L’ Isis è uno stato mentale. Califfato – La serie tv Netflix che racconta la radicalizzazione

Siria, anno 2015. Pervin è la moglie di Husam, un foreign fighter che dalla Svezia l’ha portata a Raqqa insieme alla figlia piccola Latifah per unirsi all’ISIS. Pervin non vuole che la bambina cresca nello Stato Islamico e riesce a entrare clandestinamente in contatto con Fatima, un’agente dei servizi di sicurezza svedesi, a cui chiede aiuto per fuggire. Fatima viene a sapere che l’ISIS sta pianificando un attentato proprio a Stoccolma e costringe Pervin a spiare le attività del marito per ottenere informazioni di cui ha disperatamente bisogno per ottenere un successo che la redimerà da errori passati che le hanno fatto perdere credibilità sul lavoro. Il gruppo di Husam è in contatto con il misterioso Viaggiatore, il coordinatore dell’attentato in Svezia che, per la sua cellula terroristica, recluta adolescenti disagiati. Fra questi ci sono Sulle e Kerima, due amiche che imboccheranno la via della radicalizzazione. Califfato è una serie TV svedese creata da Wilhelm Behrman che unisce la riflessione politica a una trama fondamentalmente crime, un thriller con qualche momento d’azione che sintetizza piuttosto efficacemente il percorso umano che porta giovani occidentali a fare una scelta radicale come quella della jihad. Un percorso di rifiuto e di forte insoddisfazione a più livelli, spesso dovuto a un background difficile ma non sempre: Sulle inizia il suo percorso indossando un hijab che fa infuriare il padre, un musulmano con un buon impiego, ben integrato nella società svedese, che va su tutte le furie di fronte alle scelte religiose della figlia. Kerima, al contrario, è figlia di un reduce ceceno che le rende la vita un inferno, per lei è ben più facile cedere alle lusinghe del Viaggiatore.

 

 

Pur evitando un’inconcepibile apologia delle posizioni dell’ISIS, Califfato evita i manicheismi a buon mercato tratteggiando con una sintesi efficace la fragilità di chi sceglie la jihad contrapposta al cinismo calcolatore con cui Fatima gioca una partita pericolosa nel combattere il terrorismo cercando di ricavarne un tornaconto professionale sulla pelle di Pervin e degli svedesi che rischiano la vita in un possibile attentato. La trama di Califfato è ben costruita, la parte thriller è funzionale senza eccellere e senza rubare la scena a un contenuto forte trasmesso in maniera asciutta e senza scadere nel melodramma, forse un paio di forzature si potevano evitare ma nell’economia dell’opera non gravano eccessivamente. Se si fosse trattato di un thriller puro, forse la serie avrebbe risentito di un ritmo non sempre altissimo, ma il lavoro sui personaggi e alcuni momenti molto toccanti compensa ampiamente un prodotto interessante che ci dice qualcosa di scomodo su quella che ci piace pensare come la più evoluta delle società.