Visions du Réel: l’amore cheyenne nel Non Western di Laura Plancarte

Non Western di Laura Plancarte (in Concorso a Visions du Réel on line) è una storia d’amore identitaria, scritta sulla linea di confine tra mondi separati che devono confrontarsi con le proprie culture prima di trovare la loro unione. C’è Thaddeus, un cheyenne del Montana, uomo quieto e inamovibile come una montagna, che ha intrapreso una via di pacata indipendenza dalla sua comunità, ma non intende rinunciare alla sua cultura e ai segni che la tengono viva nella realtà. È per questo che impone fermamente a Nanci, la donna che ama e che vuole sposare, il rito nuziale della tradizione cheyenne. Nanci, che non è amerindia, non è contraria, ma nutre una certa resistenza perché vive la cosa come un’imposizione e soprattutto come la cornice nella quale è tenuta anche la visione della vita di coppia di Thaddeus: la sua resistenza a farle mantenere il lavoro di insegnante che porta avanti con tanta passione e una concezione monolitica del ruolo della donna nella famiglia, legata alla visione del suo popolo. È in questo scenario che si muove la documentarista messicana Laura Plancarte, delineando in Non Western una sorta di dramma familiare che mette alla prova uno scenario tutto sommato piuttosto comune, in cui però la questione di genere diventa lo specchio che riflette la questione culturale dei nativi d’America. La suggestione fornita dall’ambientazione ai margini della grande America si riverbera nell’immaginario da vecchia Frontiera col quale il film gioca sin dal titolo.

 

 

Ma la regista lo lascia confluire nel rapporto paritetico che riesce a ottenere tra l’approccio documentario, garantito da una notevole capacità mimetica rispetto ai vissuti dei protagonisti, e quello più immediatamente rappresentativo, garantito dalla messa in scena. Laura Plancarte sa infatti avvolgere in una sottile ma ben sensibile patina finzionale lo sviluppo narrativo di questa love story: il confronto dinamico tra i due protagonisti è osservato con partecipazione, cercando le vibrazioni emotive e cavalcandole per domare l’aspetto più immediato della messa in scena. Indubbiamente l’apporto di Nanci risulta più coinvolgente, perché è su di lei che il film costruisce le variazioni tematiche del dialogo tra amore, dedizione e tradizioni culturali. Mentre Thaddeus risulta un punto fermo che si problematizza solo nel confronto con la figura materna, sorta di totem identitario cheyenne. E infatti è proprio nella parte centrale del film che Non Western trova il suo cuore pulsante, quando la coppia si reca nel villaggio cheyenne e si confronta con l’anziana madre indiana e con il sacerdote (mai ripresi in viso dalla regista). È qui che si gioca l’equilibrio di un film che sa rendere con precisione sia la storia d’amore e le problematiche da affrontare per giungere all’happy ending. Linea del resto comune a tutto il cinema della Plancarte, che già nei precedenti Hermanos – Sinlings e Tierra caliente si era confrontata con storie d’amore incastrate in conflitti di culture, mondi e identità.

 

 

 

Non Western

 

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