Se ne è andato il 6 settembre, uno degli ultimi mostri sacri del cinema d’Oltralpe. 88 anni compiuti lo scorso 9 aprile, in 60 anni di carriera ha recitato in più di 80 film. I giornali francesi hanno immediatamente reso omaggio a quello che, come lo ha definito il presidente Emmanuel Macron, «era patrimonio nazionale» che «resterà per sempre Le Magnifique» (dal titolo del film di Philippe de Broca, in italiano Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo). A Belmondo verrà reso un omaggio nazionale presieduto dallo stesso Macron agli Invalides giovedì 9, mentre le esequie si terranno venerdì 10 alla chiesa di Saint-Germain-des-Prés. Non appena è trapelata, la notizia è subito rimbalzata sui siti delle maggiori testate che hanno reso omaggio per tutta la giornata al grande attore (arricchendosi nella giornata odierna). Solo sui tre principali quotidiani ecco le reazioni a caldo:
Libération ha titolato il ricordo «La vita è Bébel», ripercorrendone la carriera in un best of dal titolo «Belmondo in 10 film», oltre a recuperare un’intervista rilasciata al quotidiano nel 1985 e a riproporre la reazione dell’amico Alain Delon che a Europe1 si dice «distrutto» e le reazioni dei lettori. Disponibile anche l’editoriale comparso oggi nella versione cartacea dal titolo «Belmondo, la permanente spensieratezza».
Le Monde ha immediatamente predisposto una diretta (che si è conclusa alle 20:22) per rispondere alle domande dei lettori, mentre l’homepage del sito ripercorreva la carriera della «vedette popolare», «la scomparsa di una star francese» soffermandosi sulla sua carriera teatrale tardiva, riproponendo un’intervista del 1984 in cui l’attore affermava di non aspettarsi una carriera duratura, il suo percorso dalla Nouvelle Vague alle scene senza controfigura, un video con le battute cult, l’omaggio del mondo culturale e politico politico. Oltre all’immagine in prima pagina di oggi del «ben amato», c’è un supplemento integralmente dedicato a Bébel.
Anche Le Figaro che oggi ha dedicato la prima pagina a «l’asso degli assi» (dal titolo del film di Gérard Oury) ha ripreso la reazione di Delon, proponendo un confronto con il rivale ideale, ripercorrendo gli inizi della sua folgorante carriera che lo hanno poi fatto diventare «un’icona della Nouvelle Vague», soffermandosi sulla sua «aria popolare», sulla sua instancabile energia che lo faceva lavorare «senza rete» e lo rendeva «il re e il buffone della commedia». Spazio anche alle dieci battute indimenticabili del ragazzaccio della Nouvelle Vague e sulle donne della sua vita.