Francesco Guccini sembra essersi ritirato definitivamente dalle scene: stanco e non in gran salute, invecchiato, non ha più registrato dischi dal 2012 (allora incise L’ultima Thule), non fa più concerti; raramente appare in pubblico, e in genere quando lo fa è per parlare dei libri che ha scritto o ha in mente di scrivere. Ma ha fatto un’eccezione ed è già presente a Sanremo per il Club Tenco, che quest’anno ha dedicato la 39esima edizione del Premio che ricorda Luigi Tenco proprio a lui, che ne è stato negli anni un protagonista indiscusso, collezionando un riconoscimento principale (nel 1975, condividendolo con Fabrizio De Andrè, Vinicius De Moraes, Umberto Bindi, Enzo Jannacci e Fausto Amodei) e ben quattro targhe. Facile per gli organizzatori fare il titolo di una tre giorni del genere: è bastato parafrasare quello del dodicesimo album della discografia gucciniana (nonché verso contenuto in Piccola città), Fra la via Emilia e il West, regalando alla kermesse un sapore locale e universale allo stesso tempo. Molti gli ospiti in programma, che si cimentano con brani del proprio repertorio e con tributi mirati al grande cantautore di Pavana. Tra questi: Vittorio De Scalzi e Mauro Pagani, Appino, Roberto Vecchioni (amico storico di Guccini), Carmen Consoli, Bobo Rondelli, Leonardo Pieraccioni (per cui il cantante ha recitato in più occasioni), Bocephus King. E poi naturalmente, interverranno i premiati del 2015, vale a dire: Mauro Ernmanno Giovanardi per il bellissimo album Il mio stile, nella categoria regina; il duo cremonese La Scapigliatura per l’omonima opera prima; Cesare Basile, già premiato nel 2013, per il miglior album dialettale (Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più); le coppie più o meno improvvisate, Cristina Donà & Saverio Lanza e Samuele Bersani & Pacifico, ex aequo, per le singole canzoni (rispettivamente Il senso delle cose e Le storie che non conosci); i Têtes de Bois per la interpretazione più bella (Extra). Mentre il premio Tenco in senso stretto, che negli ultimi anni è diventato una sorta di riconoscimento alla carriera, è andato a Jacqueline “Jacqui” McShee, cantante inglese classe 1944, sospesa tra il folk rock e il jazz, non notissima in Italia, ma di grande qualità (nonché moglie di Gerry Conway, batterista dei Fairport Convention ed ex Jethro Tull). Poi fuori dal contesto solo musicale, va segnalato il premio come miglior operatore culturale a Guido De Maria, disegnatore di fumetti, regista di animazione, specialista dello storico Carosello e di SuperGulp, nonché sodale di lungo corso (e “sorso”, ha ricordato accennando alle nottate con l’amico) di Guccini stesso. Non solo Guccini, insomma, anche se è lui al centro della scena, perché, come ha argomentato con sagacia Juan Carlos “Flaco” Biondini, uno dei suoi collaboratori storici, “Guccini è un monumento vivente. Aver suonato con lui non è come dire ‘ho fatto canzoni con Al Bano’. Con tutto il rispetto per Al Bano, io sono fiero di aver lavorato con Guccini”. Noi, più semplicemente, siamo orgogliosi di averlo ascoltato, e di ascoltarlo ancora.