Leisha Camden non dorme mai. Un intervento d’ingegneria genetica l’ha resa un’Insonne, un essere umano potenziato che non ha bisogno di sonno, non invecchia e grazie alle proprie doti intellettuali è in grado di raggiungere vette di sapere e di successo escluse alle persone normali. L’intervento, voluto da suo padre, ha distrutto la sua famiglia e le ha fatto sperimentare sulla propria pelle l’invidia degli esseri umani privi del potenziamento e condannati a una vita normale, a cui sono preclusi gli agi e i traguardi degli Insonni. Leisha si associa a quelli come lei formando una comunità che, pur conscia della propria situazione, non è esente da lotte intestine che non di rado si risolvono in maniera niente affatto conciliante. Nel corso degli anni, gli Insonni compiranno il loro destino. La trilogia dei mendicanti (Urania Mondadori – Mendicanti di Spagna, Mendicanti e superuomini, La rivincita dei mendicanti, Pag. 1355, euro 12,90) di Nancy Kress, vale un lungo applauso alla redazione di Urania che, con questo balenottero che contiene ben tre volumi, torna a rendere disponibile un romanzo di altissimo valore, una di quelle costruzioni letterarie magari non troppo rifinite a livello di stile ma la cui struttura imponente, unita a una rara densità concettuale, mette in secondo piano la caratterizzazione non sempre ottimale di alcuni personaggi in favore di una letteratura in cui a brillare sono le idee. L’intento di Kress è dei più ambiziosi: dare vita a un’alternativa che, in termini di riflessione, stia fra l’anarchismo collettivista dell’Ursula K. Leguin di I reietti dell’altro pianeta e il fondamentalismo liberista di Ayn Rand.
Pur non riuscendo a rimanere perfettamente al centro, ma probabilmente non era questa l’intenzione, lo sbilanciamento dell’autrice piuttosto a favore di Rand non le impedisce di afferrare con forza i due coni del dilemma e di considerarne le contraddizioni quanto i punti che rendono validi i due sistemi di pensiero. Per affrontare un’impresa tanto impegnativa Nancy Kress imbastisce un’opera poderosa, una grande narrazione in tre parti che racconta l’origine e il destino cosmico di una specie utilizzando la fiction come strumento di pensiero con un’efficacia raggiunta da pochi romanzieri. Le riflessioni presenti nella trilogia mettono in gioco tanto a livello culturale mettendo in gioco le basi di una visione del mondo, quella americana, che su determinati presupposti getta le basi di un’intera società, sviscerando i meccanismi che sottendono a scelte politiche e culturali che influenzano il mondo, sia nel presente che, probabilmente, ancora a lungo nel futuro. Presa nel suo insieme la trilogia è sì poderosa, ma anche ponderosa nel senso che la lettura della Trilogia dei mendicanti non è certo facile, l’autrice non concede nulla al lettore in termini di dinamismo ed emozioni a buon mercato optando piuttosto per uno stile, un ritmo e una struttura che rispecchino la profondità di analisi ricercata, e ottenuta, con una saga che se la gioca bene con tanta letteratura più blasonata ma, di fatto, meno solida in termini di contenuto. La Trilogia dei mendicanti non è soltanto un progetto ambizioso, ma una scommessa riuscita al punto che si può permettere di essere ostica quel tanto che basta per selezionare all’ingresso i propri lettori settando fin da subito un livello elevato di dibattito.