Ricco, bianco e col complesso di Dio: Iron Man di Christopher Cantwell e Cafu

Tony Stark è un uomo che pensa in grande. Un genio che vive di assoluti, anche quando sbaglia. Soprattutto quando sbaglia. Per salvare il mondo si è concesso grandi libertà, che hanno portato a grandi errori. L’uomo dentro l’armatura ipertecnologica Iron Man ha spinto molto spesso il suo oltre i suoi limiti, e quelli della sua stessa umanità. Per questo, a un certo punto della sua vita, Tony Stark ha deciso di ritornare con i piedi per terra. Venduti tutti i suoi asset per una montagna di soldi è tornato a indossare una delle prime, più semplici armature di Iron Man e ha riportato la sua attività di supereroe a dimensioni più gestibili. A fargli da mentore c’è Hellcat, un’eroina che può contare solo sull’allenamento fisico e sulla sua concreta umanità. A minacciare la sua vita, e quella del mondo intero, il potentissimo Korvac, che già da solo riuscì quasi a eliminare gli Avengers. Christopher Cantwell fa un’operazione molto in linea con la filosofia di Stan Lee, riportando il personaggio di Iron Man a uno di quei periodici punti di partenza che il creatore dell’Uomo Ragno riteneva necessari per avvicinare i nuovi lettori alle testate della Casa delle Idee. Cantwell applica il pensiero di Stan The Man con intelligenza, abbassando il potere di un personaggio che in tal senso stava finendo fuori scala e riportandolo a una dimensione in cui può essere messo in difficoltà.

 

 

Un downgrade che corrisponde, in termini di caratterizzazione del personaggio, alla semplificazione delle dinamiche che gli stanno intorno, in favore di un maggiore approfondimento della sua psicologia. Tony Stark fa una scelta quasi asceta, da Buddha ipertecnologico che si alleggerisce (con moderazione) dei suoi beni terreni e si prende del tempo per guardarsi dentro e schiarirsi le idee, allontanandosi anche dai social, ambiente tossico in cui la sua reputazione sembra profondamente compromessa. Provvidenziale nella narrazione, e ben giocata a livello di scrittura, la carta del mentore, Patsy Walker detta Hellcat, eroina da sempre abituata a gestire situazioni più grandi di lei con concretezza e pochi grilli per la testa (priva di superpoteri, è stata sposata con il mezzo demone Daimon Hellstrom). Hellcat aiuta Tony Stark a venire a patti con la propria condizione di privilegiato e lo riporta alla concretezza dei comuni mortali con una schiettezza che dà un bel tiro al rapporto non sempre facile fra i due. L’operazione, almeno per questo primo ciclo della gestione Cantwell, funziona. La scrittura è solida e riesce a raccontare tanto, senza bisogno di costruzioni complesse o effetti speciali con cui stupire il lettore. Il ritmo sempre elevato, l’introspezione dei personaggi curata, attuale e mai sopra le righe e una costruzione credibile della villain di turno rendono questo nuovo ciclo di Iron Man estremamente godibile, una narrazione molto classica e un’esecuzione da manuale che insieme alle tavole di Cafu, che sintetizzano bene lo stato dell’arte del fumetto americano contemporaneo, danno vita a un ciclo che non cerca l’effetto innovazione a tutti i costi ma, molto più semplicemente, compie un atto d’amore nei confronti del lettore a cui consegna un prodotto di letteratura pop curato e di alta qualità.