Cloni, peonie, carceri e fantasmi: 3 (+3) titoli home video per l’estate

Sono tempi interessanti per l’home video: tra riscoperte inattese e novità da approfondire, le proposte di marchi indipendenti e boutique label dell’import descrivono una realtà vitale, dove non è più il blockbuster della settimana a farla da padrone, ma la cinefilia più ardita. Ancor più se il perimetro è disegnato attorno all’inesauribile serbatoio del cinema di genere. Lo vediamo attraverso una breve ricognizione: tre proposte, tre generi e tre editori italiani (e altrettanti esteri) per fare il punto sulla situazione nell’estate 2024.Titolo davvero “invisibile” e dimenticato, Puttana galera! (anche noto come Colpo grosso al penitenziario) è la proposta Blu-ray Disc più recente di Oblivion Film. Giancarlo Piccioli (più celebre come produttore per Sergio Citti e Francesco Nuti) dirige un curioso e divertente pastiche tra il racconto carcerario e l’heist movie alla 7 uomini d’oro (con cui condivide il protagonista Philippe Leroy). La prima parte sta addosso ai detenuti nel penitenziario sull’isola e alle loro microstorie, con un certo gusto grottesco per la caratterizzazione da commedia all’italiana (si noti Maurizio Arena nel cast). La prospettiva empatica nei confronti degli ultimi evoca però anche un certo sapore pasoliniano, complice la presenza di Franco Citti, fatto salvo il cambio di rotta della seconda parte, più tesa e dedicata al “colpo grosso” del titolo. Il restauro è effettuato a partire da una rara copia positiva in 35mm, frutto dell’abnegazione “archeologica” dello staff Oblivion, che giustifica qualche imperfezione, all’interno di una buona resa generale. Una chicca i cartelli d’epoca fra primo e secondo tempo. Negli extra, Roger Fratter e Davide Pulici di Nocturno contestualizzano l’opera nel cinema dell’epoca con riferimenti puntuali sul mix di generi e sul cast ricco di caratteristi. Per ulteriori approfondimenti rimandiamo anche al recente libro Per i soldi o per la gloria, di Domenico Monetti e Luca Pallanch (edito da Minimum Fax) sulle interviste ai produttori del cinema italiano, dove Piccioli e il collega Mauro Berardi svelano quale retroscena sul film (ad esempio quanto la pellicola abbia giocato nella futura collaborazione con Sergio Citti). In apertura una immagine di Skinamarink di Kyle Edward Ball.

 

 
Con Black Circle, di Adrian Garcia Bogliano, ci spostiamo invece nei territori della fantascienza, ruotando sul piatto del giradischi dove un misterioso LP è capace di “sdoppiare” chi lo ascolta, lavorando sul magnetismo per evocare un doppelganger. Il presupposto vagamente “siegeliano” (con ovvio riferimento agli Ultracorpi) è giostrato da Bogliano per imprimere alla vicenda un taglio lisergico e visionario, che cerca di tenere insieme psicologia, metafisica, esorcismi e un certo gusto psichedelico anni Settanta, dagli esiti certamente originali. Nel cast l’attrice cult Christina Lindberg, che fu ospite al Fantafestival nel 2018, quando il film ebbe la sua anteprima italiana. L’uscita di Opium Visions era attesa da tempo (ne avevamo scritto in un nostro vecchio report) e si allinea ad altri titoli dell’autore già presenti nel catalogo, come Scherzo diabolico. Il formato è il solo “classico” DVD con il film presentato in versione sottotitolata, insieme al backstage.

 

 
Ampio spazio all’horror con il #MidnightFactoryChannelBox di Plaion Pictures, che comprende tre titoli già lanciati dall’editore sul suo canale streaming di Prime Video: il gallese The Feast di Lee Haven Jones, l’americano Spoonful of Sugar di Mercedes Byrce Morgan e il più noto canadese Skinamarink di Kyle Edward Ball, vincitore del TOHorror Fantastic Film Fest nel 2022. Tre racconti ambientati in casa, fra rovesciamenti delle prospettive, incursioni di personaggi estranei in ambienti familiari precari (il film della Morgan, fin dal titolo, può essere letto come una versione horror di Mary Poppins) e ricerca espressiva, che si affida a una messinscena molto controllata. Se Feast e Spoonful of Sugar ancora insistono abbastanza sui motivi del corpo e della materialità di cibi e ambienti, senza mai mettere in dubbio la linearità del plot (con tanto di ribaltamento finale), Skinamarink con i suoi giovanissimi protagonisti soli, alle prese con “qualcosa” che si annida fra gli sfondi granulosi dell’immagine scaturita da vecchi supporti analogici, immerge con intelligenza lo spettatore in un’esperienza ipnotica, che restituisce lo sguardo bambino su un mondo affascinante e fonte di possibili scenari alternativi in ogni angolo di casa. Da vedere e rivedere. Spiace nel complesso l’assenza quasi totale dei contenuti presenti nelle edizioni estere (di Skinamarink si può comunque vedere il corto originario su YouTube), con i soli trailer e il booklet a fare da supporto, ma l’operazione è meritoria e speriamo costituisca l’inizio di una possibile collana.

