La magia del palco dell’Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera ha esaltato gli abbandoni segreti e irresistibili di una magnetica Beth Hart. Venti canzoni (compresa la fenomenale cover di Chocolate Jesus di Tom Waits e quella improbabile di Nel cor più non mi sento di Giovanni Paisiello, il grande compositore del Classicismo), una superba cavalcata che ha spaziato dal rock n’ roll, al R&B, al blues…Beth ha sorpreso tutti iniziando il live dalla platea con la commovente Thankful, tratta dall’album War In My Mind, viaggio emotivo in una vita, che con le sue canzoni ha rappresentato la colonna vertebrale del concerto. Brani scritti magnificamente, dove l’arte della narrazione di Beth Hart raggiunge il suo apice. La maggior parte delle tracce di War In My Mind non sono dissimili da racconti, e sembra di voltare pagine che conducono a un finale emotivamente fortissimo. Un album, come sempre, brutale nella sua onestà, opzione che la cantante non ha mai tradito in decenni di carriera. Lei è così vulnerabile e allo stesso tempo forte, che ha scelto il potere delle parole messe in musica per venire a patti con i suoi demoni, attraverso una pura e definitiva potenza interpretativa che lascia senza fiato. Per intraprendere questa strada ha reso pubbliche le sue tragedie personali: la tossicodipendenza passata, la malattie bipolare (“il mio dottore mi dice che è un’arma a doppio taglio, non è una buona cosa che ce l’abbia, ma posso essere grata perché è una grande parte della mia creatività”). Nel corso degli anni ha scritto ed eseguito canzoni sulle perdite (la morte della sorella), sulle sfide, le cadute, i trionfi, gli amori naufragati. Sul padre che era un giocatore professionista di dadi, sulla madre, presenza imprescindibile nella sua esistenza (Mama This One’s for You).
In costante dialogo con il pubblico, ha trascinato tutti con la “programmatica” Bad Woman Blues (Sono nata per far impazzire gli uomini… Sono la regina del dolore …Non sono tua madre, non sono tua moglie,… Le brave ragazze perdono sempre). E prima della scatenata Bang Bang Boom Boom, ha spiegato la sua ammirazione per Mallory Knox il personaggio principale di Natural Born Killers (interpretato da Juliette Lewis): “Volevo tanto essere lei. Grazie a Dio ho le mie medicine…” In una sorta di montagne russe emotive War In My Mind ha rallentato il ritmo, la spavalderia ha ceduto il passo alla sua lotta interiore con l’oscurità e lei è apparsa vulnerabile, come nella cupa Woman Down e in Without Words In The Way, ballata morbida per un amore andato storto. Jon Nichols (chitarra), Tom Lilly (basso) e Bill Ransom (batteria) l’hanno magnificamente sostenuta risultando perfetti nell’omaggio ai Led Zeppelin. Partendo dall’assioma che per “cantare le canzoni dei Led Zeppelin bisogna essere incazzati e io lo sono…” Beth Hart ha pubblicato a febbraio di quest’anno un bollente A tribute To Led Zeppelin che fra le nove tracce contiene i medley Dancing Days / When The Levee Break e No Quarter / Babe I’m Gonna Leave You, entrambi proposti dall’Anfiteatro del Vittoriale, lampante dimostrazione che Beth ha compreso perfettamente come funzionava la musica di Robert Plant e soci al punto che il passaggio fra le canzoni avviene in modo magistralmente naturale e pulito.