Nel segno della star: Una vita da sogno – L’abbaglio di Alessandra Cardone

Sognare una vita è un po’ come viverla nella sfera dell’immaginazione, dialogando con le speranze e l’altra immagine di sé che si nutre in cuore: qualcuno lo trasforma in ambizione, qualcun altro in delusione… In mezzo c’è la vita, con i suoi compromessi, le attese irrisolte e, per l’appunto, gli abbagli che ti illuminano e soprattutto ti accecano per un attimo. È quello che racconta Una vita da sogno – L’abbaglio, l’opera prima che la milanese Alessandra Cardone è andata a girare in Puglia in una sorta di libero adattamento della storia (vera) di un ristoratore veneziano che aveva stretto amicizia con Johnny Depp durante le riprese del film The Tourist. Questa storia la regista l’aveva raccontata in un suo breve documentario del 2012, My Friend Johnny: la trasposizione in terra pugliese porta alla vicenda una solarità e un senso degli spazi aperti che costituiscono uno dei motivi di questa commedia scritta addosso a un uomo che si lascia affascinare dal culto del successo e perde il contatto con la propria identità e dignità.

 

 
Il Reality garroniano è dietro l’angolo, ovviamente, ma Alessandra Cardone (che ha anche scritto il film) preferisce lavorare più con la commedia umana che non col dramma e allora Una vita da sogno si cuce addosso alla simpatia un po’ ingenua e un po’ sobria del protagonista, Nicola, un 45enne ristoratore pugliese che trova nell’interpretazione molto ben calibrata di Andrea Simonetti la giusta umanità per giungere allo spettatore scavalcando a pie’ pari il rischio non da poco del macchiettismo. Il suo Nicola è un uomo che nasce anche troppo equilibrato, preso dal suo ruolo di cuoco e padrone di un avviato ristorante turistico e soprattutto di padre di una figlia adolescente cui, assieme alla moglie defunta, ha dato il nome di Acqua. A sparigliare le carte della loro placida routine da località turistica è il cinema: una troupe internazionale che sta girando sul posto porta con sé Johnny Light, affascinante star internazionale interpretata da Christopher Backus, che si innamora della sua cucina e stringe con lui una sincera e semplice amicizia che culmina nella proposta di mollare tutto e seguirlo a Los Angeles per aprire insieme un ristorante. Le intenzioni di Johnny sono serie così come la sua promessa di scrivergli appena finite le riprese per concretizzare l’invito, ma i mesi passano e mentre Nicola assume vezzi e atteggiamenti di Johnny, un po’ per mimesi e un po’ per compiacere i turisti curiosi e i compaesani maligni, il sogno nel quale l’uomo ha creduto rischia di diventare un abbaglio, che scava un solco profondo persino nella sua relazione con la ben più realistica Acqua.

 

 
Lavorando sul tema del mito del successo, Alessandra Cardone cerca la via di un approccio all’umanità semplice di chi deve fare i conti con le delusioni della realtà bilanciando attese e bisogni. Il ritratto di Nicola che la regista offre è temperato da un senso di realtà che nasce dal confronto diretto con un’esperienza vissuta, ma si libera anche in una semplicità paesaggistica che tematizza il rischio turistico promozionale su cui si basa. Il rapporto speculare che genera con il gioco del set nel set e parallelo al dialogo sincero che si instaura tra la star e il cuoco, mentre il processo mimetico in cui si spinge il protagonista è la traccia di una perdita del senso di realtà che rischia di far saltare le coordinate della sua esistenza ma non quelle del film in sé. Opera semplice ma diretta, Una vita da sogno – L’abbaglio non delude quasi mai le sue premesse più immediate, trovando solo qua e là dei momenti meno equilibrati e costanti.