Una partenza non proprio entusiasmante non ha stroncato l’universo cinematografico DC Comics che, dopo un deciso passo in avanti con The Suicide Squad, e con la serie TV spinoff Peacemaker, l’alternativa ai Marvel Studios non molla l’osso ed è uscito nelle sale con un The Batman, di Matt Reeves con Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne. Ogni volta che l’Uomo Pipistrello sbarca al cinema solleva un discreto hype, fatto naturale visto lo status di icona della cultura pop di cui il personaggio gode. Quindi, per stimolare l’appetito e arrivare in sala preparati, ripercorriamo alcune tappe fondamentali della storia editoriale di Batman con cinque fumetti che ne hanno fatto la storia. Si tratta essenzialmente del lavoro di tre autori, tre mostri sacri del fumetto mondiale: Frank Miller, Grant Morrison e Alan Moore. Chi scrive ritiene che il loro lavoro sia insuperato per qualità e per importanza, ma la lista non pretende di essere né esaustiva né universale, ma solo di rispecchiare il parere personale dell’autore. (In apertura un’immagine tratta da Batman: The Killing Joke).
BATMAN: ANNO UNO – Di Frank Miller e David Mazzucchelli (1987) – La prima delle due miniserie con cui Frank Miller alza definitivamente l’asticella delle potenzialità del personaggio di Batman rivisitandone i primi passi a Gotham City. Miller scava nelle motivazioni del personaggio e approfondisce il lato umano non solo di Bruce Wayne, ma di Gotham tutta. Il motivo della scelta del pipistrello come simbolo, il punto di vista del commissario Gordon, la fisicità dei combattimenti e il conto che presenta alla fine di ogni pattuglia danno a Batman una profondità che ha fatto scuola nella scrittura dei fumetti americani da quel momento in avanti. Mazzucchelli, ai disegni, è in stato di grazia e realizza tavole indimenticabili come quel sole giallo pallido che emerge da uno sciame di pipistrelli che colpisce fisicamente gli occhi del lettore abituati a una lunga serie di vignette scure.
BATMAN: IL RITORNO DEL CAVALIERE OSCURO – di Frank Miller (1988) – Miller scrive western, e questa versione shockante di Batman ne è imbevuta fino all’ultima vignetta. Diversi anni nel futuro, un Uomo Pipistrello vecchio, stanco e acciaccato si ritrova costretto a tornare a combattere dopo essersi ritirato dalle scene. In un’America distopica, Batman torna come un vero e proprio sceriffo che spalanca con uno spintone le porte del saloon, in una crociata contro mutanti ultraviolenti, crimine fuori controllo e un Superman ormai diventato il fantoccio del governo. Batman: Il ritorno del cavaliere oscuro esprime il mito della frontiera nella visione anarco destrorsa di un Miller che lo fa combattere in difesa di un ordine naturale pre politico contro orde barbariche da una parte e una politica percepita come autoritaria e liberticida dall’altra in una lotta epica e disperata alla guida della sua personale sporca dozzina formata da una Robin adolescente e da un Freccia Verde privo di un braccio ma sempre profondamente antisistema.
BATMAN: THE KILLING JOKE – di Alan Moore e Brian Bolland (1988) – Alan Moore è la punta di diamante della british invasion, che ha visto un manipolo di autori del Regno Unito entrare a gamba tesa sulla scena del fumetto mondiale e rivoluzionarne diversi aspetti. Uno dei figli più illustri dell’epoca è Batman: The Killing Joke, una storia in cui Moore approfondisce la figura del Joker dimostrando quanto sia sconcertante la sua somiglianza con la sua nemesi Batman, quanto i due siano due facce della stessa medaglia, figli di traumi molto simili, quanto simili sono le strategie che i due uomini, feriti nel profondo, adottano per affrontarli. Disegnato da un Brian Bolland inarrivabile, con un tratto realistico espressivo come pochi, il fumetto è ricco di momenti storici, dalle origini del Joker alle sevizie su Barbara Gordon/Batgirl, figlia del commissario Gordon che finirà in sedia a rotelle dopo aver ricevuto un colpo di pistola, vera e propria vittima collaterale della guerra al crimine di Batman.
ARKHAM ASYLUM: UNA FOLLE DIMORA IN UN FOLLE MONDO– di Grant Morrison e Dave McKean (1991) – Guidati da Joker, gli ospiti del manicomio di Arkham si impadroniscono della struttura costringendo il Cavaliere Oscuro a un gioco malato che si trasforma in un viaggio iniziatico e conturbante nella psiche umana. Morrison fa un lavoro di scrittura decisamente avanguardistico per l’epoca, e per certi aspetti molto avanti anche oggi, realizzando una storia ricca di simboli, strati e chiavi di lettura, con un’atmosfera disturbante e versioni tragiche e adulte di personaggi, i nemici storici di Batman, che già per conto loro troppo a posto non erano neanche prima. Dave McKean si rivela il disegnatore perfetto per una storia completamente fuori dagli schemi, un fumetto lontano dai supereroi classici che si addentra senza tentennamenti nei territori dell’horror psicologico pensato per un pubblico maturo.
BATMAN INCORPORATED – di Grant Morrison (2010) – Batman Incorporated è l’arco finale della gestione della serie regolare di Batman a cura di Grant Morrison, una run lunga e complessa che si pose come obiettivo collegare tutte le storie del Cavaliere Oscuro pubblicate nei decenni, ivi comprese le sequenze camp e fuori di testa degli psichedelici anni ’60, con un filo logico in cui tutto avesse un senso. Un’impresa ambiziosa che fa luce negli angoli più remoti e dimenticati della storia del cavaliere oscuro che, dopo essere stato dato morto per ben due volte, e sostituito da un Dick Grayson che sente fin troppo il peso del mantello del suo mentore, decide di portare la sua guerra al crimine su scala globale coinvolgendo tutti i supereroi che gli orbitano intorno, conosciuti come Bat Family, e altri colleghi in giro per il mondo, tra cui il memorabile Batman argentino El Gaucho e Night Runner, un Batman parigino esperto di Parkour. Il risultato è una spy story adrenalinica, un crescendo di ritmo sempre più tirato con uno dei finali più volutamente anticlimatici della storia dei fumetti. Un vero e proprio libro theory fiction che unisce una scrittura tecnicamente di altissimo livello con riflessioni profonde sulla natura stessa della narrazione a fumetti.