Fantafestival 2019: a Roma l’horror sovversivo di Jack Sholder

L’alieno

The Hidden, il titolo originale di L’alieno, uno dei suoi film più famosi, potrebbe essere un buon topic per Jack Sholder, maestro a latere dell’horror americano anni ’80, che il 39mo Fantafestival omaggia in questi giorni a Roma. Autore del memorabile secondo capitolo di Nightmare (uno dei più insoliti e discussi della serie) ma anche di Nel buio da soli, suo esordio tutto da ricordare (o riscoprire), Sholder è in questi giorni a Roma, ospite del Fantafestival, dove, oltre a presentare i film della sua retrospettiva, sarà protagonista di un incontro (venerdì 14, ore 21.00, al Nuovo Cinema Aquila). A Jack Sholder il Fantafestival ha dedicato anche una monografia bilingue (italiano e inglese, edita con Eus Edizioni, 135 pp.) curata assieme a Giacomo Calzoni da Michele De Angelis e Simone Starace, i due neodirettori che stanno rilanciando con vigore la manifestazione. Il libro, edito dal festival con Eus Edizioni, propone nelle sue 135 pagine scritti di Robert Englund, Stuart Gordon, Howard Berger, Samm Deighan, Davide Di Giorgio, Joshua Russell, Marcus Stinglegger e dello stesso Sholder. Riprendiamo qui, per gentile concessione degli editori, lo scritto introduttivo di Samm Deighan, codirettrice di Diabolique Magazine. In apertura un’immagine di L’alieno.

 

L’horror sovversivo di Jack Sholder

di Samm Deighan

La carriera di Jack Sholder ha attraversato diversi decenni, ma i suoi restano film trascurati e sottovalutati. Sholder meriterebbe invece di gran lunga una rivalutazione, in particolare per i suoi classici degli anni ’80: Nel buio da soli (1982), Nightmare 2. La rivincita (1985) e L’alieno (1987), così come i film d’azione e quelli realizzati per la televisione, restano come testimonianza di una carriera quantomeno affascinante. Benché Sholder possa essere considerato un artigiano, i suoi lavori si rapportano infatti al genere in modo coraggioso e innovativo, per cui la sua opera merita di essere riscoperta e celebrata da una nuova generazione di appassionati, che troveranno senza dubbio eccitante e sorprendente la sua trattazione delle tematiche horror, soprattutto per quanto riguarda i concetti di possessione, invasione e follia. Nel buio da soli, film d’esordio di Sholder, dimostra già la capacità del regista di nobilitare i materiali di genere. Anche se all’epoca fu ignorato o stroncato dalla critica, si tratta infatti di un’inventiva variazione sul genere slasher che sfrutta al meglio il potenziale di un cast di culto, che comprende Donald Pleasance, Martin Landau e Jack Palance. In realtà definire il film uno slasher può essere fuorviante, perché Nel buio da soli non propone un assassino mascherato che uccide ragazzi che fanno sesso, ma segue piuttosto una banda di psicopatici (Palance, Landau, Erland van Lidth e Phillip Clark) evasi da un ospedale psichiatrico per assalire la famiglia del nuovo dottore appena arrivato alla clinica (Dwight Schultz). Il film punta più sull’atmosfera che sul gore, anche se non mancano jump scares e momenti di violenza molto creativi, come l’incipit surreale con una vivace sequenza di squartamento all’interno di un sogno.

Nel buio da soli – Archivio Jack Sholder

Nel buio da soli è una delle prime produzione della New Line Cinema, e questo spiega anche come Sholder si sia ritrovato qualche anno più tardi al timone di Nightmare 2. La rivincita, uno dei più strani e insoliti episodi della serie, ricordato generalmente per le sue tematiche gay e sovversive. Il film fu odiato all’uscita, principalmente per la lontananza dal film originale di Wes Craven. Sebbene altri film di Sholder come Nel buio da soli e L’alieno affrontino anch’essi questioni che oggi ricondurremmo al machismo, Nightmare 2 è unico nell’affrontare l’omofobia adolescenziale e la paranoia sessuale in un’epoca pre-AIDS. Nel corso degli anni Nightmare 2 si è guadagnato l’affetto di molti fan della saga (compresa chi scrive), diventando il più famoso dei film di Sholder. Ma è incredibile come il terzo film del regista, L’alieno, resti invece poco visto e ingiustamente sottovalutato, a dispetto di un cast di grandi nomi e di tematiche care a tutti gli appassionati. Tre anni prima che David Lynch rivoluzionasse il medium televisivo con Twin Peaks, il protagonista Kyle MacLachlan aveva infatti già vestito i panni di un bizzarro agente dell’FBI proprio per L’alieno. Pur essendo uno dei titoli più originali fra quelli emersi nell’ondata di fantahorror degli anni ’80, L’alieno è stato dimenticato in favore di altri film che hanno affrontati gli stessi temi, come Aliens (1986), Predator (1987) ed Essi vivono (1988), acclamati invece come classici del genere. La scarsa attenzione che ha ricevuto dalla critica e dai fan risulta in effetti sconcertante, proprio perché si tratta di uno degli esempi più curiosi e godibili di quell’ibridazione fra fantascienza, horror e azione che ha caratterizzato la produzione degli anni ’80.