La Milanesiana 2021 – Elisabetta Sgarbi: Il sapere, se si condivide, non si dimezza ma si moltiplica

Rifiorisce la Rosa dipinta da Franco Battiato, che accompagna La Milanesiana sin dalla prima edizione, rielaborata anche quest’anno da Franco Achilli. La creatura di Elisabetta Sgarbi tocca ventidue città italiane, con oltre 60 appuntamenti, 9 mostre e oltre 150 ospiti. Il 18 giugno al Cinema Mexico di Milano c’è la giornata Franco Battiato al cinema. Si potranno vedere i film Niente è come sembra, Musikanten, Perduto amor. Poi tocca a Gli amici di Franco Battiato: Francesco Cattini, Carlo Guaitoli, Francesco Messina, Pino Pinaxa Pischetola, Luca Volpatti, Giuseppe Pollicelli e altri (chiude Una canzone per Franco di Marco Morgan Castoldi). Il tema di questa ventiduesima edizione, come quello degli ultimi anni, è stato scelto da Claudio Magris: il progresso. Dato che non c’è progresso senza memoria, La Milanesiana continua a celebrare dei compleanni importanti: i cento anni di Giorgio Strehler, i 90 anni di Giuliano Montaldo (91 in realtà), i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, i 100 anni di Sciascia, i 20 anni dalla morte di Gianfranco Ferroni, i 150 anni di Giuseppe Rensi, gli 80 anni di Bernardo Bertolucci, i 30 anni dall’ultima opera di Alberto Moravia, La donna leopardo, pubblicata postuma nel 1991, i 50 anni dalla morte di Secondo Casadei, i 30 anni del gruppo musicale Modena City Ramblers. Desiderio di ricerca, desiderio di conoscenza è su queste due direttive che La Milanesiana si è mossa negli anni. Conoscere per assaporare la magia delle cose, per amplificarne la portata, per scrutare il pensiero che le sorregge. Per questo gli appuntamenti propongono/creano contesti nei quali si possono padroneggiare, elaborare, ripensare opere di scrittori,  performance di musicisti, immagini di registi… Per comprendere evoluzione ed obiettivi della Milanesiana abbiamo sentito Elisabetta Sgarbi.

 

Musikanten di Franco Battiato

 

La Milanesiana col passare del tempo ricorda sempre più la Grande Mappa dell’Impero di Borges, quella in scala 1: 1. Lo sviluppo del progetto è davvero mastodontico e totalizzante. Arte, cinema, musica, letteratura, teatro, scienza, economia, sport, diritto…Nulla sfugge, tutto è mappato. Quale sarà l’approdo? Forse durare tutto l’anno e non finire mai.

Sì, in effetti già ora è molto distesa, ha superato abbondantemente i confini di un appuntamento estivo. L’idea è quella di abbandonarci agli inviti delle diverse città, assumere un’aria un po’ zingaresca, portare La Milanesiana in giro per i luoghi più lontani da Milano. E così scoprire anche l’Italia, le sue bellezze e arricchire di visioni il Festival.

 

Come si è arrivati al tema dell’anno, il Progresso?

Claudio Magris in genere ci pensa molti mesi. Stavolta è stato abbastanza deciso e convinto. E a me sembra una parola affascinante, in bilico tra l’essere molto vintage eppure indica un futuro. L’ispirazione per Magris è stata un libro di Aldo Schiavone, che si intitola Progresso, pubblicato da il Mulino. E l’immagine di riferimento per entrambi è stata il noto quadro di Klee, Angelus Novus, commentando il quale Benjamin ha detto: “Questa tempesta è il progresso.”

 

L’idea di dare spazio agli anniversari, alle date, dà un senso di memoria condivisa…

Il primo pensiero è che non esista progresso senza memoria. Celebrare le ricorrenze è un rito dell’umanità, aiuta a non dimenticare e a condividere dei punti di riferimento, anche per fare dei passi avanti. Abbiamo iniziato con Giorgio Strehler, in occasione dei cento anni dalla nascita, nel suo teatro, con Massimo Ranieri, Ornella Vanoni, Piergaetano Marchetti, Andree Ruth Shammah, Mario Andreose e Cristina Battocletti, Edith Bruck. Quanto ha fatto per Milano, dopo la guerra, con Grassi, in questo momento, va ricordato proprio per dare la scossa a questa città.

