Gli Yautija sono una razza aliena la cui cultura si sviluppa interamente intorno alla caccia. Protagonisti del franchise Predator, reso famoso dall’omonima pellicola con protagonista Arnold Schwarzenegger, girano per l’universo in cerca di guerrieri di ogni genere con cui misurarsi dando loro la caccia. Gli Yautija hanno visitato la terra molte volte in diverse epoche storiche scontrandosi con combattenti molto diversi fra loro. Con una vichinga preoccupata di proteggere suo figlio in procinto di abbandonare la fanciullezza per diventare uomo, con una coppia di fratelli giapponesi, un samurai e un ninja, divisi dal destino e riuniti per fronteggiare il predatore alieno, e un pilota ispanoamericano della seconda guerra mondiale che si trova a combattere per la sua vita nei cieli del Pacifico con un aeroplano che sta insieme per miracolo. Un solo destino unirà questi uomini d’armi, un fato lontano nel tempo e nello spazio. Preator: killer of killers è un film d’animazione che espande la lore del franchise Predator mostrando alcune delle evoluzioni degli Yautija nei secoli collocandosi nel solco del riuscito Prey, di Dan Trachtenberg, film del 2022 ambientato nel ‘700 che vede un predatore alieno alle prese con una tribù di nativi americani.

Per quanto gli effetti visivi si siano evoluti dal primo capitolo della saga, le possibilità dell’animazione rimangono superiori per raccontare una storia action e in tal senso Predator: killer of killers schiaccia l’acceleratore a tavoletta mettendo in scena una raccolta di racconti estremamente dinamici con combattimenti mai così spettacolari e sopra le righe, positivamente influenzati dall’estetica degli anime, le cui trame vanno a congiungersi nella seconda parte del film, ambientata sul pianeta degli Yautija, approfondisce il worldbuilding della saga di Predator. Il film d’animazione è consapevole della propria natura e delle proprie possibilità, per questo il cambio di passo rispetto ai film live-action è netto. Lo squilibrio tra preda e cacciatore, tra alieno e combattenti umani, è presente ma è meno netto. La vichinga e i fratelli giapponesi combattono quasi ad armi pari e scelgono molto meno la via della fuga, solo quando non possono proprio farne a meno, preferendo fronteggiare un avversario indubbiamente più forte che il loro codice di vita impone loro di ingaggiare in combattimento fino alla fine. Diverso è il discorso per il pilota, che ci mostra una situazione del tutto diversa, un vero e proprio duello aereo in cui uno Yautija a bordo di un caccia ipertecnologico spazza via dai cieli una squadriglia di aerei da combattimento.

Qui la lotta si sposta sul piano dell’intelligenza, è un duello a scacchi ad alta velocità che serve sia a dare varietà evitando che i racconti diventino ripetitivi sia a caratterizzare uno dei protagonisti di modo da rendere il gruppo più completo. Predator: killer di killers, è spiazzante. Non il miglior film della saga ma senza dubbio divertente e soprattutto diverso rispetto ai precedenti, utilizza un linguaggio e un ritmo completamente differenti, l’action puro prende il sopravvento sulle tinte horror tipiche della serie, che tuttavia si rivelano adeguati e in definitiva non si scontrano nemmeno troppo con le aspettative dello spettatore perché la storia di fondo rimane sempre quella di una caccia, cambia solo il modo di raccontarla che, in ogni caso, fa bene il suo lavoro d’intrattenimento.


