Fabiano ha la pelle dura segnata dalla fatica. Pagano poco il suo ottimo formaggio? Domani andrà meglio. Ha il sorriso forte e lo sguardo vivo; se cade, si rialza senza dare la colpa agli altri. Guarda avanti anche se il futuro non è chiaro, resiste al tempo anche se questo ha un passo più veloce del suo, insiste a fare i conti con la propria storia non rinnegandola ma inseguendo quella dignità che lo caratterizza, condizione in cui si trova per scelta nonostante i fallimenti, i giudizi e le paure che bussano alla porta delle sue notti. Perché le mucche danzano sul tetto della sua malga e lo sfondano, rappresentazione di un’inquieta ricerca che non ha nulla a che fare con l’ostinazione romantica di chi ritiene di non avere nulla da perdere ma con l’assunzione di una responsabilità in bilico tra pace e dannazione di chi ha investito tutto se stesso e, forse, pure qualcosa di più. Vincitore della prestigiosa Genziana d’oro, il film di Aldo Gugolz restituisce allo spettatore l’immagine di una montagna per nulla convenzionale e accomodante, lontana da una visione stereotipata e conciliante, immune da qualsiasi forma di lirismo teso più a nascondere che a mostrare.
Fabiano è perseguitato da incubi. Sono il riflesso della sua vita come erede della piccola azienda agricola del padre, in una valle isolata della Svizzera meridionale. Possiede cinquanta capre e otto mucche, e sta facendo del suo meglio per continuare a produrre lo speciale formaggio d’alpeggio fatto dai suoi genitori hippie negli anni 80. Ma niente va come dovrebbe… È pieno di debiti, la malga che affitta per l’estate è fatiscente, e la vendita del formaggio di capra non più redditizia. I suoi pensieri tornano a un incidente mortale occorso l’anno precedente a un lavoratore clandestino macedone. La sua morte lo perseguita, perché sente di esserne almeno in parte responsabile. Fabiano non è esattamente nella situazione ideale per formare una famiglia, ma sarà presto padre. La sua ragazza Eva è incinta, e spera di realizzare il suo sogno di una vita semplice circondata dalla natura e dagli animali. Anche stanotte le mucche danzeranno sul tetto è un film che fotografa l’asprezza dell’alta montagna attraverso le sue bellezze e le sue quotidiane contraddizioni, che ruota intorno alle opportunità che la vita offre e nega, non mancando di sottolineare l’importanza dei legami col passato. D’altra parte Fabiano è un uomo in ricerca che aspetta risposte affidabili dalla vita, alle soglie del nuovo ruolo di padre attraverso il quale rielabora la relazione con il proprio: angosce e sensi di colpa diventano così riflesso di una trasformazione umana che continua interpellare il passato. Come dichiarato il regista Gugolz: «Il mio intento è stato innanzitutto quello di convogliare gli eventi – anche tragici – che hanno caratterizzato la vita di Fabiano prima e durante il periodo delle riprese in una sottile, a tratti sospesa narrazione, cercando di dare allo spettatore la possibilità di percepire ciò che sta dietro, ciò che è invisibile agli occhi». Così, dopo le Ande e il Caucaso, all’edizione 2021 del Trento Film Festival il Gran Premio rimane sulle Alpi: «In quella stessa natura dove qualcuno cerca la resurrezione, altri trovano la morte – ha dichiarato il presidente Mauro Leveghi. Il film porta a riflettere con consapevolezza e profondità sul tema spinoso dell’eredità familiare e della possibile emancipazione dalla stessa».
Il film di Gugolz guarda con onestà ai rapporti tra le generazioni e sembra porsi di continuo un amaro interrogativo: quante persone vivono davvero una vita che hanno scelto in maniera libera? «La generazione di cui fa parte (ma questo è un discorso che potrebbe valere per tutte le generazioni venute dopo grandi stravolgimenti storici) – ha dichiarato il regista – è nata in un mondo che non ha potuto scegliere, sul quale non ha potuto esercitare praticamente alcun peso. Sentirsi intrappolato nella propria esistenza, vivere su un crinale sottile in cui tutto può precipitare da un momento all’altro. Questa è la storia profonda che soggiace dietro ciò che è visibile, dietro la realtà che ho filmato. È un sentimento, un tema del quale il mio protagonista non parla in maniera diretta. La pressione che si porta sulle spalle mi è sempre sembrata palpabile, ma mentre le ragioni esterne di questo stato d’animo sono evidenti, non altrettanto si può dire di quelle che lo tormentano dall’interno, anche a causa del suo carattere introverso che non lo spinge a parlarne a voce. Come non parla direttamente delle ragioni che lo hanno portato a restare, ad accettare senza apparente ribellione – pur essendone consapevole – l’eredità che gli hanno lasciato i suoi genitori hippy. E ora anche lui si appresta a diventare padre a sua volta…»Tra nebbia e pioggia, nascita e morte, il film esplora con grande attenzione la fragilità del vivere immergendosi all’interno della vita di una remota valle periferica della Svizzera italiana. Una regione segnata da una natura potente e selvaggia, sul finire degli anni 70 ripopolata da una generazione di giovani capelloni neo-rurali provenienti dalla Svizzera tedesca pronti a sperimentare utopie e nuove forme di vita sociale. Alcuni raggi di sole illuminano la valle. Il film si chiude sull’alba di un nuovo giorno. Nulla è finito, tutto ricomincia.
ANCHE STANOTTE LE MUCCHE DANZERANNO SUL TETTO ( COWS ON THE ROOF ) by Aldo Gugolz [Film trailer] – 2020 from Ticino Film Commission on Vimeo.
Il film è disponibile online sul sito www.trentofilmfestival.it fino al 17 maggio.