Peter Bogdanovich: È una tua abitudine quella di non provare mai le sequenze in cui c’è dell’azione?
John Ford: Non si può provarle, sembrerebbe tutto falso. Non si può mai sapere quello che può accadere: può darsi che cada un uomo o un cavallo. No, sono un vecchio regista testardo che non prova mai le scene d’azione.
Il primo incontro fra Peter Bogdanovich e John Ford
Quando arrivammo erano tutti già seduti, ma la persona che era alla destra di Ford (ero troppo agitato per ricordare chi fosse) venne spostata, così potei sedermi lì. Lui mi salutò cordialmente con un cenno del capo, pronunciò correttamente il mio nome e disse: «Serbo?»
Io risposi di sì con l’aria più indifferente che mi fu possibile, ma ciò mi colpì. Per tutta la mia vita la gente aveva sempre creduto che il mio nome fosse russo, o polacco o ceco o ungherese; talvolta credevano che fosse jugoslavo, ma nessuno lo aveva mai azzeccato esattamente al primo tentativo. A questo punto il co-produttore del film, un certo Bernard Smith, accennò al regista qualcosa che aveva a che fare col lavoro. Ford lo guardò torvo, silenziosamente, per un momento poi si rivolse a me: «C’è una parola per definire quello che mi ha appena detto».
Mi piegai in avanti. «Sì?»
«Govno», disse Ford. La parola è l’equivalente serbo di «merda».
L’addio a John Ford
Prima di andarsene Hawks tornò nella camera da letto.
«Sei tu, Howard? Pensavo che te ne fossi andato», disse Ford, tirando una boccata dal sigaro.
«Sono tornato per salutarti , Jack».
«Addio, Howard»
Hawks stava uscendo dalla stanza. «Howard», Ford lo richiamò.
«Sì, Jack?»
«Intendo davvero addio, Howard», egli disse.
«Davvero addio, Jack?»
«Davvero addio».
Si strinsero la mano e Hawks se ne andò. Finché ci saranno film, come è possibile dire addio a John Ford? Riposi, e io prego che possa, in pace.
(tratto da Il cinema secondo John Ford di Peter Bogdanovich, Pratiche Editrice)