In un recente concerto a Iseo Jazz Enrico Pieranunzi si è messo a raccontare il suo rapporto con Morricone, di come ha suonato nella colonna sonora di Un sacco bello di Verdone, di come fosse spiazzante lavorare con lui che minimizzava tutto. Poi vai a prendere quella colonna sonora e scopri che è sorprendente, assai stratificata.. Allora ti chiedi come si può affrontare un compositore come Morricone che di sole colonne sonore ne ha scritte oltre quattrocento. Cosa scegliere per rappresentare il suo lavoro? Su questo problema si sono cimentati i Calibro 35, l’unica band italiana che aveva la competenza e l’audacia per provarci. Ne è venuto fuori un album, Scacco al Maestro che avrà in tempi brevi un volume due. “C’era il rischio di aggiungere un oggetto inutile a un mondo già pieno di dischi su Morricone, per non dire degli originali, che basterebbero. Ci siamo spaccati la testa come avviene in una partita a scacchi, per di più con un grande giocatore come lui. Questo disco non è un omaggio, non è una commemorazione anche perché l’avevamo pensato prima della sua morte, non è nemmeno un’agiografia. È una sfida” ha confessato Enrico Gabrielli a Rolling Stone. L’album è assai convincente, il live è meglio. Sarà che il palco dell’Anfiteatro del Vittoriale è sembrato davvero la location giusta, a partire da un pubblico ricettivo e partecipe. Per questo tour la formazione della band (Massimo Martellotta, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Luca Cavina, Tommaso Colliva) è stata innervata dalla presenza degli ottimi Paolo Rainieri (tromba), Sebastiano De Gennaro (vibrafono e percussioni), Valeria Sturba (Theremin, voce e violino). Oggi fra chi lavora, si interroga, recupera e cerca strade nuove rispetto alla cinemusica c’è John Zorn (che su Morricone scrive:”Per me il suo lavoro sta insieme a quello di Bach, Mozart, Debussy, Ellington e Stravinsky…”). I Calibro 35 sono al suo livello lo ha mostrato inequivocabilmente il concerto del Vittoriale.
La band milanese ha presentato una scaletta che aveva la consistenza di un monolite, un blocco massiccio di musica. Molto ragionata visto che doveva confrontarsi con il “lavoro fatto sui timbri” da Morricone e con i canoni della dodecafonia sulla musica tonale. Un impegno improbo se si tiene conto che di spartiti ce ne sono pochissimi. Il suono ha scorci molto originali ed audaci: Trafelato (proposto come uno dei bis) e che era già presente nel primo album dei Calibro 35, lascia spazio all’improvvisazione; La classe operaia va in paradiso è un colto trattato di rumorismo. Con un elemento scacchistico (e infatti nel video c’è una partita a scacchi): “semplici elementi musicali strategicamente collocati, finte e inaspettati affondi, impeccabile rigore formale, incedere marziale e inesorabile…” (Tommaso Colliva). Magica la scandita versione di Una stanza vuota, tratta da Svegliati e uccidi di Lizzani, in originale cantata da Lisa Gastoni. Entusiasmante Il gatto, pazzesco esercizio di stile che ascolteresti in loop. Il medley western (Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto, il cattivo, Per qualche dollaro in più) e Se telefonando sono risultati molto rispettosi dell’originale, senza sorprese, ma non è detto che sia stato un male.