Se non avete ancora visto la retrospettiva “Studio Azzurro, immagini sensibili” ospitata a Palazzo Reale, a Milano, fino a domenica 4 settembre, avete ancora poche ore per ripensarci. Forse i 35 anni di installazioni multimediali e interattive che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea potevano meritare un allestimento più coraggioso e meno enciclopedico (fin troppo ricco di monitor e cuffie per rivedere le opere originali), ma di certo, se anche non siete grandi esperti dei percorsi d’avanguardia sperimentati fin dal 1982 dal trio Fabio Cirifino, Paolo Roa e Leonardo Sangiorgi con Stefano Roveda, a nostro avviso ci sono almeno due motivi per non perdere gli ultimi giorni di allestimento. E sono entrambi svelati a fine mostra.
Il primo è Che memoria scricchiolante avremo, la videoinstallazione che, all’interno di Meditazioni Mediterraneo, riprende i materiali raccolti da Studio Azzurro tra il 2009 e il 2010 in Siria e li rivede con gli occhi consapevoli di oggi, accompagnandoli con una poesia struggente del poeta palestinese Khaled Soliman Alassiry. Il secondo è l’opera conclusiva, pensata su misura per questa retrospettiva milanese e inserita nella serie dei Portatori di storie, un format frutto di 20 anni di ricerca tecnologica e antropologica che racconta i territori tramite le persone che li vivono. Si tratta di Miracolo a Milano, un’installazione ispirata alla scena finale dell’indimenticabile film di Vittorio De Sica. Il risultato è semplicemente poesia. Nella decadente Sala delle Cariatidi, il visitatore si ritrova in un mondo parallelo in cui riflettersi e riflettere, con uno spicchio di cielo perfetto per ritrovare la speranza attraverso la relazione con gli altri, anche e soprattutto se emarginati. Inutile tentare di spiegare di più: decidete voi se vale la pena di vivere l’esperienza di un piccolo miracolo contemporaneo.