Come è noto i Gang sono figli legittimi del concerto bolognese dei Clash del 1980. Quella è stata la scintilla, poi c’è la seria ricerca di Sandro e Marino Severini, la voglia di segnare il paesaggio sonoro italiano con un suono meno appariscente, consumabile, corruttibile. C’era un prezzo da pagare, soprattutto all’industria e lo hanno pagato. Nel corso degli anni i discografici hanno fatto a gara per rendere ai Gang la vita difficile. Loro invece di soccombere sono usciti dal mainstream ( per la verità non ci sono mai entrati) e sono partiti alla ricerca del loro pubblico, che è divenuto la loro tribù, il loro fedele popolo. In 40 anni hanno intrapreso un percorso irripetibile, nei gesti (chi avrebbe rinunciato a fare da spalla a Ligabue negli stadi?) e nella musica dove le loro chitarre recitano rabbia. La loro consapevolezza politica li pone dall’altra parte della barricata, sono guerriglieri in musica (Ombre rosse cita Renato Curcio e fa scandalo…), hanno vissuto la fine degli anni Ottanta e i Novanta suonando on the road, raccontando la vita reale, e i loro testi annunciano con un filo di angoscia l’avvento del turbo capitalismo, ma non si arrendono. Urlano messaggi di novità, di battaglia, di lotta di classe per immaginare un mondo nuovo. 40 anni dopo sono ancora qui. E per ripercorrere gli inizi c’è The Gang – Not for Sale, un bellissimo libro fotografico che comincia con i Paper’s Gang e il primo live all’oratorio di Filottrano, passando per i concerti insieme ad artisti come i Pogues, i Blasters, i Jesus and the Mary Chain, Billy Bragg…Allegato c’è cd di un live del 1985 registrato da mixer e rimasterizzato per l’occasione da Jono Manson, una testimonianza sonora preziosa di quegli anni. Un libro e un cd che si completano a vicenda, in Edizione Limitata e numerata a mano, da ordinare qui: http://www.the-gang.it. I Severini brothers e Roberto Carlini, curatore del volume, ci guidano alla scoperta del progetto editoriale.
Come nasce il progetto del libro più cd?
Roberto Carlini – curatore del libro: L’idea del libro è nato dall’esigenza di “fissare” per la prima volta un periodo storico ben preciso, quello dell’inizio di tutta la lunga storia dei Gang, quello che le nuove generazioni conoscono meno.Il concerto per le “celebrazioni” per i quarant’anni dei Gang, a cui hanno partecipato anche Bum Bum e El Kid, rispettivamente primo batterista e bassista della formazione originale, ha dato poi lo lo spunto proprio per tornare a casa e aprire il “cassetto dei ricordi”, quelli più lontani, per rivivere il preciso momento in cui tutto ha avuto inizio. Ed ecco allora l’idea di ripercorrere insieme a tutto il popolo dei Gang attuale, questi primi passi, i primi anni del lungo viaggio, quelli ispirati soprattutto dalla band di Joe lo Strimpellatore, The Clash!
Quando avete iniziato a suonare qual era il vostro obiettivo?
Marino Severini: Non avevamo un obiettivo…si trattava semplicemente di tornare “in mezzo alla mischia”. Far parte di una rivolta, quella dello stile. Il punk rock, quella che allora era l’ultima stagione del rock, la più grande cultura popolare del Novecento…Con quella rivolta tornava a prendere la voce la strada, con i suoi nuovi protagonisti. Il punk fu la risposta immediata al nuovo ordine mondiale, al modello economico e sociale della Lady di ferro inglese (ndr Margaret Thatcher)… Noi allora venivamo dalla sconfitta dei movimenti del ’77, la disfatta di quella grande Orda d’oro ( per dirla con Balestrini e Moroni), ma cercavamo ancora qualcosa per fare la nostra parte, non sapevamo bene cosa. Poi quando vedemmo i Clash a Bologna nel giugno del 1980 capimmo subito che quella era la Cosa che stavamo cercando. Anzi era quello il Sogno di una cosa. Rispodemmo alla chiamata di Strummer, ci arruolammo come volontari nell’esercito dei Clash. E le nostre armi furono due chitarre elettriche un basso una batteria e un microfono su cui sputare tutta la nostra verità…
Not for sale più che un titolo è un manifesto programmatico. Per seguirlo avete pagato un prezzo. Ne è valsa la pena? C’è qualcosa che non rifareste?
M.S.: Quello che conta secondo me è dove sei arrivato oggi tenendo sempre ben presente il cammino, avendo la consapevolezza che il viaggio continua. Quindi tutto quello che abbiamo fatto lo rifarei se è qui che ci ha portati…Abbiamo commesso degli sbagli, questo è chiaro, ma è dagli sbagli che si impara a non ricascarci, a perseverare nell’errore. Abbiamo cominciato con l’autoproduzione con quello stile del fai da te e soprattutto fai con quello che c’è. Da tempo siamo tornati all’autoproduzione. La differenza fondamentale è che c’è una comunità più grande che si fa carico di supportarci con lo strumento del crowdfounding, impattando la produzione dei nostri lavori, e anche dei nostri concerti (ndr l’ultimo album Fra silenzi e spari ha raccolto 72mila euro da 1490 co-produttori). Oggi ci sentiamo parte di questa comunità. Del resto quello che stavamo cercando lo scoprimmo strada facendo e non era altro che il senso di appartenenza. E alla fine l’abbiamo trovata o meglio abbiamo lavorato molto per crearlo.
Cosa vi hanno insegnato questi 40 anni di musica? Quali incontri e momenti sono per voi indimenticabili?
Sandro Severini: Se non sbaglio Frank Zappa diceva una cosa tipo: La musica è casse che si spostano da una parte all’altra…Per me la musica è fatta di incontri, certo non tutti indimenticabili, di stronzi ne abbiamo incontrati ma sono finiti tutti k.o. Impossibile oggi fare un elenco di tutti gli avvenimenti e le persone conosciute, ma è grazie a quel vissuto che comprendi cosa sono i Gang oggi. Ai concerti Marino dice spesso che dovremmo essere noi a pagare il pubblico (pagarlo magari no, anche perché i nostri live sono spesso gratuiti). Però un grande grazie va detto, visto che il nostro è il miglior pubblico che puoi trovare su questo pianeta. Sugli altri non so perché dobbiamo ancora suonarci…
Nel cd live a Bologna del 1985 allegato al libro si percepisce purezza, rabbia e un pizzico di (sana) ingenuità. A voi che effetto fa?
S.S.: Purezza e rabbia no, direi tanta energia, voglia di far conoscere la nostra musica, ingenuità. Non credo che allora fossimo gà molto determinati e con le idee ben chiare su cosa fare. Che effetto mi fa? Eravamo i migliori e lo siamo ancora…
Quando avete finito di preparare il libro il sentimento prevalente qual era? La nostalgia?
M.S.:Nessuna nostalgia, ma solo la consapevolezza che alla fine la strada percorsa da quei primi passi fino ad oggi è stata, oltre che l’unica percorribile, quella giusta e di conseguenza ci ha dato una bella dose di energia per guardare con fiducia al futuro.
Che faranno i Gang nei prossimi 40 anni?
S.S.:Continueremo a fare quello sappiamo fare meglio: la Rivoluzione…