Il “pasto nudo” della sconfitta in Collective di Alexander Nanau su IWONDERFULL

La tragedia del Collective è legata alla cronaca del 30 ottobre 2015 quando a Bucarest, nel locale omonimo ritrovo della gioventù cittadina, per cause accidentali divampò un incendio. Furono 63 i morti alcuni periti nell’immediatezza, altri in ospedale nei giorni successivi. Ma come in una tragedia dentro l’altra, per alcuni di essi le ustioni provocate non costituirono direttamente la causa del decesso. In alcuni casi, infatti, queste persone morirono per le infezioni batteriche, che aggredirono le loro ferite, causate di una cattiva disinfezione dei luoghi, delle strumentazioni e degli stessi degenti. Le immagini raccapriccianti che attraversano i nostri sguardi di spettatore restano indimenticabili. Il film-documentario di Alexander Nanau – visibile su Iwonderfull – per la sua struttura potrebbe essere, se fossimo in una fiction, uno spin-off di quel drammatico fatto di cronaca. Ma invece il film è fatto dai personaggi reali della vicenda e Nanau segue l’inchiesta giornalistica di Cătălin Tolontan che indaga sulle morti sospette di molti ustionati dall’incendio. La sua indagine, per lui giornalista di Gazeta Sporturilor di Bucarest, diventa ragione della sua vita e dei suoi stretti collaboratori, portandolo sulle tracce del titolare dell’azienda che forniva i disinfettanti agli ospedali della capitale rumena. Tolontan scopre che per moltiplicare i profitti, con la complicità della politica e degli apparati burocratici, i disinfettanti venivano più volte diluiti, tanto da renderne inefficace il potere di sanificazione. Il terremoto che l’inchiesta provoca, gli arresti, i presunti suicidi, effetto conseguente dell’avere aperto quel vaso di Pandora, porta ad un nuovo assetto e ad un nuovo governo nazionale. Gestire il presente all’ombra di quel passato di corruzione sarà il compito di Vlad Voiculescu, nuovo e giovane Ministro della Sanità componente del governo tecnico destinato a gestire la transizione fino alle nuove elezioni. Il film di Nanau lentamente ci porta a riflettere a quali modelli di governo si possa pensare per una mutazione del pensiero politico e quanta fatica costi sradicare un pensiero opposto, inveterato e refrattario alla trasformazione. I dubbi del giovane Ministro Vlad faranno vacillare la sua onesta volontà di mettere in piedi un sistema ripulito dalla dilagante corruzione e il risultato delle elezioni darà il colpo di grazia alle sue speranze. Forse tornerà in Austria a fare il medico.

 

 

 

Collective è un film di indagine che sa farsi thriller inatteso e originale, uno spaccato impietoso degli effetti della corruzione politica, un film che quindi ci riguarda e del quale sappiamo comprendere i sotterranei intrecci e i suoi manifesti effetti. Nanau è un regista poco più che quarantenne ha finora lavorato soprattutto per la televisione rumena e il suo film, destinato sicuramente anche a questo media, ha un taglio eminentemente televisivo, ma la caratteristica non ne scalfisce la qualità, né riduce il suo potenziale di efficacia comunicativa. Il criterio, in fondo, è quello di un instant movie che come ogni predecessore, e ce ne sono tanti nella storia del cinema, mette in discussione ogni rituale messa in scena, sapendo fare affidamento perfino su quella banalità del quotidiano che ristabilisce le distanze, accorciandole, tra i cittadini e l’autorità ministeriale. Così accade anche nella visione del film tra il pubblico e lo stesso Ministro, colto più volte nel suo semplice approccio alla politica vissuta faticosamente come impegno di cittadinanza e non come esclusivo esercizio di potere. Ma dall’altra parte il giovane Vlad, che con l’andare avanti del film ne diventa il protagonista, rispetto ai fatti narrati diventa la lente, lo sguardo scelto dal regista per filtrare i fatti, laddove il coraggioso giornalista Tolontan ne è stato l’ispiratore.Al di là pertanto di ogni giudizio sui fatti e sugli esiti di un’indagine che ha portato a scoprire non solo la dilagante corruzione nel sistema della sanità rumena – questioni che purtroppo in Italia conosciamo perfino troppo bene – Collective diventa un film sull’esplorazione della coscienza di chi senza scrupoli mette in pericolo le vite altrui. La diluzione dei disinfettanti, infatti, non ha riguardato solo gli ustionati del club, ma riguardava anche il presente e il passato di altri degenti negli ospedali di Bucarest.

 

 

Nanau sa stare addosso a questa indagine, ne delimita i tempi, ma ne amplifica la portata restituendo davvero quel senso di collettività che dovrebbe ispirare l’agire politico, portando ad esaltare la normalità di Vlad che in fondo sta solo facendo il proprio onesto dovere, ma davanti a tale disprezzo di ogni senso di responsabilità perfino questo diventa un atto eroico. Ogni speranza si infrangerà, come in fondo accade dentro altri e più vicini confini, con i risultati delle elezioni che restituiranno alla Romania lo stesso personale politico sotto la cui egida la corruzione ha prolificato. Collective diventa un thriller senza assassino, un film sulla mutazione del potere e sulla sua riciclabilità infinita, un frustrante racconto senza lieto fine, un altro atto mancato che traduce l’impotenza e la coazione a ripetere, ne sappiamo qualcosa dalle nostre parti, un killing act per citare Oppenheimer. È in questa prospettiva differente che forse sta il pregio del film, laddove abbandona lo sguardo di denuncia per raccontare il tramonto di ogni speranza di mutamento, per offrire quel “pasto nudo” della sconfitta e mostrare la vergogna, se non l’orrore, di doverlo raccontare.