le tournée iniziarono da quando i due smisero di fare film con la Fox, dal 1945, quando i due rifiutarono un rinnovo del contratto per altri cinque film perché Stan non voleva avere più nulla a che fare con quella casa di produzione, fino al 1954. È vero che in America per un certo periodo sono stati “sostituiti” da Gianni e Pinotto e ancor di più da I Tre marmittoni (The Three Stooges, pressoché sconosciuti da noi), ma l’anomalia di cui parli è tutta europea e non solo italiana. Negli USA effettivamente non uscirono più nuovi film di Stanlio e Ollio (ad eccezione di Atollo K, ma si tratta di un altro film che Stan non avrebbe voluto mai più vedere ed è per questo che non viene nemmeno citato nel film) e quindi gli spettatori si abituarono alle “nuove” coppie comiche. Da noi, invece, sin dal 1945, sin subito dopo la fine della guerra, arrivarono tutti insieme un numero incredibile di film americani, che erano stati bloccati durante il regime fascista, tra cui tutti gli inediti di Laurel & Hardy. Infine arrivarono anche le riedizioni, perché i film “inediti” avevano avuto successo e bisognava continuare a battere il chiodo! Lo stesso avveniva in tutta Europa, dove la loro stella non aveva assolutamente smesso di brillare e in seguito arrivò anche la TV a mantenerla viva. Si può far risalire la loro riscoperta negli USA al 1961, quando McCabe pubblicò la biografia ufficiale e nelle sale americane cominciarono a uscire dei film di montaggio, realizzati da Robert Youngson, con i cortometraggi degli anni del muto.

 

Invece rispetto alla relazione tra i due, aveva davvero pesato tanto, come fosse un tradimento, il film fatto da Oliver Hardy da solo?

No. Si tratta di un altro elemento di sceneggiatura per rendere il film “interessante”, ancora un conflitto utile alla narrazione, piuttosto contestato da alcuni fan al momento della prima pubblicazione del trailer. Stan era consapevole che Oliver era ancora sotto contratto con Roach e che doveva fare quel che volesse il produttore. I loro contratti scadevano in momenti diversi perché i due vennero scritturati singolarmente da Hal Roach prima che si pensasse di far formare loro una coppia, e Roach mantenne i contratti distinti perché la cosa gli tornava utile quando Stan faceva i “capricci”… o aveva qualche problema con le mogli. Inoltre, Laurel permise che Hardy lavorasse altre due volte da solo: con John Wayne nel film Il Ritorno del Kentuckiano (The Fighting Kentuckian) e con Bing Crosby nel film La Gioia della Vita (Riding High). Sia Wayne, sia Crosby erano amici fraterni di Hardy. Laurel, invece, si rifiutò sempre di lavorare senza Hardy (ad eccezione di un breve cinegiornale del 1951 che non ricordano in molti – ci sarà un motivo – dove Stan è il giudice di una gara di nuoto per bambini, ma molto probabilmente l’ha fatto proprio per non scontentare quei bambini).

 

 E c’era davvero l’accusa che Laurel pretendesse troppo da lui?

Beh, nell’ultimo Tour, del 1954, Oliver stava male, ma non credo che avrebbe fatto qualcosa se non avesse voluto farlo davvero. Stan sapeva bene come calibrare le gag in scena per rispetto alla salute dell’amico.

 

 Le campane che in Irlanda li accolgono al suono del Cuckoo Song è un fatto reale, ma come si colloca tutta questa vicenda con quella italiana di Atollo K? Stanlio e Ollio non verranno in tournée in Italia, ma vi faranno visita e con accoglienze di pubblico enormi. Avviene prima, dopo o durante la tournée raccontata nel film?

I due fatti non sono collegati. Stan e Oliver vennero in Italia a promuovere Atollo K, un film che non era ancora stato girato (sic!), nel giugno del 1950. Fu il loro unico viaggio in Italia. Le riprese dovevano iniziare quell’estate in Francia, ma la produzione (una società Franco-Anglo-Italiana, che si faceva forte del loro successo post-guerra) era così improvvisata e disorganizzata da avere già i protagonisti sul set, senza che fosse stato stabilito il calendario delle riprese e con una sceneggiatura che faceva acqua da tutte le parti. Così, non sapendo quali scene girare, piuttosto che tenere Laurel & Hardy fermi a Parigi, i produttori decisero di mandarli in promozione in Italia! Intanto anche molti attori, previsti nel film, avevano dato buca. Totò aveva rifiutato, Fernandel venne sostituito dal suo “sosia” Max Elloy, e Walter Chiari, dopo aver partecipato al tour promozionale ed essere stato ritratto con la coppia in numerose foto a Roma, non fece il film e venne sostituito dal torinese Adriano Rimoldi.