 

 
Sul fronte dell’import, lo spettacolare box Blu-ray Disc The Game of Clones: Bruceploitation Collection vol. 1 dell’americana Severin, inaugura ufficialmente il revival del filone nato dopo la morte di Bruce Lee con una serie di imitazioni. I 12 titoli presenti alternano biopic (romanzati) sul compianto attore sino-americano (Super Dragon: The Bruce Lee Story), (im)possibili rifacimenti del suo ultimo film incompiuto (Enter the Game of Death), nuove avventure (Bruce and the Iron Finger, che da noi uscì come Bruce Lee il dominatore), fino alle derive più deliranti e soprannaturali, con l’eroe che torna dalla tomba per affrontare Dracula e altre creature cult (The Dragon Lives Again). Fuor di ogni ironia, l’operazione è attenta e filologica, con il documentario Enter the Clones of Bruce, di David Gregory (passato al Ravenna Nightmare Film Fest 2023) che contestualizza bene il filone, intervista i vari “imitatori” Bruce Li, Dragon Lee, Bruce Le, Bruce Liang e Bruce Lo e chiarisce come, al di là del bieco sfruttamento commerciale, la Bruceploitation ebbe il merito di fissare in maniera definitiva l’attore come icona della lotta nell’immaginario globale, riempiendo i vuoti lasciati dalla sua prematura scomparsa. L’audio dei film è solo quello dei doppiaggi inglesi, mentre l’esclusiva del sito Severin aggiunge altri due film (scelta francamente biasimevole perché di fatto li renderà nel lungo periodo meno visibili). Per chi volesse approfondire il tema, è di queste settimane anche la stampa del bel libro (italiano) Continuavano a chiamarli Bruce Lee – Il cinema dei cloni del Piccolo Drago, di Andrea Lanza e Manuel Leale per Bloodbuster edizioni.

 

 
Ai nunchaku di Lee, Oryu, la Peonia Scarlatta della sublime Junko Fuji oppone scaltrezza e fascino, nella sua saga di otto film prodotti in Giappone dalla Toei fra il 1968 e il 1972. In Italia si era visto il terzo, La giocatrice della Peonia Scarlatta: Una partita di Hanafuda, nel DVD Dolmen uscito nel 2005. Oggi è la britannica Eureka Entertainment a proporre le prime tre pellicole nel cofanetto Blu-ray The Valiant Red Pony. La saga persegue i dettami classici del “ninkyo eiga”, i film di yakuza prima maniera, caratterizzati da un profondo senso dell’onore e del dovere e dai drammi che nascono quando i due estremi entrano in conflitto. Fra duelli all’arma bianca e sfide in cui far valere tutto il suo valore strategico, la Peonia Scarlatta di Fuji – il soprannome viene dal tatuaggio sulla schiena – riscrive al femminile un filone da sempre appannaggio dei colleghi maschi Ken Takakura e Koji Tsuruta, qui ricondotti nel ruolo di ottimi comprimari. La più nota Lady Snowblood di Meiko Kaji le deve moltissimo. Il box (in lingua giapponese con sottotitoli inglesi) rappresenta anche un’occasione per confrontarsi con un grande regista come Tai Kato, che nel già citato terzo capitolo si allontana dai tratti più stilizzati e pittorici dei predecessori, osando inquadrature dal basso, geometrie inedite che sfruttano gli elementi architettonici e un forte senso del realismo nella rappresentazione delle tragedie degli ultimi. Lo dimostrano anche gli altri suoi titoli che stanno uscendo per Radiance Films: I, The Executioner, l’intenso By a Man’s Face Shall You Know Him e Eighteen Years in Prison. Il Torino Film Festival gli aveva dedicato una pubblicazione nel 1997, bene che oggi i suoi film ottengano più larga visibilità.

 

 
Intrighi e vite in pericolo sono anche materia per un’altra saga cinematografica, nata come radiodramma nei primi anni Quaranta e poi sviluppatasi pure in otto film: The Whistler, raccolta nel cofanetto Columbia Noir 6 della linea Indicator dell’inglese Powerhouse Films. La figura nerovestita del “fischiatore” introduce le otto storie, secondo una dinamica che anticipa le più celebri serie antologiche alla Ai confini della realtà, per proporre poi i più classici repertori del noir americano, tra esistenze al limite e sfide che mettono alla prova i nervi. Di particolare rilevanza sono anche i nomi coinvolti, primo fra tutti quello di William Castle, che dirige cinque degli otto film, iniziando in tal modo il percorso fra noir e horror che lo porterà a diventare il più celebre rivale di Alfred Hitchcock (o meglio “l’Hitchcock dei poveri”, come fu soprannominato), ma senza l’ausilio dei suoi tardi e celebri gimnick pubblicitari – di Castle Indicator ha pubblicato in passato due esaustivi cofanetti con i suoi titoli più celebri. Al solito il box Blu-ray è arricchito da numerosi bonus e un libro di 120 pagine con interviste d’archivio, mentre tutte le pellicole sono fruibili con sottotitoli in inglese. Da noi erano usciti il capostipite (come Nessuno sa il proprio destino) e il terzo film (L’asso di picche), ora finalmente è possibile riscoprirli tutti.