 

L’appuntamento con Michel Houellebecq rischia di diventare epocale se davvero lo scrittore confermerà la sua decisione di ritirarsi dalla vita pubblica. Cosa leggere per prepararsi all’evento?

Stiamo ripubblicando Le Particelle elementari, con La nave di Teseo. E uscirà la raccolta dei suoi “Interventi”, definitiva a quanto pare, perché Michel Houellebecq ha deciso di non esporsi più sui media, a parte la questione della eutanasia. E sulla sua presenza pubblica, io provo sempre a invitarlo. Normalmente mi risponde cortesemente di no. Stavolta pare che sia un si’. Ma non anticipo mai le imperscrutabili vie di Michel.

 

All’interno di un programma ricchissimo quali sono i tre momenti per i quali c’è più orgoglio e si percepisce l’eccezionalità del momento?

Abbiamo già detto di Michel. Che è un fatto eccezionale. Ma ci sono molti appuntamenti di cinema a cui tengo molto: inizieremo con un omaggio al cinema di Franco Battiato, che è stata la sfera artistica forse più sottovalutata tra quelle che Franco ha percorso. Eppure per lui era molto importante. Ci sarà un omaggio a un regista molto raffinato, amato da Tarkovskij, Franco Piavoli. Uno a Giuliano Montaldo e un appuntamento al Vittoriale con Emir Kusturica.

 

Le mostre hanno assunto via via un ruolo sempre più importante. In un futuro si potrà pensare alla Milanesiana come committente, produttrice di arte e cinema?

Più che prodotto, abbiamo avviato, commissionato alcuni spettacoli che poi hanno avuto una propria produzione. Ad esempio, chiesi a Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco di leggere Il piccolo principe, lo portarono alla Milanesiana e poi nacque uno spettacolo da loro prodotto che ha girato molti teatri. Le mostre rispondono a una curiosità, a dare spazio a creatori di immagini ; e poi, al di là della serata, le mostre rimangono alcuni mesi, lasciando una traccia più duratura: lo scorso anno la mostra in anteprima assoluta delle fotografie di Carlo Verdone al Museo Madre di Napoli è stata un grande successo, è durata fino al mese di novembre, anche grazie alla cura della allora direttrice Laura Valente. Quest’anno, alla Venaria Reale, in anteprima assoluta, mostreremo i disegni di Simone Cristicchi, allievo di Jacovitti: tra le diverse forme espressive di Simone, musica, teatro, cinema, il disegno era la parte nascosta. Sono felice di avere contribuito a darle luce. E in autunno, a Codogno, promuoveremo con la collaborazione di Andrea Ragosta e la Fondazione Cavallini Sgarbi, una mostra su un pittore del settecento, Pietro Antonio Magatti.

 

 

Di fatto Gli Extraliscio sono in tour all’interno della Milanesiana, altra idea assai interessante.

Hanno un tour molto ricco in generale, di oltre 25 date. Ma in genere mi piace portare in più date medesimi artisti: lo faccio ad esempio con una straordinaria pianista, Gile Bae (che peraltro ha un tour Europeo) che ha tre date alla Milanesiana. Permette una certa verticalità anche in un festival orizzontale come La Milanesiana che ha una data dopo l’altra. Gli Extraliscio poi hanno composto la sigla della Milanesiana, Il ballo della Rosa.

 

Ma l’industria culturale italiana appoggia, tollera o mal sopporta lo strepitoso attivismo della Milanesiana?

Ho sin dai primi anni imparato che per fare un festival bisognava oltre che avere idee, trovare i fondi per farlo. In prima persona. E lavorare sui contenuti insieme a chi decide di investire nella Milanesiana. In questo modo, posso andare avanti. E se qualcuno non ama la Milanesiana, pazienza. Ma io credo molto nella collaborazione tra i Festival, pur nella legittima e auspicabile volontà di fare sempre meglio degli altri. Da molti anni è viva la collaborazione con Il salone del libro di Torino, con il Circolo dei Lettori, con Bookcity, con il Festival di Polignano. Il sapere, se si condivide, non si dimezza ma si moltiplica.