Fino al 6 gennaio Il FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto propone al Negozio Olivetti in Piazza San Marco, la mostra di Gianni Berengo Gardin Venezia e le Grandi Navi a cura di Alessandra Mauro. Ventisette fotografie in un rigoroso bianco e nero, realizzate tra 2012 e 2014, che ritraggono il quotidiano passaggio delle grandi navi da crociera nella laguna di Venezia. Prima annunciata a Palazzo Ducale, la mostra ha dovuto cercare una nuova sede dopo che il lungimirante sindaco Brugnaro ha deciso che denigrava Venezia. Opera di uno dei più grandi fotografi italiani, le immagini costituiscono una testimonianza incontrovertibile dell’attualità veneziana: “ero turbato soprattutto dall’inquinamento visivo. Vedere la mia Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo, uno di quei suoi cloni in cartapesta come a Las Vegas mi turbava profondamente”. L’architetto Alessandro Scandurra che ha curato l’allestimento ha notato che:”Le grandi navi sconfinano e chiudono l’orizzonte delle fotografie di Berengo Gardin. L’installazione dialoga con lo spazio del Negozio Olivetti, progettato da Scarpa, e con le storiche macchine da scrivere. Un allestimento poco invasivo e rispettoso del progetto del grande Maestro”. Sono lunghi due volte Piazza San Marco e alti una volta e mezzo Palazzo Ducale: i nuovi “visitatori” di Venezia, le grandi navi da crociera che passano lungo il Canale della Giudecca e nel Bacino San Marco, e irrompono a scombussolare, anche solo nel momento del loro transito, l’abituale scenario cittadino.
Ad accompagnare la mostra c’è il libro edito da Contrasto (euro 19, pag.88) Venezia e le Grandi Navi, volume che desidera offrire un contributo per riflettere su queste “imponenti presenze” che sconvolgono non solo la scala urbanistica e architettonica ma anche l’equilibrio della città lagunare, così bella e così fragile. Il libro, nato da una collaborazione con il FAI, è completato da una conversazione di Gianni Berengo Gardin con Alessandra Mammì: un modo per ricordare il suo lavoro di fotografo e l’intenso rapporto che da sempre lo lega alla sua Venezia.