Nel 1970 William Powell, detto Bill, voleva costruire una società nuova e abbattere quella vecchia. Perciò ha preso carta e penna è ha spiegato come fare esplodere il mondo. A 19 anni, ha scritto uno dei libri più controversi mai pubblicati: The Anarchist Cookbook. In parte manifesto politico e in parte manuale per la fabbricazione di esplosivi, ha venduto oltre due milioni di copie ed è stato collegato a decenni di violente proteste, bombe contro le cliniche pro-aborto, sparatorie nelle scuole (ne parla anche Moore in Bowling a Columbine) e terrorismo solitario interno. A 65 anni Powell è un uomo tormentato che ha deciso di cercare una strada per riscattarsi. In questa ottica ha accettato di essere filmato da Charlie Siskel (Alla ricerca di Vivian Maier) e di raccontare il suo mondo, le sue angosce.
Le pause
William Powell è morto poco dopo la realizzazione del film. Mi spiace molto che non abbia potuto parlare del suo libro, della sua vita e fare sentire la sua opinione sul film. Era un uomo riflessivo, per altro aveva parecchio da riflettere sulla sua esistenza, sui momenti nei quali aveva agito e su quelli nei quali aveva mancato di farlo. Le pause nel film durante l’intervista sono spontanee, non sono state create artificiosamente. Per me si tratta di un uomo che tenta di venire a patti con la sua vita durante la quale è stato perseguitato dal suo libro. Alla fine è autenticamente riflessivo e contemplativo perché ha imparato a prendere le distanze dal suo passato, ha appreso qualcosa di sé.
Pubblicizzare il libro
Non mi son posto il problema di fare pubblicità al libro, non ne ha davvero bisogno. Ancora oggi è una sorta di icona, è dagli anni Settanta che ha questo ruolo. Negli anni Settanta c’erano giovani di sinistra che volevano attaccare edifici del governo, poi abbiamo chi ha messo bombe nelle cliniche che praticavano l’aborto. Persino alcuni dei giovani che sono andati a sparare nelle scuole hanno citato il libro come punto riferimento. Comunque non bisogna esagerare le influenze del testo, ormai su Internet si trova molto di peggio.
La polarizzazione della società
L’intervista è durata una settimana. Powell è rimasto anni senza leggere il libro, nel film si confronta con dei brani. La sua difficoltà è stata ammettere l’eredità del libro. Probabilmente perché lo ha perseguitato non si è permesso nessun rimpianto. Sullo sfondo c’è un tocco di tragedia e la difficoltà di vivere che lo ha spinto a lasciare gli Stati Uniti. Non penso che Billy volesse sostenere l’anarchia come filosofia politica, non aveva aderito a nessun movimento ma si era radicalizzato da solo. Il suo libro è diventato col tempo iconico. Da sempre è l’espressione di rabbia giovanile contro l’autorità ma è anche profondamente radicato negli anni Settanta. A quel tempo si riteneva che il governo fosse fuori controllo. C’era una polarizzazione nella società che mi sembra ritornata oggi. Pensiamo a Sanders che ha parlato di rivoluzione durante la convention Democratica mentre dall’altra parte Trump si ispira ai discorsi di Nixon di Chicago del ’68 e frequenta una violenza verbale impressionante.