Dek è uno Yautija, un alieno la cui cultura è costruita intorno all’onore, alla forza e alla caccia spietata data alle creature più pericolose dell’universo. Ma Dek è anche un debole, o almeno così lo giudica il padre che, di fronte alle sue lacune in combattimento, decide che deve morire. Il fratello, Kwei, sceglie invece di difenderlo anche a costo della vita per lasciargli il tempo di fuggire su un pianeta pieno di pericoli mortali per cacciare la creatura che gli permetterà di essere considerato un degno membro del suo clan: il Kalisk. Durante la sua battuta di caccia Dek incontra alleati improbabili ma preziosi: una strana bestiola, piccola ma estremamente forte, e un androide della corporazione Weyland Yutani – che si trova sul pianeta con scopi tutt’altro che innocenti. Ci sono due personaggi sintetici: Thia e Tessa (entrambe interpretate da Elle Fanning), che incarnano in modi diversi la filosofia aziendale. Negli ultimi anni la saga di Predator ha vissuto una striscia positiva con un paio di titoli interessanti, Prey e Predator: Killer of Killers (entrambi diretti da Dan Trachtenberg). Il primo è un film dall’ambientazione storica intrigante che va a riflettere su alcuni temi affascinanti come la sopravvivenza sia a livello individuale sia a livello di civiltà, quella dei nativi americani, raccontati proprio sull’orlo del processo storico che li vedrà cadere in rovina. Il secondo film, d’animazione, è una storia divisa in più episodi con un ottimo ritmo, personaggi intriganti e un’alta qualità a livello visivo.

Predator – Badlands prosegue sulla via del predecessore portando avanti la lore della saga, in particolar modo nel suo intrecciarsi con l’universo narrativo di Alien attraverso la presenza della Weyland Yutani in cerca, non a caso, di armi biologiche. Qui la compagnia gioca un ruolo significativo nell’economia del film ma anche la società degli Yautija viene approfondita seppur quel tanto che basta senza svelare un dettaglio di troppo. Il risultato di quest’operazione tuttavia convince poco. Certo, il film è godibile e scorrevole con una buona dose di scene d’azione divertenti e un ritmo piuttosto elevato, tuttavia non lascia granché alla fine della visione. La caratterizzazione dei personaggi è piuttosto banale, già vista e per certi aspetti prevedibile così come lo è la regola della pistola di Čechov applicata qui con la precisione telefonata di un compitino formalmente corretto. Anche la scelta delle armi, che per un personaggio come un Predator sono fondamentali perché sono uno degli elementi che lo rendono iconico, vengono banalizzate, in tal senso particolarmente noiosa è la scelta della spada come arma principale, e alle volte risultano involontariamente comiche, come l’arco senza frecce che spara lampi di energia. Certo, non si tratta di un brutto film, alla fine ci si diverte e la visione non è spiacevole ma rispetto Prey e Killer of Killers, che hanno arricchito in qualche modo il franchise, quest’ultimo lavoro di Dan Tratchenberg rimane piuttosto piatto e sotto tono, sciapo e ricco di elementi già visti. Se non altro l’universo narrativo di Predators, al contrario dell’ambientazione di Alien, non è compromesso da un eccesso di informazione che lo va a snaturare essendo stati gli sceneggiatori sempre un passo indietro evitando di rivelare particolari inutili e dannosi per il fascino del franchise.


