L’irriducibile Roger Waters di This Is Not A Drill – Live from Prague The Movie di Sean Evans

I  live di Roger Waters in versione solista sono da sempre spettacolari, visionari, pregnanti e monumentali, oltre che fortemente politici. Ancora più di tutti gli altri, lo sono quelli realizzati nel tour This Is Not a Drill (Questa non è un’esercitazione), svoltosi da luglio 2022 a dicembre 2023, con cui l’artista britannico, ex bassista e autore dei Pink Floyd, ha alzato a dismisura l’asticella non solo in termini di grandiosità scenografica, ma anche di caratterizzazione sotto il profilo politico. Dal materiale girato in particolare durante uno di tali concerti, quello tenutosi a Praga il 25 maggio 2023, il filmaker Sean Evans – già in cabina di regia in occasione di precedenti performance watersiane, come The Wall Us + Them – ha ricavato un’opera che riproduce con qualità assoluta la sontuosa messa in scena dello show, addirittura offrendo una prospettiva di inedita completezza che dal vivo non era possibile conseguire, a prescindere dalla posizione occupata (chi scrive può renderne testimonianza diretta, avendolo visto due volte, al Mediolanum Forum di Assago e all’Unipol Arena di Bologna). Con una regia non solo funzionale, ma a suo modo creativa, Evans ha infatti trattenuto le intense emozioni trasmesse dal live, sollecitando i diversi sensi, in quello che voleva essere (ed è stato) l’urlo potentemente indomito di Waters contro l’indifferenza.

 

 

Tanto da metterci in apertura un’avvertenza, di quelle che non ammettono dubbi né mezze misure: “Se siete tra quelli a cui piacciono i Pink Floyd, ma che non sopportano le mie posizioni politiche, andatevene pure affanculo al bar qui accanto”.  Difficile che questo documentario musicale, in Italia distribuito da Nexo, possa replicare il successo di Pink Floyd: Live at Pompeii di Adrian Maben, che dalla sua ha l’epica e l’aura leggendaria alimentate dalla dimensione collettiva non ancora incrinata dalle liti, che sarebbero infine sfociate nella rottura del gruppo e nelle battaglie legali successive; ma sul piano estetico, e su quello del montaggio (anche sonoro), si tratta comunque di un lavoro di qualità sopraffina. Su un palco costruito in modo da lasciare al centro una (cangiante) struttura a croce (con il pubblico disposto sui quattro lati), trovano posto dei led che ospitano corpose scritte, giusto corredo per un concerto da leggere, oltre che da ascoltare e guardare. Dentro il quale ci sono composizioni di lancinante bellezza (perlopiù del periodo pinkfloydiano, più raramente di quello solista), selezionate per esplicitare filosofia e visione del mondo di Waters: in primis l’idiosincrasia per il potere che mente ed opprime (richiamando l’Orwell di 1984 La fattoria degli animali, quest’ultimo anche principale fonte d’ispirazione per Animals) e la voglia irresistibile di abbattere muri, ciò che Waters ha fatto davvero attraverso la musica, anticipando cadute reali di epocale portata.

 

 

Ma ci sono anche le posizioni su Palestina e Israele (che precedono l’escalation avviata con l’attacco del 7 ottobre 2023), su Russia e Ucraina, sugli Stati Uniti, sulla pandemia da Covid-19, che lo hanno talvolta reso oggetto di censure e boicottaggi (come in Polonia e, in misura minore, in Germania) o fatto entrare in polemiche sanguinose, come quella violentissima con Polly Samson, moglie dell’antico e mai amato compagno d’avventure David Gilmour). Senza dimenticare i ricordi personali che inglobano con disinvoltura il “crazy diamond” Syd Barrett e ignorano bellamente il resto della band. D’altronde, umiltà, (auto)ironia e senso del limite non sono mai state di casa con Waters, che ha tuttavia sempre tirato dritto a prescindere, convinto che siano gli altri a doversi adattare a lui e non viceversa. Quando metti in vetrina brani di pura magia come Wish You Were Here, The Wall o perfino Sheep – che sembra scritta apposta per mettere alla berlina le “bestie” della politica mondiale contemporanea – qualche pretesa la puoi anche avanzare.