La sfida e la storia di 1000eunanotte Edizioni

Nel 2017 ha preso forma il progetto della cooperativa 1000eunanotte Edizioni. I fondatori erano Aldo Tanchis e Roberto Casalini, poi è arrivato Marco Bacci, infine una dozzina di soci. I primi libri sono usciti nella primavera del 2018. Roberto Casalini spiega che la linea editoriale:”privilegia scritture altre rispetto al mainstream, e ripropone testi laterali o insoliti: avevamo iniziato con un recupero di fantafemminismo di fine 800 (Ma dove sono gli uomini. Mizora, una profezia di Mary E. Bradley Lane) e un libro del re degli hobo (Coast to Coast con Jack London di Leon Ray Livingston) e le scelte possono essere di volta in volta diverse per approccio narrativo (il libro sulle serve della Carrano, A sinistra in fondo al corridoio), per sperimentazione (Gli artificiali di Marco Bacci) o al contrario per immediatezza (Garatti con il suo Vasco andata e ritorno). Non c’è scelta a priori, siamo come quegli chef che propongono la cucina del mercato, affidandosi alla spesa della giornata, per garantire freschezza”. In un momento disastroso per l’editoria 1000euna notte ha deciso di regalare dei libri. Per Casalini il claim Forse profetico, sicuramente gratuito fa riferimento: “allo stato delle cose: il gratuito è il nostro contributo allo stare in casa (I racconti di Gli artificiali e il romanzo di Aldo Tanchis L’anno senza estate, si possono tirar giù gratis da bookrepublic.it, da quasi tutti i portali oppure scrivendo a info@1000eunanotte.it.) Il profetico è nei temi: Gli artificiali sono strapieni di tecnologie (esistenti e no) simili a quelle che in questi giorni servono a comunicare dalle quarantene. L’anno senza estate è profetico nel rapporto catastrofe/economia, perché racconta un’estate in Sardegna senza sole. Senza sole perché (come le cronache del 2010 ci avevano già raccontato) l’esplosione di un vulcano asiatico può innescare un effetto farfalla nel mondo: il cielo si oscura, la terra si raffredda, le stagioni cambiano, l’estate non viene, il sole non c’è, i clienti non arrivano. Cosa può fare un istruttore di diving, se oltre al crollo metereologico ed economico deve affrontare anche il ritorno del passato, sotto forma di una donna amata e della quale non riesce a ricordare il volto?” Per la raccolta Gli artificiali abbiamo sentito Marco Bacci.

 

 

 

 

 

A proposito del tuo Gli artificiali: si tratta di racconti usciti su Wired. Li hai rivisti, come hai scelto l’ordine di pubblicazione e che impatto hanno sul lettore uno dopo l’altro e non diluiti com’erano sulla rivista?

Roberto Casalini, che ai tempi lavorava a Wired mi aveva chiesto di pensare sotto forma di racconto a come le app stavano cambiando la nostra vita. Non era stata rivolta solo a me, infatti l’esito fu un numero estivo di Wired, Racconti incredibili (come le Amazing Stories di Hugo Gernsback), che raccoglieva 12 autori curati da Alan D. Altieri Altieri (lui, io, Valerio Evangelisti, Nicoletta Vallorani, Tullio Avoledo, Licia Trois, Marco Malvaldi, Gianluca Neri, Vittorio Zambardino. Bruce Sterling George R.R. Martin). Il mio racconto era quello del Papa che scopriva la app per cambiare il finale dei film. Lì si chiamava A5UL1, cioè ASULI: acronimo di As You Like It in linguaggio Leet. Nel libro è diventato Come vi piace. Dopo il racconto per Wired ci avevo preso gusto e mi ero sbloccato (non pubblicavo dai tempi di Supervita). Scrissi per il mio piacere almeno 25 racconti, forse qualcuno di più. Li facevo leggere a Roberto. Quando è stata fondata 1000eunanotte ne abbiamo pubblicati 23. Al momento di metterli in ordine mi resi conto (li avevo riscritti tre o quattro volte ciascuno), che in apparenza quasi tutti avevano al centro una app che cambiava la vita del protagonista (per modificare un corpo, per entrare nei sogni, per entrare nei libri, per vivere vite virtuali, per inseguire residui di immagini dal passato, per identificare gli alieni eccetera) e alla fine, a parte qualche scherzo letterario (ma mica tanto) erano storie d’amore, quasi sempre dolorose. Non ero andato troppo lontano dal tema dell’orologio per aggiustare le occasioni perdute di Giulia che mi sfugge: che infatti era nato come racconto e poi allargato a romanzo. Ed ero più a mio agio sul passo corto di Supervita.

 

In un periodo di quarentena con vista sul virtuale c’è un che di profetico nel tuo libro…

Di profetico negli Artificiali c’è lo stato d’animo della quarantena, la solitudine alleviata o peggiorata dalle app: gli Artificiali sono gli infelici che hanno bisogno di (o sono dipendenti da) una protesi per aggiustare (o semplicemente abitare) la loro esistenza. La quarantena interconnessa sulla rete appare -dipende dai punti di vista- l’elogio delle resistenza in vita grazie alla tecnologia o un terribile carnevale di sfoghi narcisisti e paranoici. Nei casi peggiori una narrazione di bugie disperate, un medioevo di fake superstiziose in risposta alla paura.

 

Oggi le app paiono la soluzione per tutto, scuola, lavoro, amicizia, in Gli artificiali suonano un po’ sinistre. Non ci dobbiamo fidare?

Le app di Gli artificiali suonano un po’ sinistre? Sì, le app sono protesi tecnologiche, macchine, risposte a bisogni, attrezzi, come un cacciavite. Sembrano imparentate più con la magia che con la meccanica perché questo è il bello dell’elettronica agli occhi del profano. Con un po’ di fantasia (non troppa) potrebbero rovinare le vite. Ma la realtà, se sollecitata, è sempre più veloce della fantasia: basta vedere la tv ai tempi del contagio: schizofrenica tra l’alleviare l’attesa e il bisogno parossistico di riempirla. La app più ambita oggi potrebbe essere una macchina che suggerisca in microsecondi a politici e tecnici risposte brillanti durante apparizioni tv a distanza e cambi al volo le versioni precedenti.