Ermanno Olmi e l’essenza delle cose

Per ricordare Ermanno Olmi proponiamo stralci di interviste sui primi anni della sua carriera registica tratte da Vie nuove, Schermi, Bianco e Nero, L’avventurosa storia del cinema italiano (Feltrinelli) a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi.

 

 

I film della Edison

La iniziativa cinema della Edison era nata da un’attività semi dopolavoristica: io organizzavo la filodrammatica e avevo proposto una sezione cine-fotografica per riprendere, come scusa, manifestazioni dopolavoristiche, gare di sci dei dipendenti, e cose di questo genere. In un secondo tempo avevo allungato il tiro con un allargamento alle attività lavorative della società, e in particolare ai grandi cantieri di montagna dove si costruivano le dighe. Smisi così di fare l’impiegato d’ordine e venni distaccato soltanto a questa attività, e dopo alcuni documentari naturalmente mordevo il freno. Feci Il tempo si è fermato configurandolo come un documentario, ma in realtà si trattava di un film vero e proprio, pur se di metraggio ridotto, e in qualche modo un pochino li avevo ingannati, facendoli trovare di fronte al fatto compiuto. Mi ero portato dietro su questa diga a 2500 metri un piccolo gruppo di persone che si erano formate nell’attività cinematografica precedente con me, dei colleghi del tutto estranei al “mondo del cinema”, e con loro il periodo di lavorazione fu un periodo bellissimo. Il film costò in tutto 18 milioni. Con quel film il periodo delle mie esperienze documentaristiche finiva, e credo che finiva anche un periodo storico, per tutti. Evidentemente avvertivo questa necessità di un dialogo tra generazioni, un dialogo che già si era rotto sotto la spinta delle nuove condizioni di vita. Il vecchio legge Cuore, il giovane studia economia e alla radio ascolta musica rock, ma ancora un dialogo tra loro c’è, il giovane sa ancora ascoltare e imparare dall’esperienza del vecchio. Forse proprio perché sono così isolati, distanti dalla città. Poi questo dialogo diventerà sempre più difficile, il ragazzo del Posto non ha tempo per fermarsi ad ascoltare, il tempo non si ferma più. Un dialogo fra generazioni ricomparirà solo nell’Albero degli zoccoli, ma tra il vecchio e la nipotina, e in un contesto storico e culturale lontano, lontanissimo dall’oggi.

 

Il posto

Mentre Il tempo si è fermato è stato girato con tutti i crismi del “cinema” anche se non sembra (cinemascope, sceneggiatura, mai una ripresa con macchina da presa a mano, per esempio) già nel Posto cominciavo ad essere più sciolto; ci sono riprese con la macchina a mano, la sceneggiatura non è stata sempre rispettata, ma ci sono forse alcune piccole furbizie per catturare lo spettatore alle quali più tardi ho rinunciato del tutto, così come ho inunciato alla sceneggiatura e a una struttura del racconto prestabilita. I miei film più “rosselliniani” vengono dopo Il posto, e dovevano piacere di meno anche per questo. Il posto è stato indubbiamente favorito dalla mia conoscenza di Milano e dell’organizzazione aziendale. Questi luoghi dove il potere c’è ma non sempre si può definirlo bene, perché è sfuggente, complesso e tuttavia incombe. Ma ogni personaggio ne è preso; forse anche il ragazzo del film, accettando una certa logica, diventerà un anello del potere, e chi può dire dove finisce e dove comicia il potere in una società come la nostra? Tutti possiamo essere persecurtori e perseguitati, sul lavoro, a casa, dovunque. Il posto è un film di solitudine, non c’è più la comunicazine dei personaggi pur diversissimi tra loro del Tempo si è fermato, è un film dove l’individuo è isolato e si isola, non osa rompere il cerchio, accetta tutto per la sicurezza della tana, della sopravvivenza, può essere disposto a tutto…

 

La nascita della 22 dicembre

La buona accoglienza ottenuta da Il posto convinse i dirigenti a fare una società a parte che non figurasse come Edison, Appunto la 22 dicembre. Questa società avrebbe dovuto produrre sia documentari sia film, ma senza la preoccupazione di fare il documentario industriale, che in realtà era solo una sorta di carosello pubblicitario per le aziende ma approfondendo i temi del lavoro attraverso i documentari, mentre col cinema a a soggetto la 22 dicembre avrebbe dovuto non fare il cinema commerciale, come normalmente inteso, bensì del cinemache in qualche modo si accostasse senza pregiudiziali commerciali alle problematiche del nostro tempo, e anche qui, in particolar modo, quelle del lavoro. Il primo contratto che io feci fare ancora come Edison fu con Tullio Kezich per una sceneggiatura intitolata Il lavoro! Questo avrebbe dovuto essere il primo film della 22 dicembre ma poi io invece andai in Sicilia e feci I fidanzati.

 

L’industria e I fidanzati

Feci I fidanzati in Sicilia proprio perché era nata in quegli anni quella nuova e visionaria prospettiva di industrializzazione del Sud, con tutte le problematiche che il Sud comportava. Intendevo polemizzare indirettamente con una certa tendenza della cultura italiana che era invece più attenta alle prospettive e ai piani programmatici di una certa classe politica. So di avere una formazione diversa da quella che normalmente ha l’operatore culturale, avendo vissuto direttamente in prima persona, sia il passaggio dal mondo contadino al mondo operaio, sia la trafila del mondo operaio e tutte le problematiche di questa categoria sociale. Stavo alla Edison e avevo vissuto negli snni del dopoguerra il grande momrnto di euforia comprensibile ma esagerata nei confronti dello sviluppo industriale, così senza nessuna arroganza intendevo avanzare i miei privati ma leciti sospetti su questa totalw fiducia nell’economia e nell’industria come toccasana di tutti i mali di una società. Nei Fidanzati vengono introdotti questi dubbi, preoccupazioni nei confronti di uno sviluppo industriale non sufficientemente ragionato in tutti i suoi aspetti, primo fra tutti quello umano. Quando si va in un paese della Sicilia come Priolo, vissuto per migliaia di anni in una atmosfera da mondo contadino “classico”, completamente isolato da tutto il resto, e si pretende di trasformare questa gente, sempre vissuta in quel tipo di realtà, nel giro di 15 giorni con quattro lezioni, in operai del Petrolchimico, questo non è solo un atto di violenza spregiudicato e assurdo, ma a lungo andare anche un calcolo sbagliato da un punto di vista economico, perché prima o poi lo scotto di queste trasformazioni forzate e repentine lo si paga. Poi si stupivano se questa gente quando pioveva non andava a lavorare! Ma c’erano millenni dietro questa consuetudine!

Avere diritto di parola

Per I fidanzati venni molto attaccato, proprio dalla stampa di sinistra, e qualcosa di quello che dissero mi fece molto male. Dicevano: “si vede che Olmi manca di quella cultura sufficiente per potere capire questo tipo di problematica”. E lì per la prima volta ebbi chiaro che una certa cultura fose a priori vincente sull’altra, vidi come la cultura di chi aveva studiato, affrontasse le cose attraverso sintesi di pensiero, anche importantissime, si considerasse più importante, legittimata a prevaricare, su quella di coloro che si erano formati attraverso rapporti diretti con gli eventi della vita. Questo prima mi addolorò, poi mi diede un enorme fastidio, ma infine cominciai a scuotermi da questo stato di soggezione in cui inizialmente mi venivo a trovare, dicendomi che io avevo diritto di parola come quelli che avevano studiato presso le accademie preposte a questo, con le loro ideologie ben organizzate e precise, domande e risposte.

 

Un film controcorrente

L’insuccesso di questo film mi mise molto in crisi, ma mi spinse a perseverare sulla mia strada, a rifiutare le concessioni al cinema ben fatto e alle ideologie prefabbricate. Certo era un film controcorrente: non si parlava dell’emigrazione Sud-Nord, ma di un operaio del Nord al Sud, e si parlava dei sentimenti di questo personaggio, del suo bisogno di comunicazione che diventa tanto più forte in quanto la cultura del sud è totalmente diversa dalla sua, e si parlava della sua rivolta privata, personale, dettata dal suo bisogno d’amore. Dopo la telefonata con la ragazza con cui finalmente il dialogo è ricominciato, anzi è cominciato veramente per la prima volta, lui resta lì a guardare la pioggia , come i bambini. torna anche lui bambino, si libera dello spettro della fabbrica.