 Tornando a Roach, c’è una battuta molto cattiva di Stan Laurel che fa intendere ci siano rapporti di simpatia verso Mussolini e un’irritazione per questo di Laurel. Non è un po’ forzata questa separazione tra Roach simpatizzante del fascismo e Laurel antifascista? Sappiamo che in Italia Stanlio e Ollio vi arrivano per loro stessa volontà. Decidono loro come chiamarsi in italiano, e realizzano un film ambientato in Italia, Fra Diavolo, tra i più noti.

Beh, in realtà, né Roach era “simpatizzante” per il regime fascista, né Stan era “antifascista”. Il secondo era apolitico per sua scelta, in quanto personaggio comico buono per ogni pubblico. A Roach Mussolini interessava in quanto capo del governo italiano. L’Italia, infatti, era uno dei paesi in cui Stanlio e Ollio avevano più successo commerciale e quindi …come poteva Roach non adorare un paese che gli fruttava tanto? Mussolini era fan della coppia (lo dichiarò il jazzista Romano Mussolini in una nota trasmissione TV) e dato che Vittorio Mussolini si occupava di Cinema (era direttore della rivista omonima), venne avanzata la proposta di realizzare dei film di Laurel & Hardy in coproduzione con l’Italia. Il successo di Fra Diavolo fu ovviamente uno dei motivi scatenanti della proposta. Si pensò di andare in quella stessa direzione e di produrre con loro un film basato sul Rigoletto, come testimoniano i giornali dell’epoca. Venne anche creata la società di produzione, la RAM (Roach and Mussolini) ed esistono dei cinegiornali che, raccontando il viaggio di Vittorio Mussolini in America, mostrano quest’ultimo incontrare proprio tutte “le Simpatiche Canaglie”, da Spanky ad AlfaAlfa. Insomma, Roach la vedeva come al solito… da produttore! Le simpatie dell’Italia verso la Germania del Reich tuttavia fecero saltare l’accordo, ma dovettero fare pressioni su Roach, dovendo lui per questo pagare delle penali. Dunque andandola a vedere nel contesto della sceneggiatura, la battuta in questione cerca soltanto di sottolineare il fatto che Roach fosse un produttore “spregiudicato”, “taccagno” e “parvenu”. Un’altra strizzatina d’occhio a chi conosce i “fatti”.

 

 Tu hai anche recentemente aiutato la riscoperta di un piccolo film di pupazzi animati, evidentemente autorizzati da Stanlio e Ollio…

In realtà non credo abbiano pensato a chiedere l’autorizzazione! Infatti nel film i due personaggi (che fanno il verso sempre a Fra Diavolo) non vengono chiamati Stanlio e Ollio oppure “Cric e Croc” (il nomignolo sostitutivo) ma ….Fric e Froc! Stiamo parlando de I Quattro Moschettieri, un lungometraggio del 1936 realizzato con le marionette della famiglia Colla di Milano e basato sull’omonima trasmissione radiofonica di Nizza e Morbelli, nota in Italia per aver creato il fenomeno del “merchandising”, con una vera e propria “febbre” per la ricerca della rarissima figurina del “Feroce Saladino”, un pezzo introvabile che serviva a completare una raccolta a premi della Perugina. È stata pura fortuna ritrovarlo in una copia 16mm pressoché perfetta, ma con un principio di sindrome dell’acetosi (una malattia dei film che li rende poi inutilizzabili) in uno dei due rulli e consegnarlo per la sua conservazione alla Cineteca di Milano. I film rari dovrebbero sempre essere conservati da gente esperta e strutture attrezzate; non ci si può né ci si dovrebbe improvvisare in questo. Tuttavia ci sono ancora oggi collezionisti che nascondono le pellicole sotto il materasso pur di averle solo loro; non sono consapevoli del fatto che questo materiale è delicato e che rischiano di distruggerlo definitivamente. Non basta un semplice riversamento in formato digitale per “salvarlo”. Spero in futuro che tutti possano far riferimento alla nostra associazione per questo, sia per capire cosa hanno tra le mani, sia per essere consigliati su dove consegnarli e con quale tutele.

