“Chiunque dica di sapere di cosa parla esattamente Predestination sta mentendo. Io non idea di cosa parli. Ma mi diverto a tentare di capirlo. Si basa su un racconto di Robert Heinlein scritto nel 1959: Tutti voi zombie. Il titolo è fuorviante perché sembra che si occupi di zombie ma non è così. Ruota intorno al fatto che l’intera umanità è in pratica uno zombie ben integrato. Si può azzardare la teoria che il film parli dell’interdipendenza tra gli uomini o azzardare l’ipotesi che tratti dell’insensatezza della natura umana.” Per Ethan Hawke Predestination è un film si può leggere in molti modi:”sicuramente ci trovi la natura del destino e la natura, l’essenza del libero arbitrio. Perché ogni volta che succede qualcosa nella nostra vita sembra che fosse inevitabile, e tuttavia, quando stiamo immaginando il nostro futuro, sembra che possa comunque andare in tante direzioni diverse? Penso che sia questa la cosa interessante che gira attorno al concetto di predestinazione”.
Predestination è diretto dai fratelli Peter e Michael Spiereg. Australiani, i due registi avevano già lavorato con Hawke in Day Breakers. L’ultimo vampiro, nei loro confronti l’attore è generoso:” conosco i registi da diversi anni e ho la netta sensazione che il loro modo di fare cinema sia unico. Sono acuti e divertenti e sempre pronti a dare un’impronta personale al cinema di genere. La mia visione del film è passata attraverso il loro sguardo, attraverso la loro voglia di miscelare noir e fantascienza”. Ethan è un barista alle prese con i viaggi nel tempo: meglio, è un agente speciale che, alla sua ultima missione, vuole fermare un terrorista ed evitare che, in un nuovo salto temporale, lui uccida migliaia di persone. Il film salta tra il 1945 e gli Anni Novanta, fra atmosfere notturne e stilizzate. La storia viene raccontata da due tipi che si stanno ubriacando in un bar, dove, come nota Ethan Hawke:” è ambientato oltre il 50% del film e suona strano visto che si viaggia per 60 anni avanti e indietro. In realtà è una cosa che mi è gia accaduta: in Traning Day passavo il 70% del tempo sul sedile anteriore di un’auto.”
In merito al suo lavoro e ai colleghi ha le idee chiare:“Crescere per me ha significato due cose. Far diventare mio il motto di Gore Vidal Ogni volta che un mio amico ha successo, è come se morissi un po’: ho sempre provato gelosia per i miei colleghi, da River Phoenix quando eravamo bambini in poi, prima mi vergognavo adesso l’accetto. E la seconda è la consapevolezza che non sarò mai bravo come i due mostri della recitazione: Marlon Brando e Julia Roberts. Il primo è un nome ovvio, ma quella davvero grande è lei: una grande professionista che studia la sua parte, arriva sul set, sorride e dice le sue battute. Semplice? Assolutamente no! Perché lei muove le pupille in quel modo, ti guarda dallo schermo sorridendo e tu dici: mi piace questa donna! In modo così potente, riesce solo a lei.