Istigazione alla commedia politica, forse un po’ snob e intellettualistica, ma pur sempre interessata a dire qualcosa sulla spiritualità dei lavoratori, in un mondo che anestetizza le coscienze di quello che un tempo si chiamava proletariato. Parliamo di Phantoms of July, titolo internazionale francamente becero del nuovo film del tedesco Julian Radlmaier, che in originale suona “Sehnsucht in Sangerhausen”, ovvero Sleepless in Sangerhausen. Titolo molto più appropriato per questa fiaba un po’ trasognata e ironicamente sognante, dove Sangerhausen è la cittadina della Germania dell’Est che ha ispirato Radlmaier: 25mila anime nella Sassonia, un passato minerario oggi disperso, di cui resta traccia nella montagna bruna che si staglia all’orizzonte come una piramide…
Il borgo ridente accoglie questa commedia astrattamente romantica, che distrae lo schianto sociale dei suoi personaggi, figure dolci e docili senza più classe sociale d’appartenenza e dunque senza più forza di rivendicare, costrette solo a lavorare per cercare di sopravvivere ai loro sogni. Novalis, che era più o meno di quelle parti, sognava il fiore azzurro, mentre le eroine di questa commedia dal passato minerario si fanno ispirare sogni di libertà da una pietra azzurra.

È quella che, nel prologo del XVIII Secolo, viene raccolta in un campo da Lotte, una servetta stanca di ramazzare nel palazzo del signore che sogna di scappare nella Francia della Rivoluzione. Quella pietra giungerà sino ai giorni nostri, nelle mani della sua pronipote di ennesimo grado, Ursula, che come lei strappa la vita ramazzando in un negozio di divani e servendo ai tavoli di un bar. Sogna anche lei un altrove, magari seguendo l’amore nato spontaneo e imprevisto per Zulima, una musicista di passaggio in città, che la cameriera accompagna in giro per Sangerhausen sognando un po’ di fuggire con lei. E mentre Ursula insegue lo spettro di quell’amore, per le stesse strade si muove con una telecamera e un braccio rotto Neda, che la sua fuga (da Teheran) l’ha realizzata, ma ora si trova senza un soldo in attesa di un permesso di soggiorno che le daranno solo se dimostra di aver lavorato. Ed è per questo che, invece di fare la regista come sognava, pensa bene di fare la influencer su YouTube con un blog sul turismo a poco prezzo… Sangerhausen è il soggetto della sua prima puntata e, mentre a sua volta insegue il fantasma dell’amica Merjam intravisto nella misteriosa netturbina che si aggira per la città, Neda si fa aiutare nelle sue ricerche da Sung-Nam un cinese che, a bordo del suo van, le offre un improbabile tour turistico dei paraggi.

La piccola compagnia si ritroverà riunita dal caso e dalla sfortuna, per un viaggio sentimentale nel mondo nascosto di Sangerhausen, condotta per mano da Julian Radlmaier in un film che cincischia con la poesia romantica del sogno tradito e dell’impossibile felicità. La leggerezza del gioco tra personaggi si intreccia con l’approccio liminare al paesaggio prescelto, in cui il regista non manca di muoversi con destrezza, creando tutta una mitologia interna di figure e controfigure che ha il suo piccolo ma efficace fascino. In fin dei conti siamo in un film che parla di umanità dal basso orfana della rivoluzione e figlia di una (in)felicità rassegnata che nutre un suo romanticismo minimalista. Il ritmo regge, i personaggi vivono di poesia intrinseca, il rapporto tra spazio e figure è determinato: ce n’è quanto basta per prendere piuttosto che lasciare.