 

 Personalmente ho apprezzato il tono basso nel riprodurre la coppia comica. Il film accenna soltanto all’inizio al loro talento in scena, poi vedendoli in declino si giustifica l’ineguagliabile confronto per chi ha riso con loro sul grande o piccolo schermo. Come per ogni comico il confronto con la resa teatrale è ancora più ingeneroso e le cronache ci raccontano che questo valeva anche per Stanlio e Ollio, ovviamente nei paesi di lingua anglofona. Le loro tournée negli USA, prima della Seconda guerra mondiale, di certo non dovevano avere quel tono stanco e di memorabilia di quella mostrata nel film. Questo non leva lo straordinario lavoro di Steve Coogan e John C. Reilly, ma alla fine il loro lavoro è più nel far immaginare cosa fossero i due comici, anziché tentare di farli rivivere.

Sì, il loro lavoro (e quello dello sceneggiatore) è stato quello di riprodurre alla perfezione il rapporto tra i due, fuori dal set. E questa è la cosa più reale che è stata raccontata nel film, e per questo tutti i fan non hanno storto il naso alla luce delle numerose libertà prese sui “fatti reali”. Basta andare a prendere qualche cinegiornale, qualche filmato rubato dietro le quinte (anche in quegli anni di tour), per vedere come Laurel & Hardy avessero realmente quel rapporto di intesa immediata, e si fossero scoperti grandi amici quasi per caso e con loro stessa sorpresa, stando fianco a fianco durante i tour, recitando e improvvisando per tutto il tempo. Far vedere nei titoli di coda i veri Laurel & Hardy, come giudici di un concorso o in visita in qualche monumento, è stato un azzardo ma anche una scommessa vinta.

 

 È noto che Alberto Sordi esordisce proprio come doppiatore di Oliver Hardy e che fu lui a invertire il gioco di tonalità tra i due comici, dando quelli bassi a Ollio. Non ho visto la versione doppiata del film e lo farò per rendere omaggio al lavoro tuo e degli altri soci di “Noi Siamo le Colonne”. Quali curiosità ci puoi raccontare?

