Per scrivere un romanzo convincente su un serial-killer di bambine di 6 anni devi essere davvero bravo, di più, devi essere in grado di governare una materia bruciante, di rara difficoltà, rimanendo spesso in bilico sul voyeurismo. L’esordiente Samuel Bjørk (pseudonimo di Frode Sander Øien) è un versatile artista norvegese. Autore di pièce teatrali, musicista e cantautore, ha tradotto alcune delle opere di Shakespeare (l’informazione non è per nulla peregrina dato che nel romanzo le citazioni shakespeariane non mancano davvero. Una per tutte:” cercava un metodo in quella follia” è ovviamente mutuata dal celeberrimo verso dell’Amleto). La stagione degli innocenti (Longanesi, pag.490, euro 16,90) è uno dei migliori esordi, di genere, degli ultimi anni (il romanzo ha iniziato la sua navigazione nel 2013 in Norvegia, grazie a una piccola casa editrice. Da allora ha conquistato i primi posti delle classifiche in Svezia e Spagna ed ora è proposto in 22 Paesi). Nel profondo della foresta norvegese viene scoperta una bambina impiccata a un albero con una cartella scolastica (non sua) e un enigmatico cartello che recita:”Io viaggio da sola”. La piccola, che in realtà è stata uccisa con una dose di barbiturici, minaccia di essere la prima di una lunga lista. Per questo a Oslo viene riaperta una speciale unità investigativa, efficace ma difficile da tenere sotto controllo. La guida il veterano Holger Munch, sovrappeso, divorziato, appassionato di enigmi. Per dare impulso all’indagine Munch deve fare tornare al lavoro il suo miglior investigatore. Si tratta della trentenne Mia Krüger che si è ritirata su un’isola per cullare i suoi sensi di colpa fra alcol e antidepressivi. L’alchimia nella coppia di detective è perfetta, Mia ha la forza di una Lisbeth Salander, Munch la faccia e l’atteggiamento di chi ne ha viste di tutti i colori. Entrambi i personaggi sono abitati da un’infelicità senza desideri (solo Munch trova un parziale rifugio nel ruolo di nonno) e dalla pericolosa attitudine di mettersi sempre dalla parte di chi perde. Il romanzo procede molto spedito, ma le ultime 140 pagine sono fenomenali, tiratissime e pronte a sfociare in un finale ultra-veloce che spiazza il lettore. Sperando che Bjørk abbia voglia di imbarcarsi in una lunga serie di romanzi rimane più di un dubbio sul titolo italiano. La stagione degli innocenti pare più adatto ad una canzone di Battiato piùttosto che a un romanzo che in originale suono più o meno come: Fluttua da solo un angelo nel bosco.