Era il paradiso proibito a portata di mano, il frutto torbido che faceva sognare non soltanto le sartine. Insomma, siccome non era per vincere il concorso di Miss Italia (e chi ci credeva) ma per andare a vedere come era fatta Stresa e l’hotel Borromeo, ci andai e mamma fu il mio giannizzero. Senz’altro nacque lì la Lucia Bosé. Ma non ero preparata al successo. Mi sbalordiva tutto quel che mi accadeva: centomila lire per me sola, mobili per arredare una casa enorme, regali, abiti, inviti, provini. Come resistere a tentazioni del genere? Io la “pastisera del Galli”? Ma mettiamoci nei miei panni. Pensiamo alle macerie della Milano del 1947 e ai nomi delle cose che ti gettavano in faccia. La fiaba di Cenerentola? Oh non è che avessi i denti lunghi, sogni o ambizioni. Ero ancora troppo ingenua. Diamine, avevo soltanto 16 anni. Ma l’idea di lasciarmi trasportare dalla corrente mi incantava. L’avventura mi tentava, anche a costo di trovare il diavolo in fondo alla strada. (Lucia Bosé)
In Non c’è pace tra gli ulivi Lucia Bosé era davvero un’esordiente, non aveva fatto nemmeno le piccole comparsate che le avrebbero dato un minimo di esperienza. Era una ragazza straordinaria, estremamente sensibile, la ricordo come un animaletto tutto istinto che si affidava completamente a me e mi dava la sua piena fiducia. Non mi costò nessuna fatica calarla nel personaggio, anche perché c’è un tipo di ciociara, quella delle montagne, che ha proprio il fisico della Bosé, è alta affusolata. Fui io a farle fare molta fatica, invece, come del resto la feci fare a tutti gli altri attori, che dovettero soffrire parecchio per permettermi di ottenere la profondità di campo che desideravo. Per avere a fuoco il personaggio in primo piano, Portalupi usava una illuminazione molto potente che dava fastidio alla vista e irritava gli occhi.
(Giuseppe De Santis)
Molte volte seguivo gli attori senza che nmmeno loro se ne accorgessero, o addirittura credevano che l’inquadratura fosse finita. In Cronaca di un amore ho fatto molte volte questo gioco con Lucia Bosé. Lei pensava che fosse finito, io le dicevo di spalle: continua, le proseguiva e io continuavo a girare. Così avevo la possibilità di ritrovare sullo schermo moti spontanei che forse in un altro modo non sarei riuscito a provocare. (Michelangelo Antonioni)
Trovo che il linguaggio cinematografico debba essere diretto, reale. Si parlava molto della Bosé in quel momento. Ad Antonioni piaceva molto. Proprio come donna. Aveva questa faccia incredibile, la Bosé, era magnetica e bellissima.
(Massimo Girotti)