Non è stato Alberto Sordi a inventare il gioco di tonalità. Sfatiamo questo mito! Come diciamo anche che non è stato Alberto Sordi a “scrivere le parole” della nota canzone Guardo gli Asini che volano nel ciel, in realtà intitolata A Zonzo e scritta da Morbelli e Filippini, Morbelli, lo stesso autore de I 4 Moschettieri di prima. Immaginiamo la situazione. Siamo circa nel 1938. Un giovane completamente sconosciuto, Alberto Sordi, che è stato rifiutato dall’Accademia Silvio D’Amico perché parlava “come la gente”, si presenta alla MGM per il provino del doppiaggio di Oliver Hardy. Come poteva Sordi avere potere decisionale in merito? Come poteva avere possibilità di inventarsi un testo per il doppiaggio non conoscendo una sola parola d’inglese? Impossibile. La realtà, meno romanzata, è che fu una semplice scelta del direttore del doppiaggio dell’epoca, che Sordi riferì in un’intervista televisiva essere Franco Schirato. Il nostro Albertone venne provinato sia per la voce sia per il canto; e per sua fortuna Sordi nel canto se la cavava bene, dato che era stato voce bianca per il Coro della Cappella Sistina (o almeno così ha dichiarato). A questo aggiungiamo che aveva una voce da basso sì, ma giovanile, quindi non bassissima come provò invece ad avere nei film successivi. Questa concomitanza di fattori gli fece avere la parte. Quella voce ben si adattava al corpo di Hardy, pur non essendo “uguale” all’originale. Per Laurel invece venne richiamato Mauro Zambuto, figlio di Gero Zambuto, anche lui regista e direttore di doppiaggio. Per scelta del direttore, fece la voce del personaggio tutta di testa; Stan Laurel in originale faceva la voce sottile solo quando rideva o piangeva, ma per l’Italia di allora quella non era la scelta più azzeccata. Abbiamo avuto una tradizione di “voci” che dovevano collimare con certe “facce” e certe “corporature”, tradizione che seguiva anche Federico Fellini. Questa tradizione fu seguita anche per “il grasso” Ollio e “il magro” Stanlio. Gli accenti “sbagliati”, invece, furono invenzione degli stessi Laurel & Hardy. Un’invenzione inconsapevole, ma che accentuò la loro comicità. Questo perché quando era appena stato inventato il sonoro, non esisteva ancora il doppiaggio. Come fare per vendere i film di Stan e Oliver negli stessi paesi in cui venivano venduti i loro film muti? I due furono in qualche modo “costretti” a rigirare i film “parlando” in tutte le lingue: innanzitutto spagnolo per i paesi dell’America Latina, ma poi anche francese, tedesco e infine italiano. Dovendo parlare lingue di cui non conoscevano nemmeno una parola, Stan e Ollie leggevano la pronuncia “fonetica” dei dialoghi scritti su dei grossi “gobbi” posti dietro o accanto la macchina da presa. Leggendoli a casaccio gli accenti venivano messi nei punti più strani rendendo il film ancora più comico (Stupìdo, Incredibìle!). Si trattava di un Italiano, un Francese, uno Spagnolo bislacco, con accento inglese. Fu così che in tutta l’Europa Stan e Oliver vennero conosciuti per la loro pronuncia. Inventato il doppiaggio, la MGM tentò di farli parlare “normalmente”, ma il pubblico si era divertito tanto guardando i film già dialogati da loro che reclamò a gran voce quella pronuncia.
Quindi, come fu il pubblico a decidere che Stanlio e Ollio dovessero lavorare insieme, così fu il pubblico che decise come dovevano parlare… e a Stan andava bene così!
In virtù di tutto questo, il doppiaggio di Stan & Ollie ha creato tutta una serie di problematiche per risolvere le quali la distribuzione Lucky Red, ha deciso – fortunatamente – di seguire i nostri consigli, in particolare quelli di Stefano Cacciagrano e miei, che abbiamo revisionato i dialoghi in sala di doppiaggio.
Innanzitutto la scelta delle voci dei protagonisti. Dovevano essere come quelle “originali” di Laurel & Hardy? O come quelle “italiane”? E come avrebbero dovuto parlare? Normalmente o con l’accento inglese? Ma quando sentiamo parlare un attore non vogliamo sentire, anche quando è doppiato, sempre la stessa voce? Woody Allen non è per tutti solo Oreste Lionello? In virtù di quest’ultima constatazione, il direttore del doppiaggio designato da Lucky Red, Rodolfo Bianchi, ha deciso di confermare le usuali voci dei due attori Steve Coogan e John C. Reilly, ossia i bravissimi Angelo Maggi e Simone Mori, ora giustamente premiati. Nel frattempo Coogan e Reilly avevano reso praticamente identiche le loro voci a quelle originali di Laurel e Hardy, con gli stessi difetti e lo stesso ritmo cadenzato della pronuncia delle parole. L’effetto era di totale sovrapposizione.
Sapevamo già che in Italia non abbiamo mai sentito Stan Laurel parlare con la voce “bassa”, o pronunciare frasi senza accenti all’inglese o senza parole buffe. Ma i Laurel & Hardy della “vita reale” anche se doppiati in italiano non potevano parlare “strano”. Né potevano avere la tonalità delle voci invertite sin dal primo momento, perché la cosa sarebbe risultata alquanto artificiosa, sia per chi conosce la coppia anche nella versione originale inglese, sia per lo stravolgimento che questo avrebbe creato nei confronti delle voci “ufficiali” degli attori Coogan e Reilly. Avremmo potuto sentire senza storcere il naso John C. Reilly parlare con la voce di un “imitatore di Alberto Sordi”?
A questo punto abbiamo consigliato alla distribuzione di fare in modo che, almeno nei momenti in cui i due attori erano “in parte comica”, i due doppiatori avessero una sonorità la più simile possibile a quella cui eravamo abituati, in modo da ricreare quella connessione col pubblico, voluta dal film e dal regista, che altrimenti si sarebbe persa del tutto. Perché la cosa funzionasse è stato necessario il controllo meticoloso dei dialoghi, per cui sono state utilizzate frasi “già note al pubblico” come “due piselli in un baccello”, o ancora “ecco un altro pasticcio in cui mi hai cacciato”, ecc. ecc., per cui mi sento di ringraziare ancora una volta il bravissimo dialoghista Marco Bardella.
Insomma, Lucky Red ha supportato la nostra idea e fortunatamente la cosa sembra aver funzionato…

 

 La vostra associazione è una sezione di quella internazionale fondata dallo stesso Stan Laurel. Ho letto il vostro Statuto ed è il più divertente che si possa immaginare… Problemi ancora a depositarlo?

