Laurent Garnier: Off the Records di Gabin Rivoire, il grande rivoluzionario del XX secolo

Sperimentare, intuire, creare. Scovare nuove forme, sovvertire la tradizione, anticipare i tempi. Osare il cambiamento. Il sentimento che ha guidato per trent’anni Laurent Garnier facendolo diventare uno dei dj più apprezzati del mondo, se non addirittura il più grande, traspare con forza nell’efficace lavoro di sintesi realizzato da Gabin Rivoire. Il film del trentaseienne regista francese è un mix che coniuga con equilibrio la passione viscerale di Garnier per tutti i generi musicali, le tappe di quel percorso artistico che da pioniere della techno lo ha portato a essere riconosciuto simbolo della scena musicale dagli anni 80 a oggi ma pure opportunità per fare il punto sugli stimoli che trascinavano la generazione techno e della house music.  Il sorriso e la semplicità di Garnier, il talento e il suo amore per la musica traghettano lo spettatore in un intenso viaggio alla scoperta della sua vita privata (da figlio di giostrai a cameriere fino a conseguire il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore). Questa dimensione più intima rappresenta il nucleo del film che, infatti, si apre e si chiude in campagna, sulle immagini di un trattore mentre trasloca la sua collezione di vinili e cd (quasi sessantamila titoli) a dimostrazione del fatto che l’amore di Garnier per la musica è tradotto da una conoscenza maniacale e ossessiva, tipico di chi cerca ostinatamente la perfezione. Ma c’è dell’altro.

 

 

 

Laurent Garnier: Off the Records riesce a cogliere un altro elemento di interesse, per nulla scontato: lo spirito che, fin dalle prime occasioni maturate nei club più famosi d’Europa, ha contraddistinto la carriera di Garnier risulta la spinta che ha reso possibile l’ultima grande rivoluzione musicale del XX secolo. Così, intrecciando parole (le dichiarazioni dei colleghi dj con cui ha lavorato come Carl Cox, Jef Mills, Kerri Chandler, Manu Le Malin, Mr. Oizo, Pedro Winter, Derrick May, Lenny Dee, ma anche le testimonianze dell’ex Ministro della Cultura Jack Lang, produttori musicali e giornalisti), immagini d’archivio e filmati del recente tour mondiale, il film di Rivoire tende a celebrare la creatività di un artista ma pure a intercettare qualcosa di più ampio respiro che non si limita alla club culture dell’house music ma guarda oltre. C’è qualcosa di profondamente popolare e comunitario che sembra trascendere anche lo specifico di un movimento nato dall’incrocio di diverse sensibilità, in epoca di forti divisioni e sfrenato individualismo. Il film coglie tutto questo fermento culturale intrecciando aneddoti e pezzi di storia, dai successi nel leggendario club Haçienda di Manchester, alla ribellione dei rave, fino al Sonar Festival di Barcellona, al Bassiani in Georgia, i club affollati di Tokyo, Detroit, Berlino, i Daft Punk, Moroder, Donna Summer, il rave pride del ’98. Garnier è un visionario che è riuscito ad abbattere ogni forma di barriera generazionale, non annullando le differenze ma comprendendole. E il finale chiosa perfettamente il suo pensiero. «Perché mi sono buttato nella house music? Forse mi sbaglio ma penso davvero sia perché ero un grande amante della musica. Amavo la disco, il reggae, la new wave, il punk, il soul. E l’house e la techno sono l’essenza di tutto ciò, messo insieme. La musica house era quella che stavo aspettando».