Terra Murata – le campane della salvezza, il weird ucronico di Francesco Corigliano

Francesco Corigliano

Anno Domini 1527, un manipolo di ecclesiastici parte dalla Serenissima per fondare un convento al di là dell’oceano, nella Terra Murata, un agglomerato urbano senza soluzione di continuità che copre l’intero continente con un groviglio architettonico di sale, balconi, corridoi, cantine stanze di ogni genere saldate fra loro senza strade o spazi di sorta. La Terra Murata se la spartiscono le superpotenze dell’epoca, dagli spagnoli alla Serenissima che vi fonda Venezia Nova, il punto di partenza per la spedizione dei preti che, accompagnati dai mercenari della Compagnia della Rondine, compiono il loro viaggio surreale attraverso un territorio incomprensibile popolato da creature estremamente pericolose in cui molto si rivela essere altro da ciò che inizialmente appare. Terra Murata – Le campane della salvezza è un romanzo di Francesco Corigliano, astro nascente del weird italiano, un genere che sta prendendo piede con un fandom ancora contenuto ma solido e appassionato. Il libro racconta una storia ucronica in cui, più dei personaggi, protagonista è l’ambientazione, un’invenzione letteraria inquietante figlia di un rapporto con il perturbante nato con le narrazioni sviluppatesi su internet negli ultimi anni. L’invenzione di Corigliano ricorda infatti le backroom, i labirinti infiniti composti da corridoi gialli, la cui estetica richiama gli uffici e gli spazi liminali definiti da Marc Augè, in cui si ambientano short stories e creepy pasta che popolano la rete. La differenza è che, coerentemente con l’ambientazione storica, il dedalo di stanze della Terra Murata è declinata nello stile rinascimentale e al posto delle luci al neon si trovano armadi, camini, ringhiere e creature inquietanti come i restauratori, che passano la loro vita a rimettere in sesto le stanze danneggiate.

 

 
Trattandosi di un romanzo weird, la ricerca dei personaggi non ha come oggetto una spiegazione logica, ognuno persegue i propri scopi tra cui spicca quello niente affatto scontato della sopravvivenza in un ambiente tanto artificiale all’apparenza quanto selvaggio nei fatti, in cui ci si può imbattere tanto in un bandito quanto in un predatore che inganna le proprie prede con capacità mimetiche che sembrano pensate da David Cronenberg. Uno degli aspetti interessanti del romanzo è la commistione fra l’estetica e l’irrazionalismo del weird e il ritmo elevato di un romanzo d’azione, Corigliano mette in scena il suo world building disturbante ma non perde tempo, fa muovere personaggi e fa succedere cose riducendo al minimo l’esposizione che non è mai fine a sé stessa, anzi, per il genere è pure un filo minimalista, così come lo è l’approfondimento dei protagonisti che va poco oltre lo strettamente funzionale probabilmente in vista di eventuali seguiti che vadano a indagarne il passato e le motivazioni. Terra Murata – Le campane della salvezza è un romanzo riuscito ma non soltanto, è la rappresentazione di un ambiente letterario, quello di una parte del fantastico italiano che legge, guarda alla produzione estera e sperimenta creando opere in grado di aggiungere qualcosa alla scena del genere internazionale ma con un’identità locale, e non a caso l’editore è Lethal Books (pag.197, euro 14,90), il marchio che ha segnato il fantasy nostrano con la saga del Regno di Taglia. Certo sarebbe un peccato se Corigliano non continuasse a lavorare su questo suo universo narrativo che di potenziale inespresso ne ha davvero parecchio.