Eh, sì. Difficile depositare ufficialmente uno statuto che consiglia per ogni singolo punto di bersi un cocktail.

 

Scherzi a parte, oltre al film tu e i soci dell’associazione siete reduci da un lavoro filologico di traduzione e note critiche dell’unica biografia autorizzata dallo stesso Stan Laurel. In questa edizione critica avete corretto in nota molte informazioni e dettagli perché il testo risaliva al 1961. Quanto il libro è frutto o contribuì esso stesso alla riscoperta della coppia comica?

Lo stesso libro di A.J. Marriot da cui è tratto il film non sarebbe mai esistito senza Mr. Laurel & Mr. Hardy. Quindi tutto parte in realtà da qui. È stato fondamentale per la riscoperta della coppia nei paesi anglofoni, e se anche in Italia è servito ora a qualcosa, vuol dire che siamo riusciti nel nostro intento perché l’edizione italiana risale al novembre 2017 ed è stato subito un successo, nei primi posti come strenna natalizia. Prima dell’arrivo del film eravamo giunti già alla quinta edizione, quindi siamo stati una spinta per il successo di questo nelle sale! Poi l’editore Sagoma ha deciso di ristampare il libro una sesta volta, in collaborazione con Lucky Red, con questa copertina speciale in cui, incredibile ma vero, Coogan e Reilly sono nella stessa posizione di Laurel & Hardy nella copertina originale, creando tutto un gioco di rimandi tra i due doppi. Io avrei riempito dieci pagine, ma per fortuna l’editore mi contiene e ci sono i giusti rimandi tra film e realtà. In merito invece al lavoro critico, siamo partiti dalla ristampa americana aggiornata al 1985, riportando tutte le variazioni e i motivi dei cambiamenti tra le diverse edizioni, ben cinque sino al 2003. Inoltre, dato che nel frattempo sono state scoperte numerose altre cose, abbiamo inserito moltissime note esplicative e di traduzione. Così, ad oggi, la nostra edizione italiana del libro di McCabe è la più aggiornata e la meglio documentata. Davvero incredibile se pensiamo che arriviamo ultimi, ma una bella soddisfazione se pensiamo che in altri paesi ci sono tanti “biografi” che si limitano a saccheggiare il McCabe anziché tradurlo, come abbiamo preferito fare noi. Non si può dire la stessa cosa se confrontiamo l’offerta al pubblico dei film. In questo caso è l’Italia a fare saccheggio e a non offrirli al meglio.

 

 Voi da anni state contribuendo alla riscoperta di Stanlio e Ollio in Italia e il film, a sua volta, è la conferma che qualcosa si stava già muovendo nel mondo. A cosa pensate sia dovuto questo naturale interesse del pubblico per una coppia comica che sembrava dimenticata?

Io non credo che Laurel & Hardy siano mai stati dimenticati né in Italia né in Europa (sicuramente mai in Germania!). Si pensa al contrario che siano così vicini a noi da credere che siano “gratis”, per tutti, a disposizione dell’umanità. Invece, ci tengo a dire che l’Italia è l’unico paese del mondo a non aver avuto un’edizione decente e restaurata in home video dei loro film. Questo perché essendo stati gli Hal Roach Studios una compagnia indipendente, che dopo la distribuzione con MGM e United Artists è rientrata in possesso dei diritti del proprio materiale, non è mai esistita di fatto una Major del cinema che si è preoccupata di collazionare tutto il loro materiale anche in lingua italiana. Quando l’attuale avente diritto, la CCA, società che opera per tutta l’Europa (e che in qualche modo fa capo all’erede ideale di Hal Roach), se n’è occupata, ha avuto accesso solo a materiale scarso o incompleto, oppure è stata consigliata dalle persone sbagliate al fine di produrre materiale che poi è stato saccheggiato dalla pirateria (sia online, sia su youtube). Questo li ha completamente dissuasi dal tentare di riproporre il lavoro. Spero che il successo del libro, questo film, e la nostra presenza sul campo possa favorire un cambiamento positivo da questo punto di vista.

 

Io spero che il film aiuti a scoprire un libro che è un esempio eccellente di storiografia del cinema e al contempo di curatela editoriale, grazie non ultimo a chi, come Benedetto Gemma, s’impegna non solo nella ricostruzione storica, ma anche nel lavoro di ricerca dei patrimoni filmici.