Accolti da un’ovazione in sala stampa al Festival di Cannes, Cate Blanchett, Rooney Mara e Todd Haynes hanno illustrato la genesi e le difficoltà di un progetto che per il regista ha il respiro di un romanzo storico:” mi interessava il clima sociale e non degli anni Cinquanta, le speranze dopo la fine del conflitto mondiale, l’affacciarsi della Guerra fredda, uno snodo fondamentale della storia americana. La televisione, i giornali e il cinema sono state le fonti che ci hanno permesso di fare rivivere un’epoca Di regalare allo spettatore un’immersione visiva totale negli anni ’50 raccontati da Patricia Highsmith”. Haynes e Cate Blanchett avevano già lavorato insieme in Io non sono qui. L’attrice ha raccontato le basi della loro nuova collaborazione e come si è rapportata con un personaggio così stratificato e contraddittorio.
Le sfumature
Conoscendo Todd e il suo metodo di lavoro dai tempi di Io non sono qui sapevo che avrebbe creato un approccio teatrale che ci avrebbe semplificato il lavoro e ci saremmo calati in un universo, una comunità perfettamente ricostruita. Tutto molto suggestivo e di grande ispirazione. Questo ci ha permesso concentrarci sulle sfumature, sulle allusioni, sul non detto, sull’intimità…
Il diritto di essere se stessi
Non penso a questa storia come a una battaglia politica a favore dell’amore lesbico. Credo che queste due donne – la mia Carol signora borghese quarantenne e la giovane commessa Therese (Rooney Mara) – esprimano soltanto il diritto che tutti abbiamo di mostrare quello che veramente siamo. Le scene d’amore e di nudo? Non mi hanno imbarazzato: il mio lavoro è quello di disegnare personaggi veri, in cui ci si possa riconoscere e identificare in senso universale.
Il corpo
Un corpo ce l’abbiamo tutti e l’amore lo facciamo tutti alla stessa maniera. Trovo la scena erotica bellissima e fortissima, ma non in quanto tale. Lo è perché serve a far sì che tutte le donne che non sono lesbiche ritrovino comunque qualcosa di sé nel personaggio. Che si confrontino con l’attrazione, con il desiderio. E questo indipendentemente dalle scelte sessuali, o del mostrare il proprio corpo davanti a una macchina da presa. Questa storia d’amore è, come tutte, una storia di dipendenza assoluta: la mia Carol ha l’onore del titolo, ma la protagonista è Therese. La storia è raccontata attraverso i suoi occhi, il mio personaggio è visto attraverso di lei. Therese ha bisogno di questo amore per crescere, per cambiare, per diventare se stessa.
Ecco, in fondo si tratta di una vera e propria dipendenza: lei non può fare a meno di Carol perché senza di lei non crescerà mai, non si realizzerà mai. Per me l’amore è questo. Non possiamo non essere dipendenti dall’altro quando ci innamoriamo, perché solo tramite lui diventiamo noi stesse. Ci permette di cambiare. A questo serve l’amore: deve essere una dipendenza che ci rende libere.