Jeff Beck (nato nel 1944 a Londra) è stato un musicista preparato e fantasioso e un incredibile dissipatore di occasioni e talento. Ha avuto una carriera pazzesca, lunga e alterna, con picchi e qualche caduta (gli album degli ultimi anni sono trascurabili e spiace che ci abbia lasciato dopo una doppietta come 18 con Johnny Depp e Patient n.9 con Ozzy Osbourne). Ma gli si perdona tutto perché per oltre cinquant’anni ha imposto il suo stile bollente e ha influenzato moltissimi musicisti e generi, andando oltre la storia del rock. Giustamente considerato uno dei migliori chitarristi della scena inglese, Beck ha dato uno storico contributo agli Yardbirds (nei quali arrivò per sostituire Clapton) in album come For Your love (1965), Over Under Sideways Down (1966). Nel ’67 lascia gli Yardbirds, poi incontra Ron Wood e Rod Stewart e mette in piedi un gruppo strepitoso che firma due capolavori come Truth (1968) e Beck-Ola (1969). Dopo un incidente d’auto, propone in Usa una nuova versione del Jeff Beck Group con fior di musicisti come Max Middleton e Cozy Powell, ne vengon fuori due album imperdibili come Rough & Ready (1971) e Jeff Beck Group (1972). Nuovo scioglimento nel ’72 con Beck che chiama i fidati Bogert e Appice che uscivano dai Vanilla Fudge e dai Cactus. Niente di memorabile anche se Beck, Bogart & Appice si ascolta volentieri. Per ripartire ha bisogno di Max Middleton, Phil Chenn, Richard Bailey. Si apre il periodo degli album strumentali che miscelano rock, jazz e un po’ di funky (Blow by Blow, 1975 e Wired, 1976).
Nel ’75 fa rumore il suo rifiuto di entrare nei Rolling Stones in sostituzione di Mick Taylor (“Sarei diventato ricco, ma non felice”). Negli anni seguenti Jeff Beck si conferma solista di altissimo livello e di inesauribile vitalità accumulando collaborazioni con, fra gli altri, Jon Bon Jovi, Les Paul, Cyndi Lauper, Roger Waters (Amused to Death), ZZ Top, Carlos Santana…In queste ore tutti i grandi lo hanno ricordata da Jimmy Page (“Il guerriero a sei corde non è più tra noi per farci ammirare l’incantesimo che sapeva tessere intorno alle nostre emozioni mortali…”) a Rod Stewart (“Era uno dei pochi chitarristi che dal vivo mi ascoltava davvero e reagiva a come cantavo…”), da Ron Wood (“uno della mia band of brothers ha lasciato questo mondo e mi mancherà tantissimo. Lo voglio ringraziare per i giorni del Jeff Beck Group, alla conquista dell’America…”) a Mick Jagger (“Abbiamo perso una persona meravigliosa e uno dei più grandi chitarristi al mondo…”).