Resta il finale un po’ malinconico di un regista che ha saputo amare e farsi amare dal cinema: Nonostante la nebbia, ultima pellicola firmata da Goran Paskaljević, scomparso a Parigi lo scorso settembre all’età di 73 anni, è un film che conferma soprattutto la qualità umana del suo cinema, quella sensibilità per le conseguenze della Storia, per la sofferenza delle genti che ha caratterizzato la sua carriera. Film minimo, semplice, ma indubbiamente sincero nel suo guardare con pietà e preoccupazione alle vicende del mondo: si apre e si chiude nella nebbia del titolo la storia del piccolo Mohammed, giunto in Italia dalla Siria, in fuga da un centro di accoglienza assieme a un ragazzo che ha salvato lui (ma non i suoi genitori) dal naufragio e che ora vorrebbe portarlo con sé in Svezia, ma alla fine ci rinuncia e gli dice di tornare indietro, al campo. A trovarlo di notte, addormentato a una fermata d’autobus, è Paolo (Giorgio Tirabassi), un ristoratore romano, che se lo porta a casa, dove ad attenderlo c’è sua moglie Valeria (Donatella Finocchiaro), musicista che fatica ancora a elaborare il dramma della perdita del figlioletto. Il seguito è storia nota, fatta di proiezioni sentimentali, di amore che margina le ferite e genera fantasmi di accoglienza e integrazione, uguali e contrari agli spettri di rifiuto e respingimento suscitati dalla realtà sociale. E allora Mohammed, che in realtà desidera raggiungere la Svezia dove si illude lo attendano i suoi veri genitori, resta sospeso tra il bisogno istintivo di Valeria di riempire il suo vuoto di madre, la prudenza di Paolo, che temporeggia cercando una soluzione legale a quell’accoglienza clandestina, e l’ostilità più o meno malcelata della società, di cui diventa emblema il comportamento di Luciano, fratello di Paolo, e della sua famiglia.
L’impianto drammaturgico è di costruzione puramente tematica, elabora la tesi con funzionalità didascalica a volte anche troppo dichiarata, alla quale Paskaljević aderisce con una immediatezza che nel suo cinema migliore ha in genere trovato una articolazione più complessa. La pulsione drammatica che scaturisce dalla realtà storica, per un regista come lui che, nato a Belgrado nel’47, ha studiato a Praga dove ha visto l’invasione sovietica, ha conosciuto la Jugoslavia e la sua dissoluzione, ha vissuto dalla parte dei Serbi il dramma balcanico, si è ritrovato a vivere e lavorare quasi apolide tra Belgrado e Parigi… Tutto questo fa sì che la carne viva della tragedia vissuta dalle genti sia qualcosa di autentico e concreto, sicché in un tempo come il nostro, in una Europa come questa, la parabola dei tanti Mohammed è qualcosa che preoccupa e occupa Paskaljević in maniera autentica e un film come Nonostante la nebbia, nella sua fragilità, resta quasi un testamento umano difronte al quale levarsi il cappello. I bagnini d’inverno, le polveriere, i tempi del crepuscolo e quelli dei miracoli, le Americhe degli altri, i tanghi argentini e gli Harry che diventano alberi sono la testimonianza di un cinema che guarda a Nonostante la nebbia e si riconosce nella sua immediata e concreta capacità di stare accanto all’umanità nel suo farsi storia con dolore. La fuga finale verso un altrove in cui ricostruire se stessi è probabilmente il punto di arrivo più adeguato non solo di questo film ma anche della carriera di un regista che ha saputo farsi apprezzare ed amare.
Il film è disponibile in streaming su Prime Video e su altre piattaforme VOD