Valérie Lemercier: Aline guarda da lontano Céline Dion

Nota in Italia soprattutto come attrice, Valérie Lemercier ha scritto (con Brigitte Buc), diretto e interpretato un biopic su Céline Dion, presentato fuori concorso a Cannes: Aline è un progetto a cui ha pensato fin dal 2016 quando René Angélil, il marito della cantante è morto: ” volevo fare un film sul suo mondo, ma mi rendevo conto che mi era impossibile entrare nella dimensione privata di un’artista tanto straordinaria. Il problema l’ho risolto quando ho compreso che avrei dovuto allontanarmi per avvicinarmi meglio…” Per Lemercier è il sesto film da regista e il resto del cast è rigorosamente composto da attori quebecchesi, mentre la Lemercier è doppiata sulle canzoni da Victoria Sio, celebre per essere tra le interpreti del musical Le Roi Soleil. Aline, pronto dal 2020, uscirà nelle sale francesi il prossimo 10 novembre.

 

Céline Dion
La ammiro molto, non mi annoia mai. Qualsiasi cosa si veda di lei, a qualsiasi età, è sempre divertente, anche le cose tristi riesce a trasformarle in spettacolo, è estremamente affascinante. Céline non ha visto il film, se fossi in lei non so se mi precipiterei a vederlo perché ha perso i suoi cari ed è una persona proiettata in avanti. Sa che può vederlo quando vuole. Non l’ho incontrata, avevo la possibilità di farlo all’ultimo concerto di Bercy a cui sono andata, ma l’avrei vista due minuti tra due porte, sarebbe stato frustrante e a cosa sarebbe servito? Mi sono detta che farlo senza di lei – anche se siamo con lei sempre perché abbiamo letto e visto talmente tante cose – era più sensato, ma sogno fin dall’inizio il momento in cui vedrà il film. Spero le piacerà vedendo la cura che tutti abbiamo messo per valorizzare lei, la sua vitalità, la sua comicità. Sono sempre stata interessata alla coppia Céline-René perché hanno riso molto insieme e non c’è nulla di più bello che vedere un marito che ride alle battute della moglie.

 

L’uscita rimandata
Ho un motto che non è mio, ma di Shakespeare: «Ciò che non può essere evitato, va abbracciato», quindi penso che se l’uscita del film non fosse stata rimandata a causa della pandemia, oggi non saremmo a Cannes, quindi aver aspettato è stata una grande fortuna. Finché il film non è uscito faccio fatica a dedicarmi ad altro, quindi è stato un po’ più lungo del solito, ma mi ha permesso di mettere ordine in casa.

 

 

L’attesa
Rivedendomi noto sempre qualcosa che non va, qualche problema di accento quebecchese… Stamattina qualcuno mi ha detto che non ballo abbastanza e mi sono subito detta che potrei aggiungere qualche scena, ma non si può più, è vietato. Per fortuna c’è un momento in cui finalmente il film incontra il pubblico

 

Il cast quebecchese
Per quanto riguarda Sylvain Marcel (che interpreta il marito Guy-Claude, ndr) l’ho trovato come molte donne che cercano marito su Internet. Ho cercato tra gli attori ma anche tra i cantanti quebecchesi, gli animatori, gli sportivi e non saltava fuori nulla, poi ho digitato comici e mi sono imbattuta in una foto di Sylvain che ricordo benissimo. Successivamente ho visto un sacco di cose sue, i suoi film, ma è proprio la sua foto che mi ha colpito perché lo sguardo è molto diretto. Lo stesso è successo per Roc Lafortune, che interpreta il padre. La madre era un personaggio fondamentale è quella che ha più battute, è lei che conduce la barca, che decide, ed ero in crisi, non l’avevo trovata. Ho richiamato la direttrice del casting dicendole non abbiamo Sylvette lei ha convocato nuovi provini, sono venuta forse per otto ore a Montréal e quando ho visto Danielle Fichaud ho avuto subito la sensazione che fosse lei quella che cercavo, mi ha conquistata in un attimo. L’abbiamo scelta e l’ho chiamata al telefono per darle la notizia dicendo: «Pronto, mamma?» e Danielle si è messa a piangere all’altro capo del filo e anch’io. Lo stesso giorno ho incontrato Pascal Desrochers che interpreta la sorella Jeannette, un legame molto forte tra le sorelle e con il fratello. In fondo è anche un film sulla famiglia e sulla famiglia quebecchese.

 

Lemercier regista
Non utilizzo il combo, voglio sempre stare davanti ai miei attori quando li dirigo e che non ci sia nulla tra loro e me. Ho questo ricordo del mio esordio, nella serie Palace di Jean-Michel Ribes, in cui il regista era accanto alla macchina da presa e rideva… forse è per il piacere che ho provato a sentire il regista così contento e divertito, ma da allora non voglio essere in un’altra stanza, sono molto spettatrice dei film che dirigo e credo che ciò che preferisco nei film è quando un attore pensa di aver recitato bene. Sul set di Aline gli attori erano molto coinvolti, raramente ho visto persone così poco attaccate al telefono, così contente di essere lì. Mi piacciono le scene in cui i personaggi sono insieme senza ingannare con il montaggio perché è lì che il legame